Samsung vorrebbe ridurre la produzione dei chip NAND per scongiurare ulteriori flessioni dei prezzi?

Bloomberg pubblica un'analisi che non lascia spazio a fraintendimenti. I principali produttori di DRAM e chip NAND sarebbero determinati a non far abbassare troppo i prezzi.

Non ne avevamo parlato qualche giorno fa perché la fonte non era autorevole. Adesso, però, Bloomberg da parte sua conferma la notizia che va comunque presa con il beneficio d’inventario.

Con il continuo abbassamento dei prezzi che si sta registrando nel mercato delle unità SSD, grazie alla sovrabbondanza dei chip di memoria NAND, si starebbe profilando un quadro ben poco roseo per le aziende che producono tali componenti elettronici.

Così, Anthea Lai, analista di Bloomberg, ha dichiarato che “se Samsung decidesse di tagliare la produzione di DRAM significherebbe che è soddisfatta dell’attuale oligopolio creatosi sul mercato. L’azienda sudcoreana preferisce limitare la produzione e tenere i prezzi alti piuttosto che acquisire nuove quote di mercato a danno dei concorrenti ma rischiare con i prezzi più bassi“.

Si tratta di un commento che non lascia spazio ad equivoci e che configurerebbe un atteggiamento nuovo da parte dei produttori, motivati a scongiurare un’ulteriore flessione dei prezzi.

In precedenza i portavoce di Samsung avevano dichiarato che, per quanto riguarda i chip NAND, la produzione sarebbe aumentata del 40% nel corso di quest’anno. Per ora la crescita è del 30%, spia forse di un primo rallentamento che potrebbe divenire più marcato nel 2019.

In ogni caso gli analisti stanno continuando a osservare una flessione del costo a gigabyte degli SSD che adesso in alcuni casi è sceso addirittura a 0,068 euro a gigabyte. Quale momento migliore per acquistare una nuova fiammante unità a stato solido, magari PCIe NVMe: Come verificare se il PC è compatibile PCIe NVMe?

In Cina i principali produttori di DRAM (Micron, Samsung e SK Hynix) sono sotto la lente delle autorità con l’accusa di presunto “cartello” nel periodo compreso tra il 2016 e il 2017. Non ci sono rischi che nessuna delle tre aziende venga estromessa dalla terra cinese ma è evidente che la pressione comincia a farsi più pesante. Le osservazioni di Bloomberg pesano come un macigno e di certo contribuiscono a gettare benzina sul fuoco.

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