Negli ultimi anni, anche nel mondo delle distribuzioni Linux – tradizionalmente considerate come un baluardo di libertà e rispetto della privacy – si è assistito a un cambiamento: molte distro includono strumenti di telemetria, raccolta dati o collaborano con provider terzi. Diventa quindi sempre più importante, oggi più che in passato, saper scegliere in modo consapevole una distribuzione Linux, considerando aspetti come sicurezza, privacy e licenza.
Per evitare di incappare in distribuzioni Linux che non rispettano sicurezza, privacy o libertà dell’utente, è fondamentale adottare un approccio consapevole e metodico. Ne parliamo di seguito.
Guida per evitare distribuzioni Linux non sicure o problematiche sul versante della privacy
Notiamo in questi mesi la crescente pubblicizzazione online, tramite articoli di approfondimento (?), video e altri strumenti online, di distribuzioni Linux che propongono un’interfaccia accattivante, spesso in perfetto stile Windows 11. In realtà, “sotto il cofano”, abilitano strumenti di telemetria e raccolte di dati personali. Non è così in tutti i casi, ma è essenziale approfondire.
Molte distribuzioni hanno una sezione “Privacy” o “Legal” sul sito ufficiale: è quindi fondamentale verificare la presenza di frasi come “potremmo raccogliere dati per migliorare l’esperienza”, peraltro largamente vaghe.
La distro Linux deve inoltre fare chiarezza su opt-in/opt-out: la raccolta deve essere disattivabile e chiaramente spiegata. Dovrebbe inoltre essere sempre esplicitata l’assenza di una condivisione dati con terze parti. Nel caso in cui ciò avvenisse, è indispensabile un chiaro riferimento ai soggetti coinvolti.
Ci si può eventualmente avvalere anche di uno strumento Web come Terms of Service; Didn’t Read per un’analisi rapida delle policy (soprattutto per distribuzioni più note).
Controllare la composizione del sistema base
Molte distribuzioni Linux includono driver e firmware proprietari per migliorare la compatibilità hardware, specialmente su laptop recenti. Per molti è un bel passo avanti ma è importante tenere presente che, in questi casi:
- Non è possibile ispezionare il codice: ciò significa che non si può sapere cosa fanno esattamente questi componenti.
- Risulta impossibile verificare la sicurezza dei componenti o modificarli.
- Il software può includere funzionalità di telemetria non documentate.
Lo stesso vale per il software installato tramite Snap o Flatpak, se proveniente da store centralizzati o chiusi (es. Snap Store di Canonical, Flathub non filtrato ovvero lo store che può includere anche componenti proprietari).
Molte distro (es. Ubuntu, Linux Mint, Manjaro) abilitano di default repository contenenti software non libero, come:
restricted
,multiverse
su Ubuntunonfree
su Fedora (RPMFusion)community
su Arch (può contenere pacchetti a licenza mista)
Strumenti online che comunicano automaticamente con server esterni
Distribuzioni come Ubuntu, Deepin, Zorin OS, Endless, Pop!_OS e altri sistemi basati su Snap o simili possono installare software che, anche senza avvio esplicito da parte dell’utente, instaurano connessioni remote. Ad esempio:
- Snapd contatta regolarmente
api.snapcraft.io
per aggiornamenti e metadati. - Alcune versioni di Ubuntu inviano telemetria anonima (abilitata di default) tramite
ubuntu-report
. - Deepin OS è stato accusato di usare servizi cinesi per la gestione degli aggiornamenti e dello store desktop (con IP tracciati).
Privacy: telemetria, dati raccolti e servizi integrati
Non tutte le distribuzioni rispettano allo stesso modo la privacy dell’utente.
Come accennato in precedenza, alcune distribuzioni (i.e. Ubuntu) raccolgono dati non identificativi per migliorare il sistema. In genere è possibile disattivare queste funzionalità, ma è essenziale essere consapevoli della loro eventuale presenza. Altre distribuzioni (Fedora, Debian, Void Linux, Alpine Linux) non includono alcun meccanismo di telemetria attiva per impostazione predefinita.
