IBM presenta i suoi chip a 5 nm, per superare l'architettura FinFET

IBM porta ancora più all'estremo i limiti per ciò che riguarda la miniaturizzazione di transistor e chip.
IBM presenta i suoi chip a 5 nm, per superare l'architettura FinFET

IBM non dispone di stabilimenti per la produzione dei suoi chip. Così collabora da tempo con Samsung e GlobalFoundries per mettere a punto i vari processi costruttivi.
Big Blue annuncia di aver compiuto un ulteriore passo in avanti verso la miniaturizzazione estrema: è infatti ormai pronta la tecnologia che tra qualche anno permetterà di immettere sul mercato chip a 5 nm.

Grazie al nuovo traguardo, sarà possibile integrare in un unico chip delle dimensioni di un’unghia ben 30 milioni di transistor.


Anziché ricorrere all’architettura FinFET, gli ingegneri di IBM hanno scelto di impilare, l’una sopra l’altra, più lamine di silicio utilizzando poi – nelle aree laterali – dei nanofili anch’essi in silicio che consentono di scongiurare la fuga di elettroni.

Secondo IBM i nuovi chip a 5 nm garantirebbero un miglioramento del 40% in termini prestazionali rispetto a quelli a 10 nm grazie al maggior numero di transistor (10 milioni in più).
Oppure, gli stessi chip a 5 nm possono ridurre i consumi del 75% rispetto ai predecessori utilizzando lo stesso numero di transistor.


Agendo sull’ampiezza dei transistor si possono aumentare prestazioni oppure efficienza energetica. La soluzione presentata da IBM, che si ispira a quella recentemente presentata da Samsung (Samsung, ambizioso piano per realizzare chip a 4 nm entro il 2020) si dimostra scalabile e versatile permettendo di plasmare i nuovi chip a seconda delle necessità e di guardare a un’ulteriore futura miniaturizzazione.

Ad ogni modo, non ci si aspetti di vedere i primi processori a 5 nm. Non sono arrivati neppure quelli a 7 nm che AMD (almeno per quanto riguarda le sue GPU) e Samsung dovrebbero lanciare nel corso del 2018 (Samsung, processori a 7 nm all’inizio del 2018).

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