Braccio di ferro tra le major del cinema e Popcorn Time

Continua il braccio di ferro tra le organizzazioni che tutelano i diritti dell'industria cinematografica e gli sviluppatori di Popcorn Time, software peer-to-peer che permette di visionare in streaming film di ogni genere.
Braccio di ferro tra le major del cinema e Popcorn Time

Continua il braccio di ferro tra le organizzazioni che tutelano i diritti dell’industria cinematografica e gli sviluppatori di Popcorn Time, software peer-to-peer che permette di visionare in streaming film di ogni genere.
A differenza dei tanti servizi di streaming on demand che, dietro il versamento di un canone di abbonamento, consentono di accedere legalmente ad una più o meno ricca videoteca, Popcorn Time rende gratuita ed immediata la fruizione di migliaia di pellicole cinematografiche. Peccato, però, che l’approccio utilizzato rientri in una condotta illegale, messa in campo soprattutto da chi utilizza l’applicazione.

Dotato di un’interfaccia accattivante simile a quella di Netflix, Popcorn Time attinge ai contenuti diffusi sulla rete BitTorrent, li organizza e li propone agli utenti sotto forma di catalogo. Per ciascun titolo cinematografico, Popcorn Time recupera la corrispondente locandina, una descrizione sommaria ed i sottotitoli nelle varie lingue.

Vera e propria spina nel fianco per l’industria cinematografica, Popcorn Time (o meglio, il fork dell’applicazione, dal momento che il progetto iniziale – avviato da un team di sviluppatori argentini è stato sospeso viste le problematiche legali che si sono via a via presentate -) è stato recentemente oggetto di un provvedimento restrittivo da parte di EURid, ossia l’organizzazione no-profit che si occupa dell’assegnazione dei domini .eu (registry; vedere anche Nuovi domini di primo livello: cosa sono e come si registrano).
Sotto la spinta dei titolari del copyright sui vari contenuti, EURid ha infatti disposto la sospensione del dominio .eu utilizzato dagli autori di Popcorn Time per la diffusione del loro client.

Dal momento che Popcorn Time, per il caricamento di tutti gli elementi che compongono l’interfaccia del software, si appoggiava alle risorse ospitate sul dominio .eu, l’applicazione ha improvvisamente cessato di funzionare.

Nelle scorse ore gli autori di Popcorn Time hanno risposto pubblicando una nuova versione del software client che non si appoggia più al sito web e che “vive autonomamente” basandosi sulle informazioni scambiate con gli altri peers. “È impossibile da bloccare“, hanno dichiarato gli sviluppatori della controversa applicazione, ricordando di aver integrato, in Popcorn Time, anche una VPN che permetterebbe di usare l’applicazione in maniera anonima.

Per quanto concerne gli aspetti legali, Tiziano Solignani, avvocato, esperto anche di tematiche giuridiche correlate con il mondo IT ed amministratore di un blog che quotidianamente affronta tematiche di grande interesse, ricorda come “un software qual è Popcorn Time è ovviamente a forte rischio di problemi legali sia per gli autori e i distributori del software, da un lato, che per gli utenti finali, dall’altro“.
La ricondivisione dei contenuti multimediali tratti attraverso il protocollo Torrent avviene in ogni caso utilizzando Popcorn Time: “la presenza di una «ricondivisione» dei media, come comunemente avviene nel caso dei circuiti di condivisione peer to peer, aggrava sicuramente la posizione dell’utente finale“. E se è vero che, nel caso dei principali client peer-to-peer è l’uso che ne se fa a determinare l’eventuale l’illecito (reti e client P2P non sono di per sé “fuorilegge” dal momento che possono e sono comunemente utilizzate per lo scambio di materiale legittimo, ad esempio non soggetto a restrizioni in materia di diritto d’autore), Popcorn Time propone un catalogo di titoli che su Torrent sono diffusi senza alcuna autorizzazione.
Solignani continua aggiungendo che “le definizioni legali, per quanto riguarda gli autori di Popcorn Time, sono molto elastiche e soprattutto variabili da Paese a Paese, ragione per cui non è facile dare un inquadramento. Si può solo dire che verosimilmente a chi ha realizzato il software potranno essere contestati vari illeciti in tema di diritto d’autore. Egualmente nel caso dell’utente finale, qualora questi dovesse usare l’applicazione per visualizzare opere protette, cosa che rimane del tutto illecita“.

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