DVB T2, cos'è e cosa cambia con la nuova tecnologia

Cosa cambia sul digitale terrestre con il passaggio allo standard DVB T2 HEVC a 10 bit. Differenze rispetto alla prima generazione, i tempi per lo switch off dopo la decisione del MISE di fine luglio 2021 e gli aggiornamenti di agosto 2023. Quali sono i dispositivi compatibili in vista del primo passaggio di alcuni canali RAI a DVB T2 nel corso del mese di gennaio 2024.
DVB T2, cos'è e cosa cambia con la nuova tecnologia

Un passaggio storico avvenne nel 2012 quando la TV analogica passò finalmente al digitale terrestre nella sua prima versione conosciuta con l’appellativo DVB-T (“T” sta appunto per terrestrial). Della tecnologia DVB T2 avevamo iniziato a parlare nel 2017: si tratta di una versione migliorata dello standard DVB-T che il DVB (Digital Video Broadcasting), consorzio europeo che si occupa di definire modalità condivise per la trasmissione televisiva digitale terrestre, iniziò a proporre già nel 2006.

Con il decreto ministeriale 19 giugno 2019 era stato fissato per il 21-30 giugno 2022, a distanza di 10 anni dal precedente, un nuovo switch off; questa volta con il definitivo passaggio da DVB-T a DVB T2, presentato come il nuovo digitale terrestre. Si tratta di un’evoluzione tecnologica che aveva come obiettivo primario quello di migliorare la qualità delle trasmissioni televisive.

In realtà, a luglio 2021, con un’improvvisa modifica delle decisioni assunte in precedenza, il Ministero dello Sviluppo Economico decise di rimandare a data da destinarsi l’avvio della transizione a DVB T2. Il nuovo orientamento (agosto 2023) è quello di attivare le prime trasmissioni DVB T2 con codifica HEVC a 10 bit entro il 10 gennaio 2024. La prima emittente chiamata ad attivarsi in tal senso è RAI che dovrà predisporre un proprio MUX nazionale per irradiare il segnale DVB T2 su tutto il territorio italiano. Si parla soltanto di una selezione di canali (secondari) per poi aggiornare anche gli altri MUX a DVB T2 in tempi successivi.

I motivi del passaggio da DVB-T a DVB T2 e le indicazioni normative

Il fine dello standard DVB T2 consiste nel miglioramento della ricezione con apparati fissi e portatili facendo crescere anche il bitrate ovvero la quantità di informazioni trasferita nell’unità di tempo: più dati vengono trasferiti al secondo e, per quanto riguarda ad esempio il flusso video, maggiore sarà la qualità delle immagini.

DVB T2 usa codici a correzione d’errore simili a quelli impiegati con lo standard satellitare DVB S2, permette l’utilizzo di sistemi MIMO, ben noti in ambito WiFi, prevede metodiche per la riduzione della potenza di picco irradiata dall’antenna trasmittente, consente di usare più di 8.000 portanti, di stimare il canale migliore con l’impiego di un numero inferiore di portanti pilota, di usare diverse versioni di codifica e modulazioni, di aumentare le distanze tra antenne e ricevitori, di incapsulare pacchetti IP nello stream e altro ancora.

Presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) tutte le parti interessate si erano accordate su una roadmap condivisa per il passaggio al DVB T2. Era stato inoltre varato il sito Nuova TV digitale per riassumere tutte le informazioni utili in vista dello switch al DVB T2.

Con la decisione del MISE del 27 luglio 2021 citata nell’introduzione, la programmazione iniziale è definitivamente saltata. Con un percorso verso DVB T2 che si è fatto improvvisamente incerto.

Il digitale terrestre, purtroppo, è rimasto indietro in termini di risoluzioni e bitrate

Mentre il satellite, grazie allo standard DVB S2 (anch’esso abbracciato di recente con una storica migrazione), può assicurare qualità audio-video stellari e un sempre maggior numero di network televisivi che trasmettono in 4K UHD, l’unica cosa che ci si è limitati a fare sul versante del digitale terrestre è il “mini switch off” del 21 dicembre 2022 per disporre il passaggio a MPEG-4 AVC (H.264). Il tutto mentre l’interesse degli utenti si è sempre più spostato verso le piattaforme di streaming video fruibili via Internet attraverso una qualunque connessione dati e con gli operatori interessati che iniziano a fare i test su DVB-I.

