Spazio disponibile su una chiavetta USB o in una memoria SD differisce da quello indicato dal produttore: da cosa può dipendere

Un utente scopre che una chiavetta USB appena acquistata contiene meno dati rispetto alla capacità dichiarata dal produttore. Si tratta di un comportamento tutt'altro che infrequente e comune soprattutto ai dispositivi "non-premium".
Spazio disponibile su una chiavetta USB o in una memoria SD differisce da quello indicato dal produttore: da cosa può dipendere

A meno di non avere a che fare con un’unità USB danneggiata o contraffatta, quando c’è un significativo scostamento tra la capacità del supporto di memorizzazione e quanto dichiarato dal produttore, è possibile che il dispositivo sia stato partizionato e che non tutte le partizioni siano visibili al sistema operativo in uso, ad esempio Windows.
Abbiamo già visto come risolvere con le chiavette USB e le unità esterne che mostrano una dimensione errata.

C’è un altro aspetto degno di nota: i produttori di soluzioni per lo storage dei dati utilizzano da sempre i multipli decimali mentre i produttori di memorie RAM e gli sviluppatori di sistemi operativi usano il sistema binario.
Le dimensioni di hard disk, SSD, chiavette e unità esterne non coincidono con quelle dichiarate dal produttore e Windows mostra una capacità inferiore semplicemente perché per il sistema operativo 1 GB equivale a 1.024 Megabyte.
Un’unità da 500 GB, presentata come tale dal produttore, viene vista in Windows come da 465 GB (dividere 500 GB per la costante 1,073741824). Il sistema operativo usa infatti i gibibyte (abbreviato GiB): giga = 230 cioè 1.073.741.824 byte.

Questo è un aspetto noto: ciò che è un po’ meno conosciuto è che alcuni modelli di dispositivi di memorizzazione, ad esempio chiavette USB e schede SD hanno davvero una capienza inferiore a quella “pubblicizzata”.

Un ricercatore presenta il caso di una chiavetta USB da 16 GB comprata di recente (stesso modello, stesso produttore). Rispetto a quelle acquistate in tempi precedenti, l’unità esterna presenta circa 580 MB in meno.

Sul sito di SanDisk, azienda di proprietà di Western Digital, dapprima viene chiarita la differenza tra la capacità dichiarata dal produttore e quella riportata dal sistema operativo per poi specificare che parte della capacità può essere utilizzata per “altre funzioni” e quindi non essere resa effettivamente disponibile all’utente.

Nel caso delle unità SSD sappiamo che l’over provisioning è una tecnica utilizzata per rendere più veloce e durevole l’unità a stato solido: il rovescio della medaglia è che tutta la capienza disponibile non può essere sfruttata per la memorizzazione dei dati.

Usando utilità Linux come GNOME Disks oppure diskutil info e f3probe dalla finestra del terminale, è possibile leggere la reale capacità in Gigabyte di qualunque unità.

SanDisk non chiarisce nel dettaglio da cosa può dipendere la minore capienza rilevabile sulle unità USB ma possiamo dire che riguarda anche altri produttori: non è quindi infrequente trovarsi dinanzi a una chiavetta che all’atto pratico contiene meno byte di quanto sia lecito aspettarsi. “Una parte della capacità totale viene utilizzata per fornire determinate funzioni, comprese le ottimizzazioni della memoria a supporto delle prestazioni e della durabilità dell’unità pertanto non è disponibile per l’archiviazione di dati utente. Questo aspetto è precisato sulla confezione e sui materiali usati per il marketing con la dichiarazione <<Archiviazione utente effettiva inferiore>>“, si legge sulla pagina di supporto SanDisk.

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