La rete a banda ultralarga di Infratel sarà formata da 1.000 POP

Il professor Maurizio Dècina, presidente di Infratel Italia, nel corso di un seminario presso il Politecnico di Milano, ha parlato delle nuova rete che permetterà di portare la banda ultralarga nelle aree bianche (a fallimento di mercato).
La rete a banda ultralarga di Infratel sarà formata da 1.000 POP

Nel corso di un seminario (CommTech Talk) che si è svolto lunedì scorso presso il Politecnico di Milano, il presidente di Infratel Italia Maurizio Dècina ha offerto un’interessantissima panoramica sull’attività che è in corso di svolgimento per coprire le cosiddette aree a fallimento di mercato con la fibra ottica.

In Italia esistono circa 35 milioni di unità immobiliari, di cui circa 10 milioni insistono nelle cosiddette “aree a fallimento di mercato” o “aree bianche”, zone cioè in cui nessun operatore ha ritenuto conveniente investire.

Dècina, che è anche professore emerito al Politecnico di Milano, ha ricordato che la rete telefonica italiana si basa su circa 10.000 centrali Telecom. Impensabile quindi portare gli apparati per la fibra ottica su tutte le 10.000 centrali.


L’idea di Infratel è quella di realizzare un numero nettamente inferiore di POP (circa 1.000 sull’intero territorio nazionale) per offrire la connettività a banda ultralarga (oltre 30 Mbps) nelle aree bianche.
Approntando un collegamento in fibra ottica con 2 splitter in cascata (con uno schema quindi assolutamente compatibile con l’attenuazione tipica dell’architettura GPON, Gigabit Passive Optical Network), ciascun POP della “nuova rete” può servire unità immobiliari che si trovano dislocate fino a 25 chilometri di distanza.

A monte i 1.000 POP saranno collegati con una rete di backhauling a sua volta connessa con il backbone.

A valle, invece, la fibra ottica sarà portata fino a dei punti di distribuzione e da qui, ove possibile, fino alle utenze finali (si parla di configurazione FTTdp, Fiber To The distribution point) ma, probabilmente con maggiore frequenza, si ricorrerà al 5G.
In corrispondenza del punto di distribuzione, posto nel raggio di 100 metri dalle utenze finali da servire, sarà installata un’antenna che permetterà di accedere alla rete in banda ultralarga via radio.

L’utilizzo di piccole celle 5G consente di supportare perfettamente la rete in fibra consentendo di raggiungere in downstream fino a 20 Gbps: L’ITU definisce la tecnologia 5G: i requisiti tecnici per i dispositivi compatibili.

Le parole di Dècina in tema di 5G fanno il paio con l’ingresso di Open Fiber, società controllata da Enel ed aggiudicataria dei primi due bandi Infratel per la copertura in banda ultralarga delle aree bianche, nella 5G Infrastructure Association (5G IA), network che punta a costruire consenso sulla tecnologia 5G e a favorirne lo sviluppo in Europa.

Uno schema come quello che è stato presentato permetterà di formare una rete alternativa che in Italia, purtroppo, è sempre mancata.

Il ruolo di Open Fiber sarà di wholesaler: la rete che verrà creata per conto di Infratel e, in ultima analisi, dello Stato verrà infatti messa a disposizione – com’è noto – degli operatori di telecomunicazioni che potranno accedervi secondo principi e norme condivise (a questo proposito, suggeriamo la lettura dell’articolo Telecom, braccio di ferro per l’accesso alle infrastrutture di Enel).

Le aree grigie, ovvero quelle non interessate dall’intervento statale per tramite di Infratel (le zone in cui solamente un operatore ha sino ad oggi fatto investimenti), dovranno comunque essere oggetto di interventi da parte dei provider.
Al momento, sono poche le aree grigie che possono godere dell’ultrabroadband, come chiaramente spiegato da Infratel a luglio scorso: Copertura fibra ottica nelle aree nere e grigie: Infratel fa il punto.
Nell’articolo Copertura fibra ottica al 2020 per numero civico, in tutta Italia abbiamo però indicato quella che dovrebbe essere la situazione al 2020, dopo la condivisione dei piani di copertura degli operatori.

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