Anche Google voleva WhatsApp: offerti 10 miliardi

L'accordo tra Facebook e WhatsApp è ormai fatto ed ora cominciano a trapelare in Rete alcuni dettagli sugli eventi antecedenti alla stretta di mano fra Zuckerberg e Koum (Facebook acquista WhatsApp per 19 miliardi di dollari).

L’accordo tra Facebook e WhatsApp è ormai fatto ed ora cominciano a trapelare in Rete alcuni dettagli sugli eventi antecedenti alla stretta di mano fra Zuckerberg e Koum (Facebook acquista WhatsApp per 19 miliardi di dollari).
La notizia di maggior interesse è senza dubbio quella che ha visto Facebook “soffiare” la piattaforma di messaggistica istantanea alla rivale Google. Il colosso di Mountain View, avrebbe infatti messo sul piatto la somma complessiva di 10 miliardi di dollari senza promettere al CEO di WhatsApp Jan Koum un posto nel comitato direttivo dell’azienda.

Google ha declinato qualunque genere di commento sulla vicenda ma sono diverse le fonti a confermare la veridicità dell’indiscrezione. Ciò che è non chiaro sono le tempistiche dell’offerta pervenuta da casa Google.
Voci di corridoio suggeriscono che Koum abbia abbandonato in fretta e furia una cena privata nel giorno di San Valentino per recarsi a firmare l’accordo con Zuckerberg.

Nulla cambierà per gli utenti di WhatsApp“, ha voluto chiarire Koum mentre gli analisti di tutto il mondo cominciano ad interrogarsi se il valore dell’intesa possa ritenersi equo oppure se Facebook si sia esposta troppo.

WhatsApp vanta oggi 450 milioni di utenti registrati, in continua crescita, poggia sul lavoro di appena 32 ingegneri (la società è quindi estremamente agile) ed i suoi utenti, giornalmente, condividono qualcosa come 500 milioni di foto, un numero molto più elevato rispetto allo stesso Facebook.

L’intesa Facebook-WhatsApps mostra, indubbiamente, che Facebook ambisce a diventare “il prossimo Facebook” cavalcando la “rivoluzione mobile”. Le regole che si applicano sul versante desktop sono infatti completamente da rivedere in ambito “mobile” ed appoggiarsi ad un’applicazione che sui dispositivi mobili fa già la parte del leone è importantissimo.
Un’app può agevolmente accedere alla rubrica ed alla lista dei contatti bypassando la necessità di costruire di sana pianta un “grafico sociale”; l’accesso alla libreria fotografica è immediato; le notifiche di sistema consentono di attirare immediatamente l’attenzione dell’utente ed invitarlo ad interagire con la stessa app. Con WhatsApp, Facebook si garantisce uno spazio di prim’ordine su milioni di smartphone e tablet, con la possibilità di attingere ad un database di utenti potenzialmente già profilato. Ecco perché l’impegno economico di Facebook va soppesato valutando anche questi aspetti.

WhatsApp, dopo un periodo di “prova”, richiede il versamento di un euro a titolo di sottoscrizione annuale al servizio di messaggistica. In molti hanno quindi semplicemente moltiplicato tale importo per il numero di utenti del servizio sommati a quelli che lo stesso Zuckerberg ha valutato possano iscriversi in breve tempo a WhatsApp: un euro per un miliardo di utenti fa un miliardo di euro. Secondo alcuni, quindi, Facebook avrebbe strapagato WhatsApp. Un’osservazione però troppo semplicistica che non tiene conto, ad esempio, del valore intrinseco dei dati conservati nei database di WhatsApp.

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