Android protegge i dati degli utenti con Private Compute Core: cos'è e come funziona

Dopo un anno dalla sua integrazione in Android 12, Google svela cos'è Private Compute Core, una vera e propria "enclave" a livello di sistema operativo.

Il rilascio di Android 13 è ormai avvenuto ma adesso, a distanza di circa un anno dalla data di pubblicazione della precedente versione, Google svela il funzionamento di Private Compute Core (PCC).

PCC è un ambiente isolato e sicuro che è stato introdotto in Android 12 e che funge da contenitore per la memorizzazione dei dati provenienti da sensori, GPS, microfono, fotocamera e schermo. Le informazioni stivate all’interno di PCC vengono ad esempio sfruttate per fornire funzionalità basate sull’intelligenza artificiale o comunque per erogare servizi basati sul machine learning. Alcuni esempi sono il riconoscimento vocale, la funzione che riconosce la canzone in fase di riproduzione, il meccanismo Smart Reply che suggerisce le risposte da scrivere nelle varie applicazioni.

Il contenuto di PCC, spiega Google, viene tenuto fuori dalla portata delle app installate e dei server remoti proteggendo la privacy degli utenti: sebbene la separazione non venga effettuata in hardware, i tecnici dell’azienda di Mountain View spiegano che di fatto si tratta di un’enclave sicura.

Accedendo alle impostazioni Android, scegliendo Google quindi Personalizza l’utilizzo di dati condivisi, gli utenti possono decidere quali app dotate di funzionalità di machine learning possono accedere a PCC.
PCC agisce come un intermediario tra le applicazioni e Google: da un lato offre il supporto alle app che si servono del machine learning per fornire servizi e informazioni utili all’utente, dall’altra si occupa di rimuovere informazioni personali e identificativi. Per tutelare la privacy degli utenti, Google ha realizzato Private Compute Services (PCS), una raccolta di servizi che permettono il dialogo tra PCC e il cloud preservando allo stesso tempo la riservatezza dei dati.

La lettura del documento pubblicato da Google è squisitamente tecnica ma mette in evidenza il lavoro svolto per agevolare, da un lato, la creazione di funzionalità di alto valore che utilizzano dati ambientali e a livello di sistema operativo e dall’altro aprire all’uso di servizi cloud rispettosi della privacy. Il codice sorgente dei PCS è stato pubblicato su GitHub con l’obiettivo di spronare gli utenti e gli sviluppatori a verificarne i principi di funzionamento.

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