Quarant’anni sono un traguardo raro nel settore tecnologico. Il 20 novembre 1985 debuttava Windows 1.0, una semplice interfaccia grafica costruita sopra MS-DOS. Oggi Windows “alimenta” oltre 1,4 miliardi di dispositivi nel mondo e continua a essere, nell’immaginario collettivo, sinonimo di “PC”. Eppure il percorso che ha portato il sistema operativo Microsoft a diventare un pilastro dell’informatica moderna è fatto di rivoluzioni mancate, momenti di gloria, scelte coraggiose e una lunga scia di controversie.
Le fondamenta: da Windows 1.0 a Windows 95
Windows 1.0 era essenzialmente un’interfaccia grafica sopra MS-DOS, un ambiente operativo che era limitato nelle funzionalità. Con il lancio di Windows 95, Microsoft introdusse il menu Start, la barra delle applicazioni e il concetto di finestre sovrapponibili, elementi che definiscono ancora oggi la base dell’esperienza desktop.
Windows 95 segnò un momento cruciale: la combinazione di GUI accessibile, supporto hardware avanzato e compatibilità software ampliata consolidò Windows come piattaforma dominante.
È proprio con questo storico sistema operativo che Microsoft introdurre le API Win32, assicurando la compatibilità con DOS e le applicazioni legacy; il supporto a reti locali, plug-and-play e dispositivi multimediali. La continuità delle scelte di design tra Windows 95 e le versioni successive ha garantito familiarità, ma ha anche creato una base di codice legacy che oggi limita l’innovazione radicale.
Nell’articolo sulle immagini di avvio della storia di Windows, che abbiamo pubblicato l’anno scorso, potete trovare informazioni dettagliate sulle soluzioni tecniche adottate nelle varie versioni del sistema operativo che si sono susseguite.
Innovazioni e flop: il percorso controverso
Non tutti i passaggi di Windows sono stati positivi. Alcune versioni hanno ridefinito il mercato, altre sono state fonte di critiche e fallimenti commerciali.
Successi significativi
- Windows XP: ha assicurato stabilità e un’interfaccia più moderna, guadagnandosi una diffusione massiccia in ambito consumer e aziendale.
- DirectX: introdotto nel 1995, ha rivoluzionato il gaming su PC e ispirato la creazione della Xbox.
- Windows Hello: funzione di autenticazione nativa, per accedere in Windows con il volto, l’impronta digitale o un PIN.
Fallimenti e scelte controverse
- Windows Vista: upgrade grafico (Aero) e sicurezza avanzata, ma pesantezza e problemi di compatibilità ne hanno compromesso il successo.
- Windows 8 / RT / Phone: tentativi di adattare Windows a touch e mobile, accolti negativamente per incoerenza dell’interfaccia e limitazioni hardware/software.
- Copilot e integrazione AI in Windows 11: un’innovazione forzata su una piattaforma probabilmente non ancora pronta. Percepita da molti come bloatware più che reale progresso.
Windows e il mercato: un dominio sotto pressione
Il dominio di Windows negli ultimi dieci anni mostra segnali di erosione. Sono i dati condivisi da Microsoft stessa a confermare che la base di utenti (circa 1,4 miliardi di installazioni di Windows a livello globale) è rimasta invariata nel giro di 3 anni: per questo motivo si parla di una crescita stagnante di Windows.
Il dominio di Windows è a rischio non solo per via di alcune scelte discutibili (l’ex Microsoft Dave Plummer ha dichiarato senza mezzi termini che Windows fa schifo fornendo però una ricetta correttiva, tra cui l’introduzione di una Modalità Professionale) ma anche per via della migrazione di molti utenti consumer a Mac, spinta dalle performance di Apple Silicon e dall’ecosistema integrato.
Linux in ambito desktop fatica ancora ad imporsi ma il 2025 si chiuderà come l’anno in cui si è registrata la crescita più importante della storia del pinguino (ora al 5-6% delle quote di mercato).
In ambito didattico, cercano di farsi largo i dispositivi basati su ChromeOS che riducono l’esposizione dei giovani a Windows. Inoltre, buona parte dell’utenza che non svolge attività strettamente produttive, si accontenta di usare quotidianamente smartphone e tablet basati su Android, iOS o iPadOS.
