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Le autorità della Russia hanno annunciato una nuova e significativa stretta sulle principali piattaforme di messaggistica istantanea occidentali, limitando in modo mirato le funzionalità di chiamata su WhatsApp e Telegram. Questa decisione, ufficializzata dal ministero dello sviluppo digitale russo, viene giustificata con la necessità di tutelare la sicurezza nazionale e di rafforzare la sovranità digitale del Paese, in un contesto internazionale segnato da tensioni crescenti tra Mosca e le principali aziende tecnologiche occidentali.
WhatsApp e Telegram: che succede in Russia
Secondo quanto dichiarato dalle autorità, le piattaforme straniere rappresentano un potenziale rischio per la sicurezza e non collaborano in modo sufficiente con le forze dell’ordine russe nelle indagini su attività criminali.
Il regolatore delle comunicazioni Roskomnadzor ha precisato che le restrizioni introdotte sono circoscritte alle chiamate vocali e video, lasciando però intatte le altre funzionalità come i messaggi di testo e le note vocali. Questo intervento non solo si inserisce in una strategia di progressiva riduzione della dipendenza dalle tecnologie straniere, ma rappresenta anche un passo ulteriore nella costruzione di un ecosistema digitale autonomo e allineato alle priorità del Cremlino.
La mossa arriva in un momento in cui la Russia è impegnata a consolidare il proprio controllo tecnologico sulle comunicazioni digitali interne, spingendo la popolazione verso soluzioni sviluppate e supervisionate direttamente dallo Stato.
I russi devono passare a MAX
Contestualmente, il governo ha accelerato lo sviluppo di MAX, una nuova applicazione di messaggistica nazionale che si propone come alternativa sicura alle piattaforme occidentali.
Promossa direttamente dal Cremlino, MAX promette un’integrazione avanzata con i servizi pubblici e una gestione dei dati interamente sotto il controllo delle autorità russe, rafforzando ulteriormente la sovranità digitale, a scapito della privacy e della libertà di espressione degli utenti.
Meta e Telegram protestano
Le reazioni delle aziende coinvolte non si sono fatte attendere. WhatsApp, di proprietà di Meta Platforms, ha criticato duramente la decisione russa, sostenendo che il vero obiettivo sia quello di ostacolare l’accesso dei cittadini a comunicazioni private e sicure.
L’azienda ha sottolineato l’importanza della crittografia end-to-end per la tutela della privacy digitale degli utenti. Anche Telegram ha risposto, evidenziando i propri sforzi nel contrasto ai contenuti dannosi attraverso l’uso di tecnologie di intelligenza artificiale e ribadendo il proprio impegno per la sicurezza degli utenti.
I numeri confermano l’enorme popolarità di queste piattaforme nel Paese: WhatsApp conta 97,3 milioni di utenti mensili, mentre Telegram ne raggiunge 90,8 milioni. In confronto, il servizio nazionale VK Messenger (costola del social VKontakte, creato nel 2006 dallo stesso fondatore di Telegram, Pavel Durov) si ferma a 17,9 milioni di utenti, evidenziando quanto sia radicata la presenza delle app occidentali nel tessuto sociale russo.
Tuttavia, con la promozione di MAX e la limitazione progressiva dei servizi stranieri, il governo mira a ridurre questo gap e a indirizzare gli utenti verso piattaforme più facilmente controllabili.
Queste restrizioni si aggiungono a una serie di misure già adottate negli ultimi anni, tra cui il blocco di Facebook e Instagram e il rallentamento di YouTube, segnando una tendenza verso una crescente pressione sulle aziende tecnologiche straniere. Le autorità russe hanno inoltre richiesto alle piattaforme di aprire entità legali nel Paese e di collaborare attivamente con le forze dell’ordine, minacciando ulteriori limitazioni in caso di mancato adeguamento.