Attacco hacker al Washington Post: cos'è successo

Il Washington Post vittima di un attacco hacker mirato: compromessi gli account email dei giornalisti, rafforzate le misure di sicurezza.
Attacco hacker al Washington Post: cos'è successo

Un gravissimo attacco hacker ha preso di mira il celebre quotidiano americano Washington Post, di proprietà del miliardario americano Jeff Bezos (fondatore e proprietario di Amazon), compromettendo gli account di posta elettronica di numerosi giornalisti. L’incidente, scoperto la scorsa settimana, ha rivelato un particolare interesse degli aggressori verso i reporter che trattano argomenti sensibili come la sicurezza informatica, la geopolitica e le relazioni con la Cina. Questo evento sottolinea la vulnerabilità crescente delle organizzazioni mediatiche di fronte alle minacce cibernetiche.

Attaccati gli account Microsoft 365

L’attacco ha consentito ai criminali di accedere agli account Microsoft 365 di alcuni dipendenti del quotidiano, mettendo a rischio informazioni riservate. In risposta, la direzione ha attivato un reset delle password per tutto lo staff, cercando di arginare ulteriori danni.

Secondo quanto dichiarato dal Washington Post, i danni sono stati contenuti grazie all’uso di canali di comunicazione alternativi. L’adozione di strumenti come Slack per le comunicazioni interne e applicazioni crittografate come Signal per il contatto con le fonti ha giocato un ruolo cruciale nel limitare le conseguenze dell’intrusione. Questo approccio ha permesso alla testata di mantenere una certa resilienza, anche di fronte a una minaccia così sofisticata.

Inoltre, l’incidente ha spinto l’organizzazione a rafforzare ulteriormente i propri protocolli di cybersecurity. Sono stati implementati sistemi di autenticazione più avanzati e avviate collaborazioni con esperti di sicurezza informatica, un passo necessario per affrontare un panorama di minacce in continua evoluzione.

Le implicazioni per il giornalismo

Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di crescenti attacchi informatici contro le organizzazioni mediatiche. Negli ultimi anni, molte testate hanno subito intrusioni mirate a sottrarre informazioni riservate o a influenzare la narrazione pubblica. Anche in Italia, come nel caso Paragon Graphite, ci sono stati (e probabilmente ci sono ancora) giornalisti spiati tramite sofisticate tecniche di hacking.

La risposta del Washington Post rappresenta uno dei possibili esempi di resilienza: l’adozione di comunicazioni cifrate, la formazione continua del personale e l’aggiornamento costante delle misure di protezione sono elementi fondamentali per garantire la sicurezza delle informazioni e la libertà di stampa.

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