Distribuzioni come Linux Mint o Zorin OS possono integrare strumenti o motori di ricerca predefiniti che condividono dati (i.e. con Google, Bing). Al contrario, distribuzioni privacy-first come Tails, PureOS o Trisquel evitano servizi centralizzati.
Le distribuzioni più trasparenti adottano un modello opt-in: niente raccolta dati se non esplicitamente autorizzata. L’uso del modello opt-out, di contro, è più problematico perché può essere difficile da identificare e disattivare.
Licenza: libertà, restrizioni e software proprietario
La licenza con cui è distribuito il software determina i diritti in termini di modifica, redistribuzione e utilizzo. Free Software Foundation (FSF) non ammette altre distribuzioni se non quelle che escludono qualunque software proprietario. Queste distro sono ideali per chi cerca il massimo della libertà, ma possono essere limitanti in termini di compatibilità hardware.
Distribuzioni come Debian, Fedora o Arch Linux offrono un sistema base libero, ma permettono l’uso di driver o codec proprietari. In generale, offrono un ottimo compromesso tra libertà e funzionalità.
Alcune distribuzioni commerciali (ad esempio Ubuntu con Snap, elementary OS) includono componenti closed-source, spesso per facilitare l’esperienza utente. In questi casi è importante leggere la privacy policy e le condizioni d’uso.
I segnali d’allarme per evitare una distribuzione Linux
Comportamento | Indicazione |
---|---|
Telemetria attiva senza consenso | Potenziale violazione della privacy |
Installazione forzata di Snap/Flatpak da store controllati | Dipendenza da infrastrutture esterne |
Licenza opaca o ambigua | Rischio di software non libero o con restrizioni |
Assenza di changelog o codice sorgente accessibile | Mancanza di trasparenza |
Richiesta di creare un account per usare funzionalità locali | Profilazione o controllo centralizzato |
Distribuzioni Linux da evitare o usare con cautela
Deepin è una distribuzione cinese che negli anni ha fatto discutere per la presenza di componenti chiusi, chiamate a server remoti non documentate e una generale opacità nei meccanismi di telemetria e raccolta dati. Benché la Deepin 25 abbia cercato di rinnovarsi sul piano tecnico, la comunità ha a più riprese espresso dubbi sul versante della privacy.
Lo stesso vale per altri sistemi orientati all’utente finale che, tuttavia, sacrificano alcuni capisaldi del software libero in nome dell’esperienza “out of the box“. Distribuzioni come Winux (ex wubuntu, ex WindowsFX) offrono interfacce accattivanti e un aspetto familiare a chi proviene da Windows, ma includono software proprietario preinstallato e repository chiusi. Il codice sorgente non è nemmeno disponibile, rendendo impossibile effettuare un audit o capire esattamente cosa accade nel sistema.
Zorin OS è una distro elegante e user-friendly: è un’ottima alternativa a Windows 10 ormai in fase di abbandono da parte di Microsoft ma non è adatta a chi cerca soltanto software libero. Nello specifico, infatti, Zorin OS include software proprietario e alcune funzionalità sono a pagamento (Zorin OS Pro). Integra inoltre Snap e repository misti con componenti closed-source.
Quando, ad esempio, l’uso di Snap è obbligatorio e preinstallato senza possibilità di opt-out, si entra in una zona grigia in cui l’utente perde il controllo su come e da chi viene gestito il proprio software.
Un ulteriore elemento di attenzione riguarda le licenze opache o miste, che impediscono di distinguere nettamente cosa sia davvero libero da ciò che non lo è. Quando una distribuzione non offre un changelog dettagliato o non mette a disposizione il codice sorgente delle sue modifiche, viene meno quella trasparenza che rappresenta la base del rapporto di fiducia tra progetto e comunità.
