Chiavetta USB che ha fatto storia: com'era la prima

Com'è nata la prima chiavetta USB e quanto era capiente. I primi modelli, ThumbDrive e DiskOnDrive, confrontati con gli esemplari che possiamo acquistare oggi.
Chiavetta USB che ha fatto storia: com'era la prima

A guidare l’invenzione di USB (Universal Serial Bus) è stato un gruppo di ingegneri e aziende, tra cui Ajay Bhatt, uno dei principali contributori per lo sviluppo dello standard omonimo. Bhatt, ingegnere presso Intel, ha svolto un ruolo chiave nel definire l’architettura e nel dare l’impulso iniziale. Già nel lontano 1996, l’inventore di USB era consapevole della scarsa praticità del connettore che però è rimasto tal quale per anni, fino all’introduzione del reversibile USB-C. La storia della chiavetta USB comincia invece nel 1999 con Dov Moran.

Moran è l’imprenditore e inventore israeliano noto per essere il creatore della chiavetta USB, insieme con Amir Ban e Oron Ogdan. Fondatore della società M-Systems, egli ha presentato la prima chiavetta USB commerciale nel 2000. L’inventore aveva depositato un brevetto ad aprile 1999 (il titolo era “architettura per un’unità flash per PC basata su USB“) e iniziato a lavorare sulla sua idea già nel 1995.

La sua intuizione si è rivelata un contributo essenziale per l’evoluzione dello storage portatile e ha rivoluzionato il modo in cui le persone trasferiscono e archiviano i dati. Purtuttavia, come vedremo più avanti, la paternità della chiavetta USB è contesa e può essere considerata come il lavoro di più figure che hanno contribuito alla sua nascita.

Qual era la capacità della prima chiavetta USB

Conosciute anche come pen drive, le chiavette USB furono sin da subito un successo perché consentirono di abbandonare finalmente gli storici floppy disk ed evitare l’utilizzo dei CD, più fragili e molto meno versatili. Un’alternativa che iniziò a diffondersi era Iomega Zip: l’abbiamo acquistata anche noi. Introdotta nel 1994, era una sorta di superfloppy capace di memorizzare fino a 750 MB di dati ed era scrivibile. Non riuscì però a diffondersi granché, in parte a causa della concorrenza degli hard disk più economici e di maggiore capacità.

La prima chiavetta USB della storia si chiamava ThumbDrive e fu realizzata dalla società di Singapore Trek Technology. Delle dimensioni di un pacchetto di gomme da masticare, non richiedeva alcuna fonte di alimentazione esterna, attingendo energia direttamente dalla porta USB del PC, ed aveva una capienza di 8 MB. In soli quattro mesi – ovvero da aprile a luglio 2000 – Trek riuscì a vendere più di 100.000 ThumbDrive.

Quel primo modello fu seguito da DiskOnDrive di IBM. Questa seconda chiavetta (risale a fine 2000) era capiente 32 MB ma costava decisamente di più: negli Stati Uniti ben 100 dollari contro i 30 di ThumbDrive. Fu sviluppata a partire dal brevetto di M-Systems.

In termini di design, le prime chiavette USB non differivano molto da quelle che si possono acquistare oggi. Alla fine 30 dollari per uno spazio di archiviazione riutilizzabile più volte, cosa che non permettevano di fare i CD “non riscrivibili” era un buon investimento.

A distanza di 23 anni dal lancio, le chiavette USB sono utilizzate in ogni dove e sono acquistabili in versioni capienti addirittura 1 Terabyte o più, una capacità di memorizzazione superiore di ben 125.000 volte rispetto al modello iniziale.

La nascita della chiavetta USB a Singapore

Il CEO di Trek, Henn Tan, non è diventato famoso come altri pionieri dell’hardware. Le principali aziende tra cui IBM, TEAC, Toshiba e Verbatim hanno acquistato la licenza da Trek per realizzare le proprie chiavette. E tante altre società hanno copiato il lavoro di Tan e dei suoi senza permesso e senza alcuna citazione.

