Spotify rimuove podcast che promuovono la vendita illegale di farmaci

Spotify interviene contro podcast falsi che promuovono farmaci senza prescrizione, migliorando la sicurezza della piattaforma.

Un nuovo allarme scuote il mondo dello streaming audio: circa 200 podcast sono stati rimossi da Spotify dopo che indagini condotte da CNN e Business Insider hanno portato alla luce una preoccupante frode.

Questi contenuti fraudolenti promuovevano la vendita di farmaci illegali, tra cui Tramadol, Oxycodone e Adderall, attraverso link che indirizzavano gli utenti verso siti Web non autorizzati per la vendita di tali sostanze.

La celebre piattaforma di streaming ha intrapreso un’operazione di pulizia a seguito delle rivelazioni giornalistiche. I podcast, creati appositamente per lo scoto e di durata brevissima, non avevano lo scopo di informare o intrattenere, ma fungevano esclusivamente da vetrina per la promozione di farmaci. Questi, però, dovrebbero essere venduti solo tramite prescrizione medica.

Un caso particolarmente emblematico è quello del podcast “My Adderall Store”, che reindirizzava gli ascoltatori verso un sito per l’acquisto di stimolanti e altri medicinali potenzialmente pericolosi per la salute. Nonostante gli sforzi dichiarati da Spotify, alcune fonti hanno segnalato che molti di questi contenuti sono rimasti accessibili per mesi prima di essere eliminati.

Podcast falsi e vendita farmaci illegali: l’intervento di Spotify

La piattaforma di streaming dispone di regole precise per prevenire tali abusi. Le sue linee guida, esplicitate nella sezione “Platform Rules”, vietano in modo chiaro i contenuti che promuovono prodotti regolamentati o illegali, inclusi i farmaci. Tuttavia, l’applicazione di queste regole si è dimostrata complessa. “Stiamo costantemente migliorando i nostri sistemi di monitoraggio” ha dichiarato Spotify in risposta alle critiche ricevute.

La tattica utilizzata dai malintenzionati si è rivelata particolarmente sofisticata ed efficace. I podcast incriminati presentavano caratteristiche comuni: l’uso di voci sintetiche, una durata minima e un unico obiettivo – reindirizzare gli utenti verso siti esterni per l’acquisto di farmaci.

La vicenda apre una riflessione importante sulla responsabilità delle piattaforme digitali nel prevenire abusi. Sebbene Spotify abbia promesso una vigilanza continua, resta da vedere se le sue linee guida e i suoi strumenti di monitoraggio saranno sufficienti a contrastare future minacce. Questo caso rappresenta un campanello d’allarme per tutte le piattaforme digitali, che devono affrontare sfide simili.

Fonte: digitaltrends.com

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