Non si tratta quindi di demonizzare queste distribuzioni, ma di prenderle con la dovuta cautela. Chi ha esigenze di sicurezza, riservatezza o vuole costruire un sistema pienamente controllabile, dovrebbe orientarsi verso progetti con una governance trasparente, codice che può essere sottoposto a verifiche, politiche di raccolta dati ben esplicitate e un forte radicamento nei valori del software libero.
Prendiamo il caso di Endless OS: si tratta di un progetto educativo sponsorizzato anche da fondazioni e aziende. Le criticità principali riguardano l’utilizzo di un modello chiuso per la gestione pacchetti (OSTree + Flatpak solo da store Endless) e la difficile personalizzazione del sistema, ad esempio con l’installazione di software da fonti alternative.
Ancora, Manjaro è certamente un’ottima distro basata su Arch ma la gestione centralizzata dei repository non risulta perfettamente trasparente (ritardi nell’allineamento con Arch). È valida per gli utenti avanzati, ma non è la Arch “pura”. Per chi volesse mantenere un completo controllo, meglio Arch Linux o EndeavourOS.
Gli strumenti per verificare le distribuzioni Linux più sicure, fedeli ai principi del software libero e rispettose della privacy
Non esiste un unico “verificatore automatico” ma piuttosto un insieme di fonti, progetti e criteri che si possono abbinare per verificare quali sono le distro Linux più sicure e rispettose della privacy.
Come accennato in precedenza, per chi non è disposto a nessun compromesso, FSF mantiene un elenco ufficiale di distribuzioni completamente libere, ovvero che non includono né suggeriscono software proprietario, rispettano pienamente le 4 libertà del software libero, non tracciano l’utente, non includono firmware non libero.
Tra gli esempi inclusi ci sono le seguenti distribuzioni: Trisquel, Guix System, Parabola (libre branch), PureOS e Dragora.
Sul tavolo vanno però anche messi i limiti di queste distro: alcune possono risultare davvero troppo minimali o poco pratiche per l’uso quotidiano.
Si può anche utilizzare il sito Linux Hardware in combinazione con il comando hw-probe
per raccogliere dati sull’hardware supportato e verificare quali distro includono blob binari proprietari, driver non liberi o moduli closed-source nel kernel. Il comando da usare è il seguente:
sudo hw-probe -all -upload
Un ottimo ausilio arriva anche da DistroWatch, la piattaforma che cataloga centinaia di distribuzioni, utile per:
- Verificare la base di partenza (es. Debian, Arch, Fedora).
- Cercare distro senza Snap, senza systemd, soltanto con pacchetti liberi.
- Consultare lo storico degli aggiornamenti di sicurezza.
- Leggere la licenza e il tipo di repository utilizzato.
DistroWatch contiene anche specifiche sezioni dedicate alla sicurezza e telemetria, se trattasi di aspetti noti.
Uno strumento basato su riga di comando che analizza qualunque sistema Debian-based alla ricerca di pacchetti proprietari eventualmente presenti è vrms, acronimo di Virtual Richard M. Stallman:
sudo apt install vrms
vrms
Conclusioni
Scegliere una distribuzione Linux oggi non significa soltanto valutare l’estetica dell’interfaccia o la semplicità d’uso. Si tratta di un’attività da svolgere con attenzione, che richiede una riflessione consapevole su aspetti fondamentali come la privacy, la sicurezza, la trasparenza e il rispetto delle libertà digitali.
L’inclusione crescente di strumenti di telemetria, pacchetti proprietari e modelli di distribuzione chiusi, anche in sistemi apparentemente “liberi”, impone agli utenti – soprattutto quelli più attenti o con esigenze professionali – una maggiore cautela.
Non esiste la distribuzione perfetta per tutti, ma esistono criteri oggettivi per identificare le distro più rispettose dell’utente: presenza di codice sorgente accessibile, licenze libere, assenza di raccolta dati non dichiarata, possibilità di controllo sul software installato e un modello di sviluppo aperto e verificabile.
Affidarsi a strumenti di verifica, consultare fonti indipendenti e leggere con attenzione le policy di privacy e licenza sono passaggi indispensabili per avvalersi di un sistema davvero libero e sicuro.