Ring e polizia, spezzato un legame che sembrava indissolubile

L'azienda controllata da Amazon ha deciso: smetterà di gestire le richieste di condivisione dei video degli utenti avanzate dalle forze di polizia. EFF plaude all'iniziativa ma dice che non è ancora abbastanza.

Ring è una famosa linea di dispositivi per la sicurezza domestica prodotti da Amazon. A catalogo ci sono videocitofoni, telecamere di sicurezza, allarmi e accessori correlati. Ad esempio, Ring Video Doorbell è un videocitofono con funzionalità di rilevamento del movimento e notifiche in tempo reale sullo smartphone o tablet. I dispositivi Ring sono progettati per migliorare la sicurezza all’interno e intorno alle abitazioni e agli uffici, consentendo ai proprietari di monitorare e controllare l’accesso alle proprietà, anche a distanza.

Cos’è il servizio Neighbors di Ring

Non tutti sanno che le forze di polizia possono inviare a Ring una richiesta di assistenza (Request for Assistance, RFA) che permette l’ottenimento di un video registrato dai dispositivi di sicurezza, senza neppure un mandato.

Un tempo la polizia era autorizzata a inviare la richiesta direttamente nelle caselle email degli utenti possessori dei dispositivi Ring. Successivamente, l’azienda controllata da Amazon ha rimosso questa possibilità consentendo di avanzare le richieste RFA solo tramite l’applicazione Neighbors.

Neighbors è un’app per Android e iOS che si presenta come “servizio sociale”: consente agli utenti di discutere anonimamente sulle minacce (ad esempio crimini ed eventi naturali) riscontrate nella propria zona. Quando si verifica un furto, ad esempio, è possibile avvisare le persone della stessa area; facendo leva sull’applicazione, inoltre, si possono utilizzare i prodotti Ring per catturare avvistamenti di cani smarriti.

Con una nota apparsa sul blog della società, Ring ha fatto presente che d’ora in avanti non vi è più modo, per le forze dell’ordine, di avanzare richieste RFA tramite Neighbors. In tutti i casi è necessario un mandato per poter accedere ai filmati registrati dai dispositivi Ring di ciascun utente. Soltanto nel caso in cui vi fosse una “situazione di emergenza“, i video potranno essere consegnati senza mandato e senza l’esplicito consenso dell’utente.

EFF ha sempre criticato la stretta relazione tra Ring e polizia

Ring ha dovuto incassare, nel corso degli anni, diverse critiche. Nel 2022, per esempio, fece scalpore la notizia della condivisione con le forze di polizia di 11 video, acquisiti senza mandato e senza il consenso degli interessati, compresi gli utenti proprietari dei dispositivi Ring che quel materiale l’avevano registrato.

EFF (Electronic Frontier Foundation), da sempre contraria alla consegna di filmati senza un mandato, si dichiara soddisfatta della decisione assunta da Ring ma auspica una trasparenza ancora maggiore per il futuro.

L’organizzazione internazionale impegnata nella tutela dei diritti digitali e della libertà di parola nel contesto dell’odierna era digitale, si dichiara ancora scettica sulle modalità con cui le Autorità e Ring determineranno o meno se si abbia a che fare con una “situazione di emergenza”.

Inoltre, EFF chiede che Ring provveda ad abilitare la crittografia end-to-end per impostazione predefinita, rendendo così impossibile qualunque raccolta dei dati da parte di soggetti non autorizzati (compresa Ring stessa). L’azienda di proprietà di Amazon è inoltre esortata a disattivare la raccolta audio abilitata di default: secondo vari report, sostiene l’organizzazione, acquisirebbe informazioni sonore anche da distanze maggiori rispetto a quanto inizialmente ipotizzato.

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