A metà degli anni ’90, Singapore era diventata un importante centro per la produzione di apparecchiature elettroniche. Non è un caso che Trek avesse sede proprio nell’isola. Di provenienza Sanyo, Toshiba chiese supporto a Trek per la realizzazione dei suoi prodotti. In particolare, l’azienda diretta da Tan ebbe il compito di progettare e realizzare un lettore MP3.

Il numero uno di Trek, tuttavia, non soltanto esaudì la richiesta di Toshiba ma incaricò i suoi ingegneri di lavorare su un prodotto che era essenzialmente un lettore musicale senza la funzionalità di lettore musicale. Sembra un gioco ma in realtà il risultato fu proprio la prima chiavetta USB della storia.

Tan depositò una domanda di brevetto per la sua invenzione nel 2000, un mese prima della fiera in cui venne presentata la sua chiavetta.

Le prime chiavette USB: quanto erano veloci rispetto ad oggi

In un altro articolo abbiamo visto le differenze tra porte e cavi USB. Quando le prime chiavette USB furono presentate, abbracciavano già le specifiche USB 1.1. Sulla carta, quindi, era possibile raggiungere una velocità teorica nel trasferimento dati di 12 Mbps. Tuttavia, a causa di limitazioni tecniche e overhead di protocollo, la velocità era significativamente inferiore.

Nel caso delle prime chiavette USB, le velocità effettive di lettura e scrittura erano generalmente molto inferiori al limite massimo teorico di 12 Mbitps. Spesso, le velocità di trasferimento erano comprese tra 800 Kbps e 5 Mbps. Erano comunque numeri interessanti per l’epoca poiché le comuni alternative per lo storage dei dati avevano velocità di trasferimento ancora più basse.

Oggi è importante verificare le sigle Gen 1 (5 Gbps), Gen 2 (10 Gbps), Gen 2×2 (20 Gbps) e Gen 3×2 (40 Gbps) per stabilire le velocità di trasferimento dati raggiungibili come valore massimo teorico e farsi un’idea delle performance che è possibile attendersi da ciascuna chiavetta USB. In un altro articolo abbiamo visto proprio le caratteristiche da tenere in considerazione per scegliere la migliore chiavetta USB.

Data retention: per quanto tempo i dati restano memorizzati nella chiavetta USB

Come nel caso delle unità SSD, anche le chiavette USB contengono memorie flash NAND che possono perdere le loro abilità di conservare i dati dopo migliaia di cicli di scrittura/cancellazione. Abbiamo visto quanto è sicuro memorizzare i dati in una chiavetta USB.

La data retention è il periodo di tempo durante il quale i dati memorizzati su una chiavetta USB possono essere conservati senza degradazione o perdita. Sebbene le chiavette USB siano generalmente affidabili per la conservazione dei dati a lungo termine (circolano ancora supporti che hanno oltre 10 anni di vita e che continuano a funzionare), possono verificarsi alcuni problemi che possono portare alla perdita di dati nel tempo.

Le celle di memoria possono subire un certo degrado, specialmente se vengono lette o riscritte di frequente. Possono così ingenerarsi errori di lettura e scrittura dei dati, compromettendo la loro integrità. L’esposizione a condizioni ambientali estreme può influire negativamente sulla stabilità dei dati memorizzati e portare alla perdita delle informazioni conservate nella chiavetta. Per non parlare dei guasti hardware su circuiti interni, connettori USB o altri componenti.

Sul piano della sicurezza, oggi le chiavette USB possono rappresentare un problema. Per evitare che dati riservati e informazioni personali possano cadere in mani sbagliate, è sempre bene proteggere il contenuto della chiavetta USB con BitLocker o altre soluzioni crittografiche simili.

Inoltre, è altrettanto importante evitare di collegare chiavette USB sconosciute senza aver prima preso le necessarie precauzioni.

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