Tracciamento Coronavirus, la Germania sceglie la soluzione di Google ed Apple

Berlino cestina l'idea di un'app per il tracciamento delle infezioni da COVID-19 con approccio centralizzato. Si passa alla scelta della soluzione Google-Apple.

La Germania ha scelto di modificare “in corsa” le sue scelte per ciò che riguarda il lancio di un’applicazione utile per tracciare i contatti diretti tra cittadini e rilevare l’evoluzione del contagio da COVID-19.
Berlino ha infatti deciso di abbandonare lo sviluppo di un’app di proximity tracing a livello nazionale per abbracciare in toto la soluzione congegnata da Google ed Apple.

Due ministri dell’attuale governo tedesco hanno infatti puntualizzato che l’obiettivo è stato quello di accantonare sin da subito una soluzione per il tracciamento dell’epidemia che avrebbe messo nelle mani delle autorità sanitarie uno strumento di controllo centralizzato.

Come l’italiana Immuni (vedere Come funziona Immuni e qual è il comportamento delle app anti Coronavirus), che al momento del lancio userà un approccio decentralizzato, anche la soluzione proposta da Google ed Apple non si basa su server controllati da terzi ma conserva i dati utili solo sui dispositivi degli utenti.

Il “cambio di rotta” da parte del governo tedesco sembra sia partito da un “altolà” di Apple. Fino a venerdì scorso, infatti, la Germania aveva previsto l’adozione dello standard Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing (PEPP-PT) che presuppone l’utilizzo di server centralizzati. Apple si è messa di traverso spiegando che l’utilizzo di app PEPP-PT sui suoi iPhone avrebbe implicato la modifica del codice di iOS, cosa che la Mela non si è dichiarata disposta a fare.

I promotori dell’utilizzo di protocolli decentralizzati, quali DP-3T, hanno accolto con favore la decisione della Germania spiegando come questa soluzione sia l’unica via per assicurare sicurezza e privacy a tutti i cittadini.

Cosa succede negli altri Paesi: l’Australia ha già lanciato la sua app anti Coronavirus

Se in Italia si punta sull’app Immuni (anche se gli sviluppatori avrebbero intavolato un dialogo con Google ed Apple per renderà pienamente interoperabile con il sistema proposto dalle due multinazionali) che sarà lanciata entro fine maggio, l’Australia ha già pubblicato la sua applicazione per il proximity tracing.

Anche l’australiana COVIDSafe registra gli handshake tra gli smartphone utilizzando la tecnologia Bluetooth: in caso di infezione di uno o più soggetti precedentemente venuti in contatto con altri cittadini (a meno di 1,5 metri e per 15 minuti o più), le autorità sanitarie possono informare questi ultimi e invitarli all’effettuazione di uno screening.

Secondo fonti governative australiane, circa 1,1 milioni di persone avrebbero scaricato e installato l’applicazione per il tracciamento delle possibili infezioni da Coronavirus in sole 24 ore. Considerato che la popolazione australiana è di circa 26 milioni di persone, il risultato ottenuto è senza dubbio più che rilevante. L’Australia, stando a quanto dichiarato, mira a ottenere l’installazione dell’app COVIDSafe sul 40% dei dispositivi dei cittadini residenti (fonte: Bloomberg).
Nel corso di un recente sondaggio, il 45% degli australiani intervistati (su un campione comunque ridotto) si è dimostrato favorevole all’installazione dell’app.

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