Studenti e IA: l'11% sfrutta la tecnologia per "barare" a scuola

Il rapporto tra studenti e IA desta qualche preoccupazione: ecco una recente ricerca di Turnitin sull'utilizzo di ChatGPT e strumenti simili.

Turnitin, azienda che si occupa di sviluppare strumenti per la rilevazione di plagi testuali, ha portato avanti un’interessante studio nel contesto scolastico.

L’utility in questione, in grado di individuare l’impiego di Intelligenza Artificiale generativa ha lavorato per un anno, raccogliendo dati su oltre 200 milioni di testi. Il risultato di tale ricerca risulta alquanto interessante, con circa l’11% del materiale esaminato che è considerato come totalmente o in parte creato artificialmente.

Di questa percentuale, almeno un quinto è stato realizzato (nella sua totalità o in parte) da ChatGPT o strumenti simili. Sebbene questo risultato possa sembrare scioccante, non si discosta più di tanto rispetto ad altre ricerche simili. In poche parole, nonostante il progredire dell’IA, sembra che negli ultimi mesi non sia stato registrato un aumento dell’utilizzo della stessa per i compiti degli studenti.

Lo studio di Turnitin, però, non è l’unica ricerca che analizza questo fenomeno.

ChatGPT a scuola: tra rischi ed enormi potenzialità

La società di ricerca Tyton Partners, per esempio, ha pubblicato un report che tratta lo stesso argomento. La stessa ha intervistato un gran numero di studenti, con la metà degli stessi che ha ammesso di usare ChatGPT almeno una volta al mese. Non solo: il 75% degli intervistati ha confermato che, anche in caso di divieto da parte dell’istituto scolastico, continuerebbe a utilizzare tali strumenti.

Annie Ceccitelli, Chief Product Officer di Turnitin ha voluto commentare i dati offerti dalla ricerca, affermando come l’apprendimento si sta trasformando a causa della tecnologia. In tal senso, gli insegnanti sono chiamati a un grande impegno per mantenere la qualità degli studi elevata integrando in modo bilanciato le nuove tecnologie. Sotto questo punto di vista, per esempio, merita una citazione quanto già fatto dall’Università dell’Arizona.

D’altro canto, l’abuso dell’IA nel contesto accademico può portare a situazioni molto spiacevoli. Basti pensare a uno studente di medicina che sfrutti ChatGPT per ottenere la laurea e che, una volta pronto ad esercitare la professione, si riveli inadeguato.

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