Apple sceglie Gemini per la nuova versione di Siri?

Apple valuta l'integrazione di Gemini di Google per Siri dopo il rinvio del nuovo assistente AI. Incertezza interna e fuga di talenti complicano la scelta.
Apple sceglie Gemini per la nuova versione di Siri?

In casa Apple si sta consumando una vera e propria rivoluzione che mette al centro il futuro di Siri, l’assistente vocale che da anni accompagna gli utenti dell’ecosistema della mela.

Le strategie per il rilancio sono in piena evoluzione e l’aggiornamento più atteso, inizialmente previsto per il 2025, è stato posticipato al 2026. Questo slittamento, però, va ben oltre la semplice tabella di marcia: riflette un’incertezza profonda sulla direzione da intraprendere, con Cupertino divisa tra la volontà di mantenere il controllo interno sullo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e la possibilità concreta di affidarsi a partnership con aziende leader del settore.

Il ripensamento strategico ha generato scossoni a livello organizzativo. La leadership di Craig Federighi e Mike Rockwell è stata chiamata a gestire una fase delicata dopo l’uscita di scena di John Giannandrea dal team dedicato a Siri. Un segnale chiaro che le priorità stanno cambiando e che la pressione interna per portare innovazione in tempi rapidi è altissima. Accanto a loro, Adrian Perica si sta occupando attivamente di valutare collaborazioni con realtà esterne, tra cui spiccano nomi come Anthropic e OpenAI, società che hanno già dimostrato un enorme potenziale nello sviluppo di soluzioni AI avanzate.

Perché l’abbinamento Gemini-Siri non sarebbe così sorprendente

Nel dettaglio, Apple sta lavorando su due fronti paralleli: da una parte il progetto Linwood, basato su tecnologia proprietaria, dall’altra Glenwood, che invece prevede l’integrazione di soluzioni esterne. Questa doppia strategia riflette la volontà di non chiudere nessuna porta, mantenendo la flessibilità necessaria per rispondere a un mercato in rapidissima evoluzione. Inizialmente, la collaborazione con Anthropic sembrava la più probabile, ma alcune condizioni contrattuali hanno portato Cupertino a riconsiderare la propria posizione, lasciando spazio ad altre opzioni.

Un punto cruciale di questa fase di transizione è rappresentato dall’integrazione di ChatGPT all’interno di Siri. L’obiettivo è chiaro: migliorare sensibilmente la capacità dell’assistente di rispondere a domande generiche e complesse, sfruttando le potenzialità offerte dai modelli di OpenAI. Tuttavia, le indiscrezioni non si fermano qui: si parla infatti di una possibile apertura anche verso Google, con la valutazione dell’integrazione del modello Gemini, già utilizzato con successo da altri produttori come Samsung.

La relazione tra Apple e Google non è certo una novità. Le due aziende collaborano da tempo, soprattutto nell’ambito dei motori di ricerca, con il colosso di Mountain View che da anni è il motore predefinito su Safari. Un accordo che, però, oggi è finito sotto la lente delle autorità antitrust statunitensi, segno che anche i grandi equilibri del settore sono soggetti a profonde trasformazioni. L’eventuale estensione della collaborazione in ambito Apple Intelligence potrebbe rappresentare un nuovo capitolo in questa storica alleanza, ma al tempo stesso aumentare le pressioni normative.

L’incertezza interna è ulteriormente aggravata da una vera e propria fuga di talenti. L’esempio più eclatante è quello di Luoming Pan, figura chiave nello sviluppo dell’AI di Cupertino, che ha recentemente lasciato Apple per approdare in Meta con un compenso da capogiro di 200 milioni di dollari. Questo fenomeno è sintomatico delle difficoltà che l’azienda sta incontrando nel trattenere i migliori professionisti, attratti dalle offerte aggressive dei concorrenti e dalla percezione di una strategia ancora poco definita sul fronte dell’AI.

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