L'antitrust europea mette Google all'angolo

La Commissione Europea sembra non volersi fare influenzare dalla decisione assunta appena qualche giorno fa dall'antitrust statunitense.

La Commissione Europea sembra non volersi fare influenzare dalla decisione assunta appena qualche giorno fa dall’antitrust statunitense. Anche in Europa il comportamento di Google è da tempo oggetto di accertamenti tesi a verificare che il colosso di Mountain View non abusi della sua posizione dominante nel settore delle ricerche online per fare i propri interessi a discapito della concorrenza. La Federal Trade Commission (FTC) statunitense ha recentemente stabilito che Google non manipola i risultati presentati dal suo motore di ricerca penalizzando le società rivali.

Nel vecchio continente, però, il vento sembra soffiare – almeno per il momento – in direzione diametralmente opposta. Joaquin Almunia, commissario europeo col portafoglio della Concorrenza, ha lanciato un nuovo ultimatum a Google usando parole taglienti: la società, secondo Almunia, starebbe “monetizzando la solida posizione di cui gode nel mercato delle ricerche online; non si tratta solamente di una posizione ma ho paura che possa trattarsi di abuso di posizione dominante“.

Nella dichiarazione rilasciata al Financial Times Almunia ha poi aggiunto: “stiamo ancora indagando ma la mia convinzione è che (Google, n.d.r.) stia deviando il traffico” verso i servizi di proprietà del colosso fondato da Larry Page e Sergey Brin. Nel mirino vi sarebbe, in primis, un eccessivo utilizzo – nei risultati del motore di ricerca – di riferimenti al servizio Google Maps, allo strumento per la comparazione dei prezzi e per la richiesta di informazioni e dettagli sui voli aerei.

A questo punto, Google dovrà obbligatoriamente fornire una “ricetta” che possa essere ritenuta valida da parte della Commissione Europea se non vorrà incorrere in una serie di accuse formali. La società statunitense dovrebbe inviare, nel corso del mese di gennaio, alcune indicazioni sulle strategie adottabili per sanare la sua posizione ed, in particolare, per dare una risposta alle contestazioni “snocciolate” da Almunia già a maggio 2012 (Concorrenza: ultimatum a Google dall’Unione Europea).

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