Divieto totale dei social media per i minori di 18 anni: ecco dove

Il Texas si appresta a varare una legge che vieta completamente ai minori di 18 anni l'accesso ai social media, imponendo alle piattaforme l'obbligo di verifica dell'età e consentendo ai genitori di far cancellare gli account dei figli.

Mentre la regolamentazione delle piattaforme digitali continua ad essere protagonista del dibattito sia in Europa che negli USA, il Texas si prepara a compiere un passo decisivo: vietare completamente l’accesso ai social media per i minori di 18 anni. La proposta di legge, che ha già superato il comitato del Senato e attende ora il voto finale prima della chiusura della sessione legislativa prevista per il 2 giugno, rappresenta una delle normative più radicali sul tema mai avanzate a livello statale.

I dettagli della proposta: un approccio restrittivo senza precedenti

A differenza di altre normative già adottate o in discussione in altri Paesi, la proposta texana non si limita a stabilire soglie minime di età o a richiedere il consenso dei genitori: vieterebbe completamente la creazione e l’uso di account sui social media da parte di chiunque abbia meno di 18 anni. Le piattaforme verrebbero obbligate a implementare meccanismi di verifica dell’età degli utenti, similmente a quanto già richiesto per i siti di contenuti per adulti.

Un aspetto particolarmente controverso della normativa è la possibilità, concessa ai genitori, di richiedere la cancellazione degli account social dei figli minorenni. Le piattaforme avrebbero un termine massimo di dieci giorni per adempiere alla richiesta, pena sanzioni da parte dell’ufficio del procuratore generale dello Stato.

Impatti e criticità: protezione dei minori o deriva liberticida?

La proposta texana solleva complessi interrogativi sia in ambito giuridico che sociale. Dal punto di vista della protezione dei minori, i sostenitori della legge sottolineano il ruolo che i social media possono avere nel contribuire a problematiche come cyberbullismo, disturbi dell’umore, esposizione a contenuti inappropriati e dipendenza digitale. Alcuni studi collegano l’uso eccessivo dei social a un peggioramento della salute mentale tra gli adolescenti, soprattutto nei più giovani.

Tuttavia, i critici della proposta parlano di potenziali violazioni dei diritti costituzionali, tra cui la libertà di espressione e il diritto all’informazione. L’imposizione generalizzata del divieto, la delega di responsabilità alle piattaforme private per la verifica dell’identità e la cancellazione degli account sollevano dubbi sulla reale applicabilità e sostenibilità della norma. Inoltre, il rischio di aggiramento attraverso VPN, account fittizi o piattaforme non soggette alla giurisdizione statale rimane elevato.

Verifica dell’età in Italia e in Europa

In Italia e in Europa, il problema della verifica dell’età per l’accesso a determinate piattaforme online è affrontato attraverso un quadro normativo e regolamentare in evoluzione che mira a proteggere i minori, garantendo al contempo la privacy e la sicurezza degli utenti.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha introdotto nuove regole per la verifica dell’età online con la direttiva 96/25/CONS del 12 maggio 2025, in attuazione della legge 13 novembre 2023, n.159 (cd. Decreto Caivano). Queste norme si applicano a piattaforme di condivisione video e siti Web che offrono contenuti vietati ai minori, con l’obiettivo di rafforzare la tutela dei minori e rispettare la privacy degli utenti.

Obbligo di adeguamento entro 6 mesi

Il sistema di verifica dell’età previsto da AGCOM è basato su un processo in due fasi:

  • Identificazione: effettuata da un fornitore terzo indipendente e certificato, che verifica l’identità dell’utente tramite strumenti come SPID, Carta d’Identità Elettronica o passaporto elettronico.
  • Autenticazione: il fornitore terzo genera una “prova dell’età” anonima, priva di dati personali, trasmessa alla piattaforma per consentire l’accesso ai contenuti riservati agli adulti. Il modello di “doppio anonimato” tutela sia la privacy sia la sicurezza del processo.

Le piattaforme hanno sei mesi dalla pubblicazione della delibera per adeguarsi alle nuove disposizioni. I sistemi devono rispettare principi di proporzionalità, protezione dei dati personali, sicurezza informatica, efficacia, facilità d’uso, inclusività e gestione dei reclami.

In Europa il GDPR chiede il consenso dei genitori per il trattamento dei dati personali dei minori sotto i 16 anni, implicando che i fornitori debbano fare “ragionevoli sforzi” per accertare l’età degli utenti; il Digital Services Act (DSA), entrato in vigore nel 2024, impone ai grandi fornitori di piattaforme online (VLOPs) di adottare misure ragionevoli, proporzionate ed efficaci per mitigare i rischi per i minori, tra cui la verifica dell’età. Tuttavia, il DSA sottolinea che non è obbligatorio raccogliere dati personali aggiuntivi solo per determinare l’età e che bisogna bilanciare la protezione della privacy con la tutela dei minori.

In nessun caso, però, si è mai parlato di “social media” in generale come destinatari del provvedimento, come invece sta avvenendo in Texas.

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