Negli ultimi mesi, il mercato della memoria RAM ha subìto una trasformazione drastica, che sta colpendo consumatori, appassionati e produttori di dispositivi. Quello che fino a pochi anni fa era un settore relativamente stabile, con prezzi accessibili e disponibilità costante, sta vivendo una fase di inflazione senza precedenti, alimentata principalmente dalla crescita vertiginosa della domanda per i datacenter dedicati all’intelligenza artificiale.
Il caso della memoria DDR5: un aumento shock
Prendiamo come esempio il caso delle memorie DDR5 per il mondo dei PC: un kit da 64 GB è oggi venduto con un aumento di prezzo del 200% rispetto a inizio 2025.
E il fenomeno non riguarda solo gli appassionati di PC, ma si estende a tutti i segmenti che fanno uso di memoria ad alte prestazioni: dalle schede single-board computer (SBC) alle console, fino ai dispositivi mobili e alle workstation professionali.
I grafici pubblicati da piattaforme come PC Parts Picker mostrano chiaramente questa escalation, che non risparmia neppure le memorie DDR4, storicamente più economiche. In un altro articolo spieghiamo come scegliere la memoria RAM e come estenderla.
L’impatto sui produttori di piccola scala
I piccoli produttori stanno subendo i colpi più duri. Un singolo modulo LPDDR4 da 4 GB può arrivare a costare 35 dollari, cifra che spesso supera il costo combinato degli altri componenti dei single-board computer.
La situazione venutasi a creare pone questi produttori di fronte a un bivio: aumentare i prezzi al dettaglio, ridurre le linee di produzione o interrompere completamente determinati prodotti. Anche Raspberry Pi, nota per i suoi margini relativamente solidi, ha già annunciato un aumento dei prezzi e l’introduzione di versioni con una dotazione di memoria inferiore in modo da adattarsi al mercato.
Cause strutturali: AI come responsanbile della scarsità di memorie
La causa principale della situazione è la crescente domanda di memoria da parte dei datacenter dedicati all’intelligenza artificiale. Le poche grandi aziende produttrici di RAM al mondo hanno scelto di concentrare la produzione verso i clienti enterprise e AI, abbandonando progressivamente il mercato consumer. L’ultimo caso è l’abbandono del brand Crucial e del mercato consumer da parte di una realtà come Micron.
Il fenomeno ha conseguenze immediate anche per i produttori di GPU, che ora devono procurarsi autonomamente la memoria necessaria per le loro schede, senza poter fare affidamento sulle forniture consolidate di Nvidia o AMD.
La mente corre alle dinamiche della scarsità globale dei chip tra il 2021 e il 2022, ma con una differenza fondamentale: mentre allora la crisi era generalizzata, oggi la domanda è fortemente segmentata e guidata da progetti AI che richiedono tipologie di memoria molto specializzate, come HBM, incompatibili con le piattaforme consumer tradizionali.
Il rischio per il mercato consumer
Il risultato è che gli assemblatori di PC e l’industria dei single-board computer rischiano di subire un colpo storico. Gli appassionati che non hanno provveduto a “fare scorta” di memoria RAM a inizio anno, oggi si trovano sempre più in difficoltà. Anche grandi aziende come Lenovo hanno ammesso di accumulare scorte di RAM per proteggersi dalle carenze mentre Samsung Electronics smentisce di aver ricevuto un “no” da Samsung Semiconductor alla richiesta di nuove partite di chip DRAM destinati agli smartphone Pixel. “Sono notizie infondate e false“, è il commento della società sudcoreana.
Le implicazioni per i consumatori sono concrete: progetti rimandati, hardware più costoso e una minore disponibilità di prodotti innovativi.
Stiamo assistendo a una trasformazione strutturale del mercato della memoria: le logiche dei consumatori tradizionali sono messe in secondo piano a favore delle esigenze dei datacenter AI. Per gli assemblatori e i piccoli produttori, questo significa adattarsi a nuove regole, sfruttare al massimo le risorse disponibili e, forse, riscoprire la creatività nel riutilizzo dei componenti già disponibili.