Smartphone Samsung durano il doppio rispetto a Pixel e iPhone dice l'Europa: sarà vero?

Nel 2025 l’Unione Europea ha introdotto un’etichetta energetica obbligatoria anche per smartphone e tablet, che include un nuovo indicatore chiave: il numero di cicli di ricarica garantiti prima del calo significativo delle prestazioni. L’assenza di verifiche indipendenti e la mancanza di parametri pratici rendono questi numeri difficili da interpretare per i consumatori.
Smartphone Samsung durano il doppio rispetto a Pixel e iPhone dice l'Europa: sarà vero?

Nel 2025, l’Unione Europea ha introdotto un’importante innovazione a tutela dei consumatori digitali: l’etichetta energetica anche per smartphone e tablet. Oltre all’efficienza e alla durabilità, le nuove etichette forniscono un dato fondamentale finora trascurato o celato: il numero di cicli di ricarica garantiti dalla batteria prima di un calo significativo delle prestazioni.

Il concetto di batteria come “materiale di consumo” non è nuovo, ma solo ora inizia a ricevere l’attenzione normativa che merita. Il numero di cicli di ricarica è diventato un indicatore chiave della longevità di un dispositivo, influenzando scelte d’acquisto, aspettative e fungendo da indicatore di sostenibilità.

Un ciclo di ricarica completo si verifica ogni volta che si utilizza il 100% della capacità della batteria, anche se non in un’unica ricarica (es. 50% al mattino e 50% la sera = 1 ciclo). Dopo un certo numero di cicli, ogni batteria comincia a perdere capacità: meno autonomia, ricariche più frequenti, prestazioni ridotte.

Le batterie che durano di più: Samsung svetta secondo la Commissione Europea

Secondo le informazioni conservate nella Banca dati europea dei prodotti per l’etichettatura energetica (EPREL), Samsung emerge con un primato notevole: fino a 2.000 cicli di ricarica su molti modelli della serie Galaxy e Galaxy Tab. A seguire, troviamo Nothing e Sony con valori fino a 1.400 cicli, mentre Google e Apple si assestano su 1.000 cicli per l’intera gamma Pixel e iPhone.

Marca Modelli Cicli di ricarica
Samsung S25, S24, A56, Tab S10, XCover7, ecc. 2.000
Samsung A26, A16 1.200
Google Pixel 9, 9 Pro, 9a, 8a 1.000
Apple iPhone 16 Pro Max, iPad Air M3, ecc. 1.000
Nothing Phone 3, CMF Phone 2 Pro 1.400
Sony Xperia 1 VII 1.400
OnePlus 13R 1.200
OnePlus 13 (con batteria silicio-carbonio) 1.000
Fairphone Fairphone 5 1.300
Fairphone Fairphone Gen.6 1.000
Motorola Edge 50, Edge 60, Razr 60, G86, ecc. 800–1.200

Il balzo di Samsung a 2.000 cicli, per alcuni modelli di smartphone, solleva domande tecniche interessanti. Come ha fatto l’azienda coreana a raddoppiare la durata della batteria rispetto alla media di mercato? Le ipotesi includono:

  • Chimiche migliorate: ottimizzazioni nella composizione degli elettroliti o negli anodi, forse con litio-silicio.
  • Sistemi di gestione energetica (BMS) avanzati: limitazione intelligente della carica per preservare la batteria.
  • Algoritmi software che evitano il completamento dei cicli in condizioni stressanti (es. alte temperature).

Finché i produttori non saranno obbligati a divulgare dettagli più tecnici, tuttavia, queste rimangono speculazioni.

Attendibilità dei dati: sì, ma con riserve

I dati sono raccolti da un registro ufficiale europeo e, per i grandi marchi come Samsung, Google, Motorola, Apple, è probabile che riflettano test standardizzati o condizioni simulate. Tuttavia, la reale efficacia di questi numeri dipende fortemente dal metodo con cui i cicli di carica sono misurati, ovvero:

  • In condizioni ideali di laboratorio.
  • Senza considerare stress termici, ambientali o comportamentali.
  • Con un’interpretazione tecnica del “ciclo di carica completo” che può essere diversa da quella percepita dall’utente.

Va detto, tuttavia, che le informazioni condivise da EPREL sono poco significative per il consumatore medio. La maggior parte degli utenti non ha un riferimento chiaro su cosa significhi “1.000 cicli” nella pratica quotidiana. Una persona potrebbe caricare il telefono una volta al giorno, un’altra due volte al giorno ma solo fino all’80%. In assenza di una traduzione pratica (es. “questo significa 3 anni di uso medio”), i numeri risultano astratti e poco utili per le scelte di acquisto.

Assenza di verifiche indipendenti e fattori di mitigazione non considerati

Le dichiarazioni numeriche in termini di cicli di ricarica riportate su EPREL potrebbero quindi essere aderenti alla realtà, ma senza test di terze parti (ad esempio enti di certificazione indipendenti, laboratori specializzati o istituti universitari), non c’è modo di verificarne l’effettiva validità, soprattutto nel lungo periodo.

Gli utenti esperti conoscono gli errori da evitare per far durare di più la batteria dello smartphone. Ad esempio, è cosa nota che il ciclo di vita delle batteria si amplia se si evita di caricarle al 100% o di scaricarle al di sotto del 20%. Inoltre, alcuni produttori possono sovradimensionare la batteria fisica (es. dichiarare 5.000 mAh ma installarne una da 5.300 mAh) per aumentare la vita utile.

Tutti questi fattori modificano radicalmente la percezione di un ciclo di carica, rendendo i numeri “ufficiali” solo una parte della verità tecnica.

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