Condanna per spam negli Stati Uniti, per phishing in Italia

Due persone, che hanno messo in atto una pesante campagna di spam, sono stati incriminati negli Stati Uniti come risultato delle leggi anti-posta indesiderata approvate nel 2003 (CAN-SPAM).

Due persone, che hanno messo in atto una pesante campagna di spam, sono stati incriminati negli Stati Uniti come risultato delle leggi anti-posta indesiderata approvate nel 2003 (CAN-SPAM). Molte aziende, come AOL e Microsoft, hanno subito sfruttato queste nuove disposizioni legislative per combattere più attivamente, Oltreoceano, la piaga dello spam. Secondo l’accusa, i due avrebbero acquistato da terzi una lista di indirizzi e-mail inviandovi poi messaggi di advertising che promuovevano siti web a carattere pornografico. Nell’arco di nove mesi, nel corso del 2004, i due soggetti incriminati avrebbero inviato qualcosa come 600.000 e-mail non richieste. Dopo l’approvazione delle nuove leggi anti-spam i due avrebbero tentano di eluderne il campo di applicazione cercando di inviarle dall’Olanda.
La scorsa settimana, un giudice federale dell’Arizona ha condannato i due a più di cinque anni di reclusione.

E arriva anche la notizia della prima condanna per “phishing” nel nostro Paese. Protagonista della vicenda giudiziaria è un giovane 23enne varesino che si è visto infliggere, dal Tribunale di Milano, una condanna di 2 anni ed 8 mesi di carcere, una sanzione amministrativa di 1.000 Euro e danni per 10.000 Euro. Il ragazzo aveva inviato alcuni SMS servendosi di servizi d’invio via web invitando il destinatario del messaggio a chiamare un fantomatico numero telefonico milanese da lui attivato. Attraverso di esso, che veniva fraudolentemente presentato come un’utenza facente capo a CartaSì – Servizi Interbancari, il giovane aveva così recuperato i codici della carta di credito dei “malcapitati” più creduloni. Il ragazzo aveva poi effettuato acquisti in Rete, utilizzando i dati dei quali si era illecitamente impossessato, per la somma di circa 800 Euro. La sentenza è frutto della denuncia presentata da CartaSì che il giovane indicava come mittente dei messaggi-truffa. Durante il processo, svoltosi a rito abbreviato, è stato fissato l’importo di 10.000 Euro come risarcimento per i danni d’immagine subìti da CartaSì.

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