Streaming partite di calcio online: perché i blocchi possono introdurre rischi per la pubblica sicurezza

Matthew Prince, CEO di Cloudflare, ha criticato duramente LaLiga spagnola per aver attuato blocchi indiscriminati di interi range di IP Cloudflare, colpendo non solo siti pirata ma anche risorse cruciali, comprese quelle di emergenza.

Il CEO di Cloudflare, Matthew Prince, torna nuovamente a scagliarsi contro LaLiga, il soggetto che si occupa della gestione del campionato professionistico in Spagna e (anche) dell’assegnazione dei diritti per la trasmissione delle partite di calcio. Già di recente aveva fortemente contestato i blocchi imposti sugli indirizzi IP Cloudflare e adesso, con un post al vetriolo, rincara la dose descrivendo scenari che possono avere come conseguenza concreti rischi per la pubblica sicurezza.

Il blocco non selettivo di interi blocchi di indirizzi IP — strategia adottata in virtù di un’ingiunzione giudiziaria ottenuta da LaLiga — ha reso irraggiungibili non solo siti con contenuti pirata, ma anche risorse fondamentali per utenti e professionisti: dai portali di piccole imprese a quelli dei servizi di emergenza. Prince, con parole dure, ha definito questa politica “folle” sottolineando come dietro quegli IP risiedano contenuti essenziali.

Cloudflare: dalla tutela del diritto d’autore al rischio per la vita

L’escalation è tale che parlare di danni collaterali risulta ormai riduttivo: secondo Cloudflare, infatti, l’overblocking – ossia il blocco di indirizzi IP non correlati univocamente a siti Web pirata – è sistematico e strutturale. Prince aggiunge che tutto questo starenbbe accadendo mentre LaLiga continua ad agire senza voler utilizzare i canali formali di cooperazione che Cloudflare mette abitualmente a disposizione dei titolari dei diritti in tutto il mondo.

Una larga fetta di Internet passa attraverso Cloudflare, inclusi servizi di emergenza. Applicare restrizioni in blocco è irresponsabile e pericoloso (M. Prince, CEO Cloudflare).

Nella sua analisi, Prince racconta che da febbraio 2025 la Spagna assiste ogni settimana a blocchi massivi orchestrati da LaLiga contro gli indirizzi IP Cloudflare, in virtù di una decisione giudiziaria che consente tale approccio. Tuttavia, questa procedura si fonda su un modello di interdizione altamente invasivo e automatizzato, che non distingue tra contenuti leciti e illeciti.

Secondo quanto emerso, Cloudflare non è stata nemmeno coinvolta durante la fase giudiziaria iniziale — un fatto che evidenzia gravi lacune nel principio del contraddittorio.

In risposta alle accuse di non cooperazione, Prince ha respinto al mittente le critiche: “Siamo sempre stati disponibili a collaborare con i detentori dei diritti attraverso percorsi giuridici strutturati. LaLiga, semplicemente, non ha mai voluto farlo“.

La tragica possibilità che la censura digitale metta in pericolo le vite dei cittadini

Sempre nella sua nota apparsa su X, Prince usa parole pesanti per descrivere i potenziali esiti disastrosi di questa situazione:

È solo una questione di tempo prima che un cittadino spagnolo non possa accedere a una risorsa salvavita perché qualcuno ha scelto di bloccare un intero range di IP per proteggere una partita di calcio (Matthew Prince).

Si tratta di uno scenario inquietante che richiama l’urgenza di ripensare l’equilibrio tra tutela del diritto d’autore e diritto d’accesso a servizi essenziali. Un singolo errore di configurazione o l’inserimento erroneo di un IP nel blocco potrebbe significare l’interruzione di servizi sanitari, numeri di emergenza o piattaforme informative durante eventi critici.

Da un lato LaLiga, che rivendica il diritto a proteggere i propri contenuti; dall’altro Cloudflare, che si pone come garante dell’infrastruttura neutrale di Internet. In mezzo, un vuoto normativo e decisionale in cui molteplici soggetti, che erogano servizi assolutamente legittimi, e milioni di utenti finali possono risultarne danneggiati.

E in Italia? Cosa sta succedendo con il Piracy Shield?

Il Piracy Shield è una piattaforma automatizzata che consente ai titolari di diritti d’autore di segnalare contenuti pirata. AGCOM, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, può quindi ordinare ai fornitori di servizi Internet (ISP) di bloccare l’accesso alle risorse segnalate segnalati entro 30 minuti. Inizialmente focalizzato sulla trasmissione illegale di eventi sportivi, il sistema è stato ampliato per includere altri contenuti audiovisivi come film e serie TV.

Il sistema può impedire la distribuzione illecita di contenuti protetti dalla normativa a tutela del diritto d’autore imponendo sia un blocco a livello di DNS (in modo da evitare la risoluzione degli indirizzi) che a livello di indirizzo IP.

La norma di riferimento per le disposizioni in materia di Piracy Shield AGCOM è la Legge 14 luglio 2023, n. 93, entrata in vigore l’8 agosto 2023. Questa legge ha attribuito nuovi poteri all’Autorità per un contrasto più efficace e tempestivo della pirateria online, in particolare per gli eventi trasmessi in diretta.

Successivamente, il decreto Omnibus convertito nella Legge 7 ottobre 2024, n. 143, ha introdotto rilevanti novità alla Legge antipirateria, tra cui modifiche specifiche sul funzionamento della piattaforma Piracy Shield, ampliando i criteri di blocco da “univocamente destinati” a “prevalentemente destinati” ad attività illecite e prevedendo un limite massimo iniziale ai blocchi simultanei, rimosso dal 31 gennaio 2025. Ne parliamo nell’articolo in cui spieghiamo se le VPN siano ormai vietate in Italia.

A ottobre 2024, Google Drive è stato bloccato temporaneamente per effetto di una segnalazione pervenuta sul Piracy Shield. Questo perché Google Drive condivideva parte della rete IP con un dominio segnalato come pirata. Altri servizi cloud (AWS, Cloudflare, OVH) sono stati anch’essi coinvolti in blocchi collaterali.

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