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Un nuovo scandalo scuote il mondo della tecnologia: Meta è stata accusata di aver scaricato e utilizzato illegalmente migliaia di film per adulti protetti da copyright per l’addestramento dei suoi sistemi di intelligenza artificiale. L’accusa, avanzata da due delle più importanti case di produzione del settore, mette in discussione non solo le pratiche aziendali del colosso tecnologico, ma anche i confini tra innovazione digitale e rispetto dei diritti d’autore, in un’epoca in cui l’IA ridefinisce costantemente il concetto stesso di creatività.
Meta sotto accusa
Il procedimento legale è stato avviato presso la Corte Federale della California da Strike 3 Holdings e Counterlife Media, che sostengono come Meta abbia fatto ricorso alla piattaforma BitTorrent per appropriarsi di ben 2.396 film protetti da copyright, appartenenti a marchi di spicco.
Secondo i querelanti, tali contenuti sarebbero stati utilizzati per arricchire i dataset impiegati nell’addestramento di avanzati modelli di intelligenza artificiale, in particolare Meta Movie Gen e LLaMA, strumenti chiave nella strategia di sviluppo dell’azienda nel settore AI.
Il cuore delle accuse non riguarda soltanto il download non autorizzato dei contenuti, ma anche la loro successiva condivisione attiva attraverso il sistema “tit for tat” proprio di BitTorrent. Questa pratica, che consiste nel “seedare” i file per ottenere velocità di download superiori, avrebbe contribuito alla diffusione illecita delle opere e rappresenterebbe, secondo le parti lese, la prova di un’operazione sistematica e organizzata all’interno della struttura aziendale di Meta.
A portare alla luce le presunte attività illecite è stato il software VXN Scan, capace di identificare ben 47 indirizzi IP collegati a Facebook coinvolti nel download dei contenuti incriminati. Tra questi, particolare attenzione è stata rivolta agli indirizzi IP cosiddetti “off-infra”, presumibilmente impiegati per mascherare le tracce e rendere più difficile l’individuazione delle responsabilità. Questo dettaglio, secondo gli accusatori, suggerisce un livello di pianificazione che va ben oltre la semplice negligenza individuale, configurando una strategia mirata alla violazione sistematica del copyright.
La vicenda attuale si inserisce in un contesto già delicato per Meta, che in passato aveva dovuto ammettere, a seguito di una causa intentata da alcuni autori di libri, l’utilizzo di materiale pirata per l’addestramento dei propri sistemi di intelligenza artificiale. Le nuove accuse, però, estendono la portata della questione ai contenuti audiovisivi, evidenziando una possibile prassi aziendale consolidata e potenzialmente dannosa per l’intero settore dei diritti digitali.
Cosa rischia Meta
Secondo la legislazione statunitense in materia di copyright, le sanzioni previste possono arrivare fino a 150.000 dollari per ogni opera violata, facendo lievitare il potenziale risarcimento richiesto a Meta fino a una cifra astronomica di 359 milioni di dollari. Al momento, l’azienda non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla vicenda, lasciando aperta la possibilità di un accordo extragiudiziale che potrebbe chiudere la questione lontano dai riflettori della stampa e dell’opinione pubblica.
Il caso solleva interrogativi cruciali sul rapporto tra progresso tecnologico e tutela dei diritti d’autore, mettendo in discussione le pratiche di acquisizione e utilizzo dei dati nell’era dell’intelligenza artificiale. In un momento storico in cui la rapidità dell’innovazione sembra superare la capacità delle leggi di adattarsi ai nuovi scenari digitali, la controversia tra Meta, Strike 3 Holdings e Counterlife Media potrebbe rappresentare un precedente fondamentale per la definizione dei limiti etici e giuridici dell’IA applicata alla creatività digitale.