Un Easter egg nascosto per 40 anni in Windows 1.0 ha riunito i pionieri del PC

Una reunion organizzata da Steve Ballmer ha portato a ripercorrere il 40° anniversario di Windows 1.0 attraverso la scoperta di un Easter egg nascosto nel codice originale. Dalla programmazione entro 64 KB di memoria alle scelte strategiche che hanno favorito l’ecosistema PC.

Quarant’anni non sono solo una ricorrenza simbolica, soprattutto nel mondo dell’informatica. Sono un’era geologica. Il 40esimo anniversario di Windows 1.0, il primo ambiente grafico di Microsoft, è stato celebrato in modo del tutto particolare: una cena di reunion organizzata da Steve Ballmer nei suoi uffici di Bellevue, resa possibile da un Easter egg inserito quasi per gioco negli anni ’80. Non una semplice “operazione nostalgia”, ma un vero e proprio viaggio alle origini del personal computing moderno, quando creare un’interfaccia grafica significava lavorare con limiti oggi quasi inconcepibili.

Windows 1.0: il team di sviluppo si riunisce dopo 40 anni

Windows 1.0, quarant’anni dopo: l’Easter egg che ha riunito i pionieri del PC

Nel pieno dello sviluppo di Windows 1.0, a metà degli anni ’80, il team decise di inserire di nascosto una schermata di crediti: un elenco di nomi che compariva solo digitando una sequenza di tasti volutamente complessa. Un gesto goliardico, ma anche una firma collettiva in un’epoca in cui il software raramente dava visibilità ai suoi autori.

La leggenda interna racconta che Bill Gates scoprì accidentalmente la schermata colpendo la tastiera per frustrazione a causa delle prestazioni del sistema. Invece di informazioni di debug, sullo schermo apparvero i nomi degli sviluppatori. Il risultato? Ancora più irritazione. La soluzione non fu rimuovere il codice, ma renderne l’accesso ancora più improbabile. E così rimase celato sotto la superficie, invisibile al mondo.

Quell’elenco è rimasto segreto per quasi quarant’anni, fino al 2022, quando un ricercatore, impegnato nel reverse engineering delle prime versioni di Windows, riportò alla luce l’Easter egg. Da semplice curiosità storica, quella lista è diventata qualcosa di più: una sorta di rubrica per rintracciare i protagonisti di un’epoca.

Sfondo ambiente desktop Windows 1.0

Una reunion nata dal codice

Quando alcuni membri del team decisero di organizzare un incontro per il 40° anniversario di Windows 1.0, proprio quell’elenco di nomi nascosto nel binario originale dell’ambiente operativo divenne il punto di partenza.

Il risultato è stato un ritrovo intimo ma significativo, ospitato da Ballmer (ve lo ricordate nel ruolo dell’incalzante imbonitore impegnato a presentare Windows 1.0?…), che all’epoca era già una figura chiave nel portare avanti il progetto, molto prima di diventare CEO di Microsoft. Attorno al tavolo, sviluppatori, project manager e ingegneri che avevano contribuito a gettare le fondamenta della piattaforma software più diffusa al mondo.

Steve Ballmer presenta Windows 1.0

Programmare con 64 KB di memoria (e molta inventiva)

Uno dei temi ricorrenti della serata è stato il confronto tra ieri e oggi. Rao Remala, uno dei programmatori originali, ha sintetizzato il divario con una frase che è quasi una provocazione: “oggi gli sviluppatori hanno strumenti potentissimi, interfacce drag-and-drop e risorse praticamente illimitate. Vorrei vedere chi riuscirebbe a costruire un ambiente operativo funzionante dentro un segmento di memoria da 64 KB”.

Una realtà in cui ogni byte contava, ogni scelta architetturale era definitiva e l’ottimizzazione non era un’opzione, ma una necessità quotidiana. Ballmer ha stemperato il tono con una battuta: “avete provato a farlo con ChatGPT?”. Una risata generale, ma anche un promemoria di quanto fossero diverse le condizioni di partenza.

