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Nel panorama dell’innovazione tecnologica, una svolta senza precedenti si profila all’orizzonte per l’universo Android: a partire dal 2026, la distribuzione delle applicazioni sarà riservata esclusivamente agli sviluppatori verificati.
Un cambiamento che coinvolgerà non solo il canale ufficiale del Play Store, ma anche tutte le modalità alternative di installazione, come il sideloading e gli store di terze parti, ridefinendo in modo radicale le dinamiche di apertura e sicurezza che hanno da sempre contraddistinto il sistema operativo di Google.
Questa trasformazione rappresenta una vera e propria rivoluzione per milioni di utenti e sviluppatori: fino a oggi, infatti, Android si è distinto per la libertà di installare app provenienti da qualsiasi fonte, favorendo la personalizzazione e l’accesso a un’ampia varietà di contenuti. Ma proprio questa apertura, come sottolineato dall’azienda stessa, ha esposto l’ecosistema a rischi crescenti legati alla diffusione di malware.
Secondo i dati ufficiali, le applicazioni installate tramite sideloading presentano una probabilità di contenere codice malevolo ben 50 volte superiore rispetto a quelle distribuite tramite il Play Store, giustificando così l’adozione di misure più rigorose.
Sideloading troppo pericoloso: Google pone nuove regole
Il nuovo sistema, in fase di definizione, prevede che chiunque desideri distribuire app al di fuori del Play Store debba sottoporsi a un processo di verifica dell’identità. Gli sviluppatori dovranno registrare i propri pacchetti software e le relative chiavi di sicurezza, fornendo documentazione ufficiale attraverso la nuova Android Developer Console. Solo una volta completata la verifica, sarà possibile distribuire applicazioni installabili su dispositivi dotati dei servizi Google.
È importante sottolineare che il controllo sull’identità degli sviluppatori non si tradurrà in una censura dei contenuti: la natura delle app distribuite resterà libera, ma sarà obbligatorio identificarsi in modo trasparente. Le nuove regole non avranno però carattere universale: resteranno escluse le versioni alternative del sistema operativo, come quelle adottate in Cina, dove le dinamiche di distribuzione sono profondamente diverse. L’implementazione avverrà in modo graduale, seguendo un calendario ben definito: la fase di test inizierà nell’ottobre 2025, mentre il lancio per tutti gli sviluppatori è previsto per la successiva primavera.
La prima attivazione pubblica interesserà quattro paesi pilota – Brasile, Indonesia, Singapore e Thailandia – a partire da settembre 2026, per poi essere estesa progressivamente su scala globale.