Quando inizierà davvero il passaggio a DVB T2

La legge Finanziaria 2018 in materia di “Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G” aveva posto una “data spartiacque” ovvero il 1° luglio 2022. In realtà, con la già citata decisione del MISE di fine luglio 2021, il 1° luglio 2022 era rimasta soltanto la data in cui tutti i network televisivi dovevano liberare le frequenze sulla banda dei 700 MHz.

Tali frequenze sono infatti rese disponibili per le reti mobili che offrono connettività 5G e consegnate agli operatori aventi titolo che hanno vinto il bando per l’assegnazione delle frequenze, gara precedentemente organizzata dal MISE stesso.

In Italia è stato assegnato in licenza ai vari operatori di telecomunicazioni l’utilizzo delle bande di frequenza sui 694-790 MHz, 3600-3800 MHz e 26,5-27,5 GHz per l’erogazione di servizi di connettività di quinta generazione.

Come accennato nell’introduzione, il Ministero sembra a questo punto orientato a prescrivere il passaggio da parte di RAI a DVB T2 con codifica HEVC (vedere più avanti per il significato di HEVC) entro il 10 gennaio 2024. L’operazione riguarderà un numero ridotto di canali RAI che non risulteranno più ricevibili da chi non possiede apparecchi compatibili DVB T2.

Nella roadmap ministeriale saranno indicati anche i canali da passare su DVB T2 in tempi successivi, a partire appunto da RAI.

Come sapere se la TV ha il DVB T2. Quando acquistare un nuovo TV o un decoder

Dal 1° gennaio 2017 i vari canali di vendita sono autorizzati a commercializzare esclusivamente dispositivi dotati di sintonizzatore DVB T2 HEVC.
Chi ha acquistato un nuovo televisore da inizio 2017 in avanti, quindi, può essere già sufficientemente sicuro di essere pronto per lo switch off che a questo punto avverrà, forse, nel 2024. Anche se non sono escluse ulteriori slittamenti. Come spieghiamo più avanti, è necessario porre particolare attenzione su alcuni specifici aspetti tecnici.

HEVC (High Efficiency Video Coding), noto anche come H.265, è uno standard di compressione video che va a braccetto con DVB T2. HEVC è l’erede dell’H.264/MPEG-4 AVC: migliora la qualità video, raddoppia il rapporto della compressione dei dati rispetto a H.264 e supporta l’ultra definizione 8K, spingendosi fino a 8192 x 4320 pixel. In un altro articolo mettiamo in evidenza le principali differenze di HEVC (H.265) rispetto a H.264.

I TV immessi sul mercato dal 1° gennaio 2017, come detto, sono compatibili HEVC. Anche alcuni televisori di fascia medio-alta acquistati nel 2015-2016 dovrebbero essere compatibili DVB T2 HEVC.

Qualche osservazione utile sui TV e dispositivi acquistati prima del 2017

Per i televisori antecedenti al 2017, il suggerimento è quello di annotarne il modello esatto quindi effettuare una ricerca in rete, meglio sul sito del produttore, alla ricerca delle specifiche tecniche complete. In questo modo si può accertare l’eventuale compatibilità con DVB T2 HEVC a 10 bit.

Il dato sulla profondità di colore (10 bit) è fondamentale perché i dispositivi compatibili soltanto con DVB T2 HEVC a 8 bit non permetteranno di ricevere i canali del digitale terrestre dopo lo switch off previsto probabilmente per il 2024.

I TV risalenti agli anni 2014-2015 integrano il supporto DVB T2 ma non il codec HEVC: questa limitazione rende di fatto impossibile ricevere i nuovi canali dopo lo switch off definitivo.

Letteralmente improbabile se non proprio impossibile il rilascio di aggiornamenti del firmware in grado di attivare la compatibilità con il codec HEVC: vale comunque la pena provare a consultare l’area Download del produttore previa ricerca del modello di TV esatto inserendo la sigla corrispondente.

Un aggiornamento del firmware è sempre in grado di modificare il comportamento del software del televisore ma non può intervenire sulla configurazione hardware del chip usato per la decodifica video.

Se il chip di decodifica disponesse dell’hardware sufficiente per supportare HEVC allora il produttore potrebbe effettivamente rilasciare un aggiornamento del firmware. In altri casi ciò non potrà mai avvenire.

Come controllare la compatibilità con DVB T2 del proprio TV e del sintonizzatore digitale integrato

Ormai da metà gennaio 2020, sono attivi due canali (100 e 200 del digitale terrestre) gestiti rispettivamente da RAI e Mediaset che permettono di verificare la compatibilità del TV con DVB T2 HEVC.

Oltre che “spulciando” tra le specifiche basta effettuare una nuova risintonizzazione del TV per quanto riguarda le frequenze del digitale terrestre quindi portarsi sui canali 100 e 200.