Windows 1.0: non un sistema operativo, ma l’inizio di tutto

Dal punto di vista tecnico, Windows 1.0 non era nemmeno un vero sistema operativo. Girava sopra MS-DOS 2.0 ed era definito un “operating environment”. Distribuito su floppy da 5,25 pollici, arrivò sul mercato il 20 novembre 1985, dopo anni di ritardi, cambi di leadership e dibattiti interni, come quello – ormai storico – tra finestre affiancate e finestre sovrapposte.

All’epoca, il Macintosh di Apple rappresentava il riferimento per l’interfaccia grafica. Windows appariva meno rifinito, ma Microsoft fece una scommessa diversa: la compatibilità con l’enorme e frammentato ecosistema dei PC IBM compatibili. Una scelta che, nel tempo, si sarebbe rivelata decisiva.

Senza Windows 1.0 non ci sarebbero stati Windows 3.1, Windows 95 e l’intera evoluzione successiva. Quel progetto “sporco”, faticoso e spesso improvvisato è stato il seme di tutto il resto. Qui le immagini di boot di tutte le versioni di Windows che si sono susseguite negli anni e qui un ricordo sui successi e i flop di Windows lungo 40 anni di storia.

Giovani, inesperti, ma straordinariamente determinati

Dai racconti emersi durante la reunion, il quadro che ne esce è quello di un team giovane, spesso poco più che ventenne, che viveva il lavoro come un’estensione naturale della vita sociale. L’ambiente di lavoro era totalizzante: vita sociale e lavoro si confondevano, le notti in ufficio erano la norma, l’improvvisazione una necessità.

C’è chi progettò da zero l’architettura di stampa a bande (per stampare documenti suddividendo la pagina in strisce orizzontali invece di elaborare l’intera pagina in un’unica soluzione), ancora usata anni dopo. Chi scrisse applicazioni come la Calcolatrice; chi lavorò su font, driver, gestione delle finestre, grafica vettoriale. Tutto senza manuali, senza precedenti, spesso “capendo cosa serviva mentre lo si costruiva”.

E non mancavano scherzi, errori, esperimenti borderline. Episodi che oggi farebbero impallidire qualsiasi reparto di sicurezza IT, ma che raccontano un’epoca pionieristica, non ancora ingabbiata da processi rigidi e compliance.

Un’eredità che va oltre il codice

Alla reunion mancavano figure leggendarie come Gabe Newell, allora dipendente Microsoft e fondatore di Valve. Altri ex membri hanno intrapreso strade sorprendenti: dalla Formula 1 alla didattica, dalla musica alla robotica.

E proprio qui emerge il vero lascito di Windows 1.0: non solo una piattaforma software, ma una generazione di persone formate da un progetto impossibile, costrette a inventare soluzioni, a scegliere cosa lasciare fuori, a “rilasciare un buon numero di funzionalità corrette, al momento giusto“.

Ballmer ha chiosato in questo modo: “se Windows fosse arrivato due o tre anni dopo, non sarebbe stato rilevante. Voi avete cambiato il mondo”.

Perché ricordare Windows 1.0 oggi

Nel 2025 Microsoft ha celebrato molte ricorrenze: 50 anni dell’azienda, 40 di Excel, 30 della “svolta Internet”. Ma Windows 1.0 rappresenta qualcosa di diverso.

È il simbolo di un’industria che nasceva tra vincoli estremi, dove la creatività non era un valore astratto ma una necessità tecnica. Un promemoria potente, soprattutto oggi, in un’epoca di risorse quasi illimitate, che l’innovazione più duratura spesso nasce non dall’abbondanza, ma dalla scarsità.

E tutto questo è riaffiorato grazie a una manciata di righe di codice nascoste quarant’anni fa. Un Easter egg che, senza volerlo, ha scritto l’ultima riga di una storia che vale la pena di essere raccontata e ricordata.

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