Windows 11 diventa “Agentic OS”: Microsoft incassa fischi e critiche

Microsoft sta orientando lo sviluppo di Windows 11 e Windows 12 verso la realizzazione di un “Agentic OS”, una piattaforma in cui agenti AI interagiscono con le applicazioni e l’interfaccia del sistema. Le dichiarazioni di Pavan Davuluri hanno scatenato un’ondata di critiche e accuse.

Negli ultimi giorni Microsoft è tornata al centro del dibattito tecnologico dopo le dichiarazioni di Pavan Davuluri, attuale responsabile della divisione Windows, che ha rivelato come il sistema operativo stia “evolvendo in un Agentic OS”, una piattaforma profondamente integrata con l’intelligenza artificiale. L’annuncio, pensato come preludio all’evento Microsoft Ignite, ha però suscitato reazioni fortemente negative da parte della comunità, evidenziando un malessere diffuso nei confronti della direzione intrapresa dall’azienda di Redmond.

L’idea di “Agentic OS”: verso un Windows 11 (o Windows 12) semantico e multimodale

Il concetto di Agentic OS si lega a un’iniziativa tecnica che sfrutta il protocollo Model Context Protocol (MCP) e che mira a trasformare Windows in un ambiente in cui gli agenti AI possano interagire nativamente con le applicazioni del sistema operativo.

Secondo Microsoft, “MCP su Windows offre un framework standardizzato per connettere agenti AI con le app native, consentendo loro di partecipare a interazioni agentiche sul sistema. Le applicazioni possono esporre funzionalità specifiche per ampliare le competenze degli agenti installati in locale”.

In pratica, Windows diventerebbe una piattaforma multimodale e pervasiva capace di “comprendere” l’utente, facendo leva su funzionalità come Copilot Vision, in grado di “osservare lo schermo” e agire in base al contesto visuale. E Copilot Vision funziona bene, non c’è che dire.

AMD e i nuovi PC “Ryzen AI”

Parallelamente, AMD ha confermato che i processori Ryzen AI saranno “non solo compatibili con le future funzionalità di Windows, ma ottimizzati per esse”. L’azienda sottolinea come la nuova generazione di PC AI-ready rappresenti il requisito minimo per sfruttare le innovazioni che Microsoft integrerà nelle prossime versioni del sistema operativo.

La direzione è chiara: alcune funzioni del futuro Windows richiederanno hardware dotato di NPU (Neural Processing Unit), segnando una svolta strutturale nel modo in cui il sistema gestisce l’elaborazione dei modelli AI.

Reazioni negative: tra frustrazione e disillusione

Nonostante l’entusiasmo a Redmond, la risposta del pubblico è stata tutt’altro che positiva. Dopo il post di Davuluri su X, le critiche si sono rincorse l’una dopo l’altra, tanto che il dirigente ha dovuto disattivare le risposte al thread.

Il tono dei messaggi è emblematico. In tanti esortano a concentrarsi sul rendere Windows più veloce, a reintrodurre funzionalità che erano presenti in Windows 10 e che adesso non ci sono più in Windows 11, a sviluppare un sistema operativo davvero stabile e affidabile, non un “perenne esperimento”.

Molti utenti lamentano un eccesso di funzioni sperimentali e invasive, che rallentano il sistema e ne compromettono la stabilità. Altri minacciano di abbandonare Windows e i prodotti Microsoft 365, esasperati da un ecosistema sempre più vincolato a servizi cloud, account obbligatori e integrazioni AI non richieste.

A questo proposito, sono di qualche giorno fa gli appunti di Dave Plummer – inventore del Task Manager, autore della gestione degli archivi Zip in Windows, dello storico Pinball – che propone l’integrazione di una Modalità Professionale in Windows 11, per recuperare il rapporto con i professionisti e con tutti quegli utenti che con il sistema Microsoft ci lavorano ogni giorno.

Il prezzo dell’AI-first

La percezione diffusa è che Windows sia diventato un sistema meno affidabile, con aggiornamenti che spesso introducono nuovi bug invece di risolverli. La dipendenza da un account Microsoft obbligatorio, la pressione all’uso di OneDrive e la crescente centralità di Copilot hanno alimentato l’idea che il sistema operativo sia progressivamente diventato un mezzo per monetizzare l’attenzione e i dati degli utenti, più che un prodotto al servizio della produttività.

Funzioni come Copilot Vision sono certamente utili ma non c’è bisogno di appesantire inutilmente Windows 11 con mille altre caratteristiche che l’utente non userà mai. Perché non mettere finalmente proprio l’utente nelle condizioni di scegliere cosa desidera utilizzare e cosa no? Perché si deve sempre parlare di debloat di Windows 11, di ottimizzazione del sistema (intesa anche come rimozione dei software che il sistema installa automaticamente)? Basterebbe investire sulla trasparenza, sulle possibilità di personalizzazione, sulla libertà degli utenti.

Possibile che tra 200 schermate OOBE (ultima fase dell’installazione di Windows 11) non se ne possa aggiornare una (!) che consenta di configurare l’uso preferito del PC, indicare chiaramente le applicazioni che devono essere installate (tra l’altro adesso Microsoft propone sia il package manager Winget che un meccanismo simil-Ninite), esprimere il diniego all’installazione di app consigliate, indicare se si volessero usare le funzionalità AI o meno, OneDrive, Microsoft 365 e via dicendo?

Un bivio per Microsoft

A nostro avviso, il problema non è tanto l’AI: i benefici di strumenti del genere sono sotto gli occhi di tutti. Basta saperli usare, in modo consapevole. Ed è altrettanto scontato che alcune funzionalità possano e debbano essere integrate a livello di sistema operativo.

Nel caso di Microsoft, come di altre realtà, tuttavia, la percezione è quella di un’azienda che sta inseguendo a tutti i costi l’AI a scapito dell’esperienza utente.

Per riconquistare la fiducia del pubblico, Microsoft dovrà dimostrare di saper integrare l’AI senza snaturare Windows, riportando il sistema a un livello di prestazioni e stabilità accettabili.

Altrimenti, l’ambizioso progetto di un “Agentic OS” rischia di trasformarsi nell’ennesima promessa infranta di un ecosistema che sembra aver dimenticato la sua missione originaria: essere uno strumento semplice, stabile e al servizio dell’utente.

Durante la prossima conferenza Ignite sapremo se Microsoft abbia intenzione davvero di trasformare in “Agentic OS” già Windows 11 oppure se le dichiarazioni di Davuluri si riferiscono primariamente al prossimo Windows 12, che potrebbe essere più vicino.

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