La comparsa di un “cartello” simile a quello riprodotto in figura (trasmesso con risoluzione 720p) conferma che il dispositivo, al momento dello switch off finale, sarà in grado di ricevere le trasmissioni in DVB T2 HEVC senza adottare apparecchi accessori (i.e. decoder compatibile).

Se il televisore attualmente in uso non fosse in grado di sintonizzare entrambi i canali 100 e 200, se lo schermo risultasse completamente nero o se venissero visualizzati messaggi circa l’indisponibilità dei canali, significa che il TV non è compatibile DVB T2 HEVC a 10 bit. Su un televisore con supporto HEVC a 8 bit dopo lo switch off si vedrà schermo nero.

Come accennato in precedenza, i 10 bit si riferiscono alla profondità di colore gestibile con HEVC ovvero 1 miliardo di colori.

La presenza del bollino DGTVi PLATINUM conferma che il TV o il decoder sono pienamente compatibili DVB T2 e HEVC. Esistono diverse versioni del “bollino” ma quella PLATINUM offre, a colpo d’occhio, la massima garanzia. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dedicato ai bollini della nuova TV digitale terrestre e satellitare.

Un nuovo decoder DVB T2 HEVC a partire da inizio 2024. I TV box Android DVB T2

Su Amazon Italia si trovano tanti decoder DVB T2 HEVC pronti per l’uso al prezzo massimo di circa 35 euro: basta collegarli al TV mediante porta HDMI oppure con la vecchissima presa SCART se si disponesse di un televisore ancora più datato (e non si volesse ancora conferirlo come rifiuto RAEE nei centri di raccolta specializzati).

Il Ministero mantiene una lista di decoder a questo indirizzo: quelli compatibili riportano nella colonna Terrestre.

Vista la contestata decisione del Ministero di rimandare tutto rivedendo la calendarizzazione che ormai sembrava definitiva, non c’è fretta di acquistare decoder e TV box DVB T2 HEVC.

Da qui al 2024 saranno presentati tanti modelli di TV box Android dotati dei connettori d’antenna per la ricezione del digitale terrestre e del segnale satellitare compatibili con le varie tecnologie e con sintonizzatore digitale DVB T2 HEVC integrato.

Il vantaggio sarà quello di poter disporre di dispositivi che non fungeranno da semplici decoder “basici” ma uniranno tali caratteristiche tecniche alla possibilità di installare applicazioni Android di ogni genere.

Quando si sceglie un TV box Android con sintonizzatore compatibile DVB T2 è comunque essenziale spulciarne bene le specifiche perché alcuni prodotti potrebbero non supportare i meccanismi DRM utilizzati dalle principali piattaforme di streaming (Netflix, Amazon Prime Video, Now TV, Infinity, Disney+, DAZN,…) quindi se l’intento fosse non soltanto quello di accedere ai canali digitali terrestri ma trasformare il televisore in una smart TV con cui sia possibile accedere ai servizi di streaming online.

Gli interessati possono accedere al bonus TV per la sostituzione di vecchi televisori e apparecchi e acquistare decoder o televisori compatibili DVB T2.

Quali sono le principali alternative a DVB T2

Come accennato in precedenza, l’alternativa a DVB T2 ovviamente esiste e si chiama satellite: tale piattaforma utilizza lo standard DVB-S2 HEVC e i canali fruibili tramite digitale terrestre (con l’eccezione di alcune emittenti minori) sono accessibili attraverso la nota piattaforma gratuita Tivusat.

È comunque necessario attrezzarsi con un decoder satellitare compatibile o con una CAM da inserire nei TV che permettono di ospitarla (deve essere certificata) e un’apposita smartcard (vedere qui per maggiori informazioni).

Su tivùsat ci sono decine di canali in alta definizione e 4K UHD ma, banale dirlo, CAM e smartcard 4K non saranno pienamente sfruttabili se il televisore si ferma al Full HD 1080p come risoluzione supportata.

L’altra alternativa sono le tante piattaforme di streaming come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ e così via che già da tempo possono garantire una qualità audio-video nettamente superiore rispetto ai tradizionali network operativi sulle frequenze del digitale terrestre (spogliati, tra l’altro, di un’importante porzione di banda sui 700 MHz). Il 4K UHD è ormai di casa, sin dalla nascita sui principali network online ed è sfruttabile connessione di rete permettendo. Lo avevamo visto, ad esempio, nell’articolo su come riprodurre i contenuti 4K UHD con Netflix.

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