Azure: risposte alle domande dei lettori (parte 1)

Nella sezione dedicata ad Azure stiamo via a via pubblicando vere e proprie guide alla scoperta della proposta cloud di Microsoft per aziende e professionisti.
Azure: risposte alle domande dei lettori (parte 1)

Nella sezione dedicata ad Azure stiamo via a via pubblicando vere e proprie guide alla scoperta della proposta cloud di Microsoft per aziende e professionisti.

I lettori possono inviarci le loro domande cliccando qui, lasciando un commento in calce a qualunque articolo oppure contattandoci via email all’indirizzo info@ilsoftware.it.

Vi presentiamo, di seguito, le risposte ad alcune delle domande che sono state inviate nei giorni scorsi. Vi invitiamo a continuare a porre i vostri quesiti: ad alcune domande sarà offerta immediatamente una risposta mentre per altre potrebbe essere necessario chiedere una verifica da parte di Microsoft.

Fateci conoscere le vostre valutazioni!

Azure: risposte alle domande dei lettori (parte 1)

Le domande dei lettori su Microsoft Azure

1) Privacy. I dati di un azienda europea non dovrebbero finire in server intercontinentali. A tal proposito ci sono diverse leggi nazionali ed EU. Azure come si comporta sotto questo aspetto?

Il lettore si riferisce all’aspetto legato alla cessazione del Safe Harbor ossia l’accordo siglato nel 2000 tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti che fino a qualche mese fa consentiva il libero trasferimento, a fini commerciali, dei dati di cittadini europei verso gli USA da parte delle aziende del Vecchio Continente.

All’inizio di ottobre 2015 la Commissione Europea ha dichiarato nullo il Safe Harbor di fatto rendendo più complesso da attuale il trasferimento verso gli Stati Uniti dei dati riferibili ad utenti privati europei (vedere Diventa illegale il trasferimento dati da Europa a USA).

La decisione assunta in sede europea è stata successivamente contestualizzata anche in Italia per opera del Garante per la protezione dei dati personali che ha chiarito come le imprese “nostrane” possano “trasferire lecitamente i dati dei cittadini italiani solo avvalendosi di strumenti quali, ad esempio, le clausole contrattuali standard o le regole di condotta adottate all’interno di un medesimo gruppo” (vedere Trasferimenti dati verso gli Stati Uniti, bocciati dal Garante oltre alla nota pubblicata a questo indirizzo).

Brad Smith, President and Chief Legal Officer Microsoft Corp., ha recentemente richiamato ad una seria riflessione “post-collasso” del Safe Harbor (vedere qui i suoi commenti) spiegando anche che, con esplicito riferimento ad esempio alla piattaforma Azure, “i clienti potranno continuare i trasferimenti dati grazie ad una serie di salvaguardie legali e passaggi aggiuntivi che Microsoft ha già posto in essere. Citiamo le protezioni addizionali in materia di privacy e la conformità dei servizi Microsoft con le “clausole del modello EU” che permettono lo scambio dei dati fra Unione Europei e altre nazioni – Stati Uniti compresi – anche in assenza del Safe Harbor” (vedere questa pagina).

Inoltre, come abbiamo spiegato nell’articolo Azure: la sicurezza delle applicazioni e dei dati, i backup dei dati vengono sempre creati nel datacenter Microsoft scelto dall’utente e questi ha sempre e comunque la possibilità di optare per datacenter dislocati sul territorio europeo (vedere anche Cos’è Azure, le principali caratteristiche).

Tutti servizi di Azure, inoltre, sono stati sviluppati e vengono continuamente aggiornati poggiando sempre su quattro pilastri: sicurezza, privacy, conformità e trasparenza.

Microsoft si impegna a definire procedure trasparenti per la privacy, offrire ai clienti opzioni significative e gestire responsabilmente i dati archiviati ed elaborati. L’entità dell’impegno verso la privacy dei dati dei clienti è testimoniata dall’adozione del primo codice delle procedure per la privacy nel cloud a livello mondiale, ISO/IEC 27018.

Il cliente resta sempre esclusivo proprietario dei suoi dati e mantiene pieno controllo su di essi.

2) Il cloud e Azure in particolare sono argomenti che tengo sotto osservazione, sia per una mia passione informatica e tecnologica sia perché sto cercando di capire quale vantaggio posso avere da questi servizi per la mia piccola attività di libero professionista o per un’attività più complessa (come quella di mio fratello che vende antifurti e videosorveglianza) con tre segretarie, tre tecnici e titolare. Credo molto nella tecnologia a servizio per un lavoro più efficace e semplice da gestire. Ma come tutte le tecnologie diventano utili solo quando le conosci bene. Potreste farci qualche esempio di applicazione, in particolare per aziende piccole o liberi professionisti (visto che l’Italia è piena di micro-attività) basata su Azure e fornirci qualche indicazione tecnica sulle modalità per interfacciare Azure con i dispositivi IoT?

È impossibile descrivere in poche righe ciò che Azure permette di fare. Il nostro consiglio, per scoprire le principali funzionalità della piattaforma cloud di Microsoft, è quello di documentarsi sulla sezione Azure de IlSoftware.it e di attivare una trial gratuita per effettuare in proprio i primi esperimenti.

Una piccola e media impresa può utilizzare Azure per spostare sul cloud database e applicazioni, con qualunque linguaggio di programmazione esse siano state sviluppate.
Non appena si porteranno i dati sulla piattaforma Azure, questi saranno replicati per tre volte all’interno dello stesso datacenter e saranno oggetto di backup periodici a seconda del livello di servizio prescelto (vedere Azure: la sicurezza delle applicazioni e dei dati).
Già queste sono funzionalità che permettono di spazzare via tutti i timori e le problematiche legate alla corretta impostazione di un’efficace politica di backup e retention dei dati.

