Negli ultimi mesi la proposta di legge europea nota come Chat Control ha acceso un aspro dibattito tra utenti, attivisti e sviluppatori di applicazioni di messaggistica. L’obiettivo dichiarato del regolamento è quello di combattere la diffusione di contenuti illeciti online. Tuttavia, il meccanismo previsto – il cosiddetto client-side scanning, cioè la scansione dei messaggi direttamente sul dispositivo prima che vengano cifrati (o dopo la decodifica) – solleva forti preoccupazioni per la privacy individuale, l’innovazione tecnologica e i diritti fondamentali degli utenti europei.
Chat Control in Europa: le principali preoccupazioni
Oltre 650 scienziati ed esperti hanno contestato Chat Control inviando una lettera aperta a tutti i membri del Parlamento europeo oltre che al Consiglio dell’Unione Europea. La missiva analizza, punto per punto, i rischi di una soluzione incapace di risolvere il problema, evidenziando come Chat Control introdurrebbe in Europa una sorveglianza di massa così estesa e invasiva da trasformare l’Unione, da paladina della privacy e dei diritti a realtà oppressiva che rischia di superare persino i peggiori regimi:
- Sorveglianza generalizzata: ogni messaggio, immagine o file verrebbe analizzato in locale da software approvati dai governi, di fatto trasformando smartphone e PC in strumenti di monitoraggio.
- Indebolimento della crittografia: il principio della cifratura end-to-end verrebbe vanificato, poiché i contenuti sarebbero letti prima della cifratura o subito dopo la decifratura.
- Effetti collaterali: attivisti, giornalisti e whistleblower sarebbero i primi a pagare le conseguenze di un sistema che impedisce comunicazioni realmente riservate.
- Rischi di abuso: database di hash e algoritmi di rilevamento potrebbero essere manipolati, con la possibilità di etichettare come “illegali” contenuti innocui o politici.
Quando la privacy sparisce: perché gli utenti potrebbero prendere il controllo della messaggistica
Il crescente assalto alla privacy online, alimentato da provvedimenti come Chat Control, sta spingendo sempre più utenti a riflettere sulle vulnerabilità dei propri dati. La prospettiva di messaggi costantemente monitorati e la possibile compromissione della crittografia end-to-end stanno facendo riflettere sulle soluzioni alternative, qualora i Paesi membri dovessero malauguratamente dare il “via libera” a Chat Control.
Si inizia quindi a parlare di soluzioni di messaggistica gestite direttamente dagli utenti, dove la sicurezza e la riservatezza tornano a dipendere dalle comunità stesse e non da governi o grandi corporation. Questi strumenti, dal software open source ai server self-hosted, rappresentano non solo una reazione tecnica, ma anche una forma di resistenza culturale, un modo per reclamare la propria autonomia digitale in un’epoca in cui la sorveglianza rischia di diventare la norma.
Signal e applicazioni simili
Signal è il riferimento per la messaggistica sicura, ma gli stessi sviluppatori hanno dichiarato che potrebbero abbandonare il mercato UE qualora la legge imponesse l’abolizione della cifratura. Perché per Signal, l’introduzione degli adempimenti alla base di Chat Control significherebbe proprio questo: inutile usare la cifratura end-to-end se poi vi è un obbligo di scansionare i messaggi e trasferirli, in caso di sospetto, a funzionari europei. Signal potrebbe rimanere installabile tramite sideloading o facendo riferimento a store alternativi.
Soluzioni self-hosted e open source
Progetti come Matrix, Nextcloud Talk, Rocket.Chat o versioni auto-ospitate di Wire sono spesse citate come valide opzioni. Tuttavia, richiedono competenze tecniche e, soprattutto, la disponibilità degli interlocutori a migrare su nuove piattaforme.
Strumenti decentralizzati e alternativi
Session e SimpleX Chat sono esempi di applicazioni decentralizzate, senza server centrali facili da censurare.
Meshtastic propone reti mesh radio-based, che funzionano anche senza Internet mentre Delta Chat sfrutta le email, difficile da censurare e già decentralizzata. Ciò significa che i messaggi non passano attraverso server proprietari controllati da un’azienda, ma sono inviati e ricevuti come normali email tra account standard (Gmail, Outlook, server IMAP/SMTP qualsiasi). Delta Chat converte ciascuna comunicazione in un’email cifrata end-to-end.
Perché il client-side scanning non può essere imposto per legge
Uno dei presupposti chiave di Chat Control è la scansione dei messaggi direttamente sul dispositivo dell’utente (client-side scanning) prima che vengano cifrati o subito dopo la decifratura. In teoria, questo permetterebbe di individuare contenuti illeciti senza avere accesso diretto ai server di messaggistica. In pratica, però, questo approccio si scontra con un limite fondamentale: gli utenti possono modificare il comportamento del proprio dispositivo.
Ogni smartphone, tablet o PC è controllato dal proprietario: chi ha competenze tecniche può disabilitare, bypassare o sostituire il software di scansione. Ad esempio: sui sistemi open source come Linux, è possibile rimuovere o non installare componenti di sorveglianza imposti dal sistema operativo. Sui dispositivi mobili, gli utenti avanzati possono utilizzare versioni custom di Android, jailbreaking o sideloading per evitare software preinstallato che monitora i messaggi. In generale, potrebbe essere bloccato il traffico a livello di rete legato alla scansione dei messaggi.
In altre parole, qualsiasi obbligo legale che imponga la scansione dei contenuti sul dispositivo può essere aggirato da chi ha le competenze e la volontà di proteggere la propria privacy. Questo evidenzia un paradosso: Chat Control potrebbe essere formalmente approvato, ma nella pratica non garantirebbe il pieno controllo dei messaggi senza compromettere la libertà individuale e l’innovazione tecnologica.
Riflessioni finali
Il dibattito intorno a Chat Control mette in evidenza la crescente tensione tra sicurezza pubblica e diritto alla riservatezza. Le comunità online hanno già iniziato a esplorare possibili alternative, dal ritorno a soluzioni crittografiche “antiche” fino allo sviluppo di reti decentralizzate.
Tuttavia, la vera sfida sarà culturale: se la maggioranza degli utenti continuerà a privilegiare comodità e popolarità rispetto alla privacy, ogni alternativa rischierà di restare una nicchia per pochi consapevoli.
In attesa degli sviluppi legislativi, resta fondamentale informarsi, sperimentare strumenti alternativi e mantenere viva la pressione pubblica, affinché la difesa della privacy digitale resti un diritto e non un privilegio.