FiberCop: cos'è e cosa fa. Via libera dell'Antitrust

La società era stata fondata nel 2020 ma FiberCop, che si occupa dell'ammodernamento della rete secondaria per portare la connettività in fibra FTTH agli utenti finali, ha ricevuto il via libera dell'Antitrust soltanto a febbraio 2022. I dettagli.

FiberCop nasce ad aprile 2021 come azienda impegnata nel settore delle infrastrutture di rete per le telecomunicazioni. La sua mission consiste nel portare la connettività a banda ultralarga FTTH (Fiber-to-the-Home), cioè con il cavo in fibra ottica che arriva fino al router dell’abbonato, in 2578 comuni italiani entro il 2026.
FiberCop intende raggiungere in FTTH l’80% delle unità immobiliari dislocate in area grigia e nera.

È stato anche condiviso l’elenco dei comuni interessati dalla copertura FiberCop entro il 2026.
La pagina Cantieri in corso permette di cercare, comune per comune, quali cantieri sono stati aperti da FiberCop per l’aggiornamento della rete.

Per raggiungere l’obiettivo prefissato entro la scadenza del 2026, FiberCop punta sull’ammodernamento della rete di accesso secondaria ovvero della tratta che separa l’utente finale dagli armadi stradali intervenendo anche su configurazioni di rete rigida.

Lo scoglio della rete secondaria è da sempre uno dei più difficili da superare perché presuppone interventi capillari sul territorio nazionale con la sostituzione del vecchio doppino in rame.

FiberCop è un operatore wholesale-only ovvero “solo all’ingrosso” perché come Open Fiber non rivende la connettività agli utenti finali – privati o imprese che siano – ma offre agli operatori di telecomunicazioni partner servizi di accesso alla propria rete secondaria passiva in rame e fibra ottica.
Il nome FiberCop contiene infatti riferimenti sia alla fibra che al rame: “cop” sta per “copper” perché l’obiettivo è appunto quello di concentrarsi sull’adeguamento del cosiddetto “ultimo miglio“.

Nell’immagine (fonte: sito Wholesale Gruppo TIM) si vede qual è il perimetro di rete FiberCop.

L’assetto societario di FiberCop vede la partecipazione di TIM (58%), Fastweb (4,5%) e del fondo statunitense KKR (37,5%).

Come lavora FiberCop

Abbiamo detto che l’attività di FiberCop è concentrata sull’adeguamento della rete secondaria.
Quando sono in corso i lavori di aggiornamento della rete con il passaggio dal rame alla fibra, i tecnici di FiberCop installano un armadio ottico in strada (chiamato anche cabinet ripartilinea ottico o CRO) e solitamente collocato accanto a un armadio ripartilinea (ARL) preesistente.
Per ciascuna unità immobiliare raggiunta dal servizio FTTH viene installato un ripartitore ottico di edificio (ROE) o punto di terminazione di edificio (PTE).

Ogni armadio ottico stradale o CRO serve al massimo 384 unità immobiliari e utilizza la tecnologia GPON (Gigabit Passive Optical Network) con un fattore di splitting complessivo 1:64.
Che significa? La rete in fibra ottica è contraddistinta da un’architettura punto-multipunto: le risorse ottiche (“Alberi PON”) sono condivise mentre il collegamento finale con l’utente è realizzato mediante una singola fibra dedicata (collegamento punto-punto tra il CRO e il router dell’abbonato o il suo ONT, Optical Network Terminal). La larghezza di banda disponibile sull’albero PON viene invece suddivisa tra le utenze collegate a valle secondo il fattore di splitting.

Una rete GPON con fattore di splitting 1:64 prevede che i 2,5 Gbps in downstream e gli 1,25 Gbps in upstream previsti dallo standard possano essere ripartiti con un massimo di 64 abbonati. Il passaggio a XGS-PON (10 Gbps simmetrici) permette di aumentare la banda disponibile per ogni cliente. In un altro articolo vediamo perché, anche nel caso di connessioni FTTH a 1 Gbps, all’atto pratico la velocità rilevata possa essere inferiore.

Gli operatori di telecomunicazioni interessati a usare la rete FiberCop possono stipulare accordi per l’utilizzo di schemi Bitstream-FTTH e VULA-FTTH (VULA è acronimo di Virtual Unbundling Local Access): in questi casi gli apparati dell’operatore sono più lontani dal cliente finale ma l’operatore stesso non si occupa della rete di accesso.

Viceversa con i servizi Full-GPON e Semi-GPON l’operatore cliente di FiberCop può rispettivamente sfruttare l’intera rete di accesso limitandosi a installare un suo apparato in centrale (Optical Line Terminal, OLT) oppure utilizzare soltanto la tratta tra l’armadio stradale e l’unità immobiliare da servire.

Iliad, che si appoggia alla rete Open Fiber, non ha scelto la tecnologia GPON ma ha preferito puntare su EPON, forte dell’esperienza francese.
In un altro articolo abbiamo visto le principali differenze tra fibra EPON e GPON.

Via libera dell’Antitrust a FiberCop

Era dicembre 2020 quando l’Antitrust italiana (AGCM) aprì un’istruttoria su FirerCop al fine di accertarsi che l’attività della società non avesse effetti negativi sulla concorrenza tra gli operatori nel medio e lungo termine.

Con una decisione resa nota a febbraio 2022 AGCM ha concluso l’esame degli accordi di accesso all’infrastruttura di FiberCop accettando gli impegni proposti da TIM, Fastweb, Tiscali (che ha a sua volta confermato l’adesione al progetto) e dalle società del fondo KKR.

L’Antitrust spiega che gli impegni di FiberCop, accolti dall’Autorità, si basato su due pilastri:

  • Riduzione delle barriere all’acquisizione dei clienti, ovvero gli operatori di telecomunicazioni, nel mercato all’ingrosso. Il fine consiste nello stimolare una piena concorrenza infrastrutturale.
  • Promozione della realizzazione e dell’adeguamento delle infrastrutture attraverso la riduzione dei relativi costi e l’individuazione di stringenti scadenze temporali e obiettivi di copertura

Sul fronte degli investimenti TIM ha fornito un cronoprogramma certo e definito del piano di infrastrutturazione e si è impegnata a dare, insieme a FiberCop, informazioni idonee alla pianificazione degli investimenti da parte degli operatori alternativi“, spiega AGCM. “Inoltre TIM faciliterà l’infrastrutturazione degli operatori alternativi offrendo loro la fibra spenta in rete primaria, riducendone quindi i costi e le tempistiche di infrastrutturazione.

Dal canto suo Fastweb si è impegnata ad effettuare un percorso fino al 2026 così da accedere ai servizi di FiberCop in qualità di operatore effettivamente indipendente da TIM e Tiscali ha modificato e/o risolto alcuni contratti che non determinavano alcuna infrastrutturazione.
AGCM verificherà in ogni caso l’effettiva esecuzione degli impegni assunti da FiberCop: i controlli saranno eseguiti in più fasi successive.

TIM ha così commentato la decisione di AGCM: “TIM esprime soddisfazione in merito alla decisione AGCM che ha approvato gli impegni relativi alla cooperazione tra TIM, KKR e Fastweb per la costruzione della rete in fibra sul territorio nazionale attraverso la costituzione della società FiberCop, che ha già acquisito l’interesse di diversi operatori sul mercato. La decisione di AGCM conferma infatti l’efficacia del progetto promosso da TIM che sta imprimendo un’accelerazione nello sviluppo di infrastrutture di rete di ultima generazione, a beneficio della digitalizzazione dell’intero Paese“.

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