Fatta salva la possibilità di migrare sul cloud qualunque tipo di macchina virtuale, l’approccio PaaS (Platform-as-a-Service) è sicuramente la “carta vincente” di Azure: l’azienda può portare sulla piattaforma database, applicazioni e servizi sbarazzandosi in un sol colpo di tutti i problemi (e i costi) legati alla gestione della sottostante infrastruttura.

Azure, inoltre, può ospitare non soltanto database relazionali ma accogliere anche sorgenti di dati completamente destrutturate (DocumentDB, MongoDB,…) o flussi di dati in movimento (ad esempio continuamente prodotti da sensori e dispositivi IoT).
Grazie ai servizi messi a disposizione sulla piattaforma, tutti i dati possono essere posti in correlazione fra loro – anche se di tipologia completamente differente e di provenienza del tutto diversa – per “costruire informazioni” utili per il business.
Su Azure il dato non è racchiuso in “compartimenti stagni” ma può essere riutilizzato ed elaborato per costruire servizi e applicazioni evoluti.

Di questi concetti abbiamo parlato negli articoli che seguono:

Azure SQL Database, cos’è e come funziona. Migrazione da SQL Server on-premises
La piattaforma dati di Azure: oltre SQL Server con DocumentDB. Introduzione a Data Lake
Azure: machine learning, analisi dei dati anche in tempo reale e big data

La Azure IoT Suite, poi, consente di connettere i dispositivi, analizzare dati precedentemente inutilizzati e integrare i sistemi aziendali. Grazie alle soluzioni IoT preconfigurate, un’azienda può diventare subito operativo realizzando progetti innovativi che fino a qualche tempo fa erano praticamente impensabili. Grazie all’analitica predittiva (gli strumenti sono integrati in Azure), l’azienda può elaborare automaticamente i dati e fare previsioni sulle tendenze future (sviluppando nuovi flussi di reddito e ottimizzando quelli esistenti).

3) È possibile fare in modo che i 170 euro del periodo di prova siano spendibili oltre il mese? Spesso in azienda non si ha il tempo per provare Azure in un solo mese di tempo.

Al momento Microsoft non permette di estendere l’utilizzo dei 170 euro oltre un mese dal momento dell’attivazione della trial gratuita.
Il nostro consiglio è comunque quello di attivare una trial gratuita perché, salvo diverse indicazioni dell’utente, l’account di prova non sarà trasformato in account a pagamento allo scadere del periodo di test.

Il suggerimento, poi, è quello di iniziare una full immension in Azure così da potersi rendere conto, durante il mese di prova, di tutte le potenzialità della piattaforma.

Scaduta la trial, se si fosse interessati a continuare l'”avventura Azure”, non è detto che si debba immediatamente pagare: basta proseguire i test utilizzando i profili gratuiti (limitati nelle funzionalità ma eccellenti per continuare a effettuare esperimenti), disponibili per una vasta gamma di servizi.

4) Personalmente ho provato il mese gratuito qualche tempo fa, la mia idea è appunto quella di “chiudere” il server che abbiamo qui in ufficio e migrare tutto su Azure: parlo di un sito sviluppato in Asp.net più 3 database SQL Server. Purtroppo poi ho avuto altri impegni e ho dovuto mettere in stand-by il progetto. Spero di riprenderlo presto.
L’impressione su Azure comunque fu molto buona. La sicurezza è forse la cosa che più mi attrae: con un proprio server online non si sta mai sicuri al 100%, con Azure praticamente sì. C’è però il problema del costo: il servizio non è così economico come sembra. Se occorrono database con prestazioni che non siano basiche, il costo mensile comincia a lievitare e si fa presto ad arrivare a cifre di 200/400 euro mensili (per ciascun database). Potreste darmi qualche indicazioni/suggerimento in merito?

La piattaforma Azure mette a disposizione un pratico configuratore che permette di “cucine” i vari servizi sulla base delle proprie effettive necessità.
C’è poi la possibilità, fiore all’occhiello di Azure, di scalare automaticamente i servizi (anche verso il basso) nei periodi di inattività riducendo e talvolta azzerando i costi. Le macchine virtuali possono poi essere spente nei periodi di inattività (operazione che evita qualunque addebito).

Nel paragone fra costo hardware locale (on-premises) e costi cloud occorre considerare anche i costi locali di manutenzione, energia elettrica, costi relativi alla sicurezza fisica e logica, spazi, condizionamento, ecc. (Total Cost of Ownership, TCO).

5) Abbiamo provato a portare un centralino 3CX V14 multitenant su Azure (macchina virtuale A1 standard). L’installazione va a buon fine ma non tempi biblici su macchina virtuale Windows Server 2012 R2. 3CX non si avvia neppure. Il setup di 3CX si è mostrato estremamente lungo e alla fine, all’avvio della console, viene visualizzato un errore generico. Avete mai gestito questo tipo di esigenze?

Il quesito esposto è suddivisibile in due problematiche separate:
– Lentezza di installazione/esecuzione dell’applicazione centralino 3CX V14.
– Errore di esecuzione dell’applicazione centralino 3CX V14

Mentre per il secondo si dovrebbe fare riferimento a 3CX per verificare la compatibilità dell’applicativo con Azure (o ambiente virtualizzato in generale), per il primo punto il lettore può provare a una macchina virtuale più performante visto che A1 (non viene tra l’altro specificato se è stata utilizzata la “Basic” (300 IOPS) o la “Standard” (500 IOPS), è tra le virtual machines di “taglio più piccolo”.

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