Windows oggi: continuità o stagnazione?
Windows 11 conferma la strategia di continuità: miglioramenti estetici, gestione delle finestre e integrazione di soluzioni AI, ma senza ripensare profondamente interfaccia e architettura.
In un altro articolo, cercando di decretare il miglior Windows di sempre, abbiamo concluso che Windows NT 3.51 e Windows 2000 sono le nostre “prime scelte”, quelle che ci sono rimaste davvero nel cuore. A quei tempi gli ingegneri Microsoft puntavano sulla stabilità del sistema e sulla pulizia del codice come “principi fondanti”.
Durante lo sviluppo di Windows XP, Microsoft svolse una serie di operazioni mirate proprio a ripulire il codice e all’eliminazione del debito tecnico accumulato nelle precedenti versioni di Windows. Un team di ingegneri svolse una revisione sistematica del codice esistente, identificando e riscrivendo componenti problematici, rimuovendo codice ridondante e ottimizzando le parti critiche. L’approccio portò a un sistema operativo significativamente più stabile e performante rispetto ai predecessori. Anche se, come dimostra l’analisi del codice sorgente di Windows, gli sviluppatori Microsoft si sono sempre dovuti scontrare con il fardello del codice legacy e il problema della retrocompatibilità a tutti i costi.
Oggi si dovrebbe ripristinare un approccio che miri a snellire il sistema operativo rimuovendo non soltanto legacy code inutile ma anche la propensione di Windows a installare software che poi restano inutilizzati.
I suggerimenti di Plummer, citati in precedenza e ai quali abbiamo aggiunto qualche nostra postilla, sono una buona base di partenza. La stessa gestione degli aggiornamenti tramite Windows Update andrebbe profondamente rivista per consegnare un meccanismo davvero alla portata di tutti.
La sfida dell’AI: opportunità o rischio per Windows?
Il responsabile della divisione Windows ha parlato apertamente di un Windows che diventerà un Agentic OS. I feedback di utenti, professionisti e sviluppatori sono stati decisamente negativi, per usare un eufemismo. Tanto che Pavan Davuluri è stato costretto a fornire una risposta che però non ha convinto affatto.
Negli anni ’90 e nei primi anni 2000, Microsoft si trovava in una fase cruciale della sua evoluzione: il sistema operativo Windows stava consolidando la sua posizione dominante nel mercato, ma la vera forza dietro la piattaforma non risiedeva solo nel software di Microsoft stesso. Un elemento chiave era rappresentato dai sviluppatori di terze parti, il cui contributo determinava la varietà, la qualità e la diffusione delle applicazioni disponibili per gli utenti finali.
In questo contesto, Steve Ballmer, CEO di Microsoft dal 2000 al 2014, divenne famoso non solo per le sue decisioni aziendali (alcune delle quali disastrose, come l’aver sottovalutato il successo di iOS e Android…) ma anche per i suoi comportamenti “teatrali” in pubblico. Il suo celebre intervento alla NET Conference del 1999, in cui ripeteva ossessivamente “developers! developers! developers!”, rimane un simbolo della filosofia di Microsoft: il successo di Windows dipendeva direttamente dal supporto e dall’entusiasmo degli sviluppatori esterni.
Oggi, come la posizione in materia di Agentic OS è stata fortemente criticata da uno sviluppatore di grido come Gergely Orosz, allora Davuluri ha ritenuto di intervenire. Perché se si va contro gli sviluppatori ci si schianta contro un iceberg.
Sono in tanti a ritenere che l’integrazione dell’AI agentica possa rappresentare un’occasione unica per rinnovare Windows, ma solo se costruita da zero pensando a un paradigma innovativo. Non stratificando l’AI su un sistema nato circa 32 anni (se fa riferimento alla famiglia Windows NT da cui lo stesso Windows 11 deriva).
Guardando ai prossimi 40 anni
Windows potrebbe rimanere rilevante solo se affronta alcune priorità:
- Modernizzazione architetturale: riduzione del legacy code, maggiore modularità, ottimizzazione per hardware moderno.
- Esperienza utente evoluta: UI/UX più fluida e coerente tra dispositivi.
- AI integrata senza trucchi: le soluzioni basate su AI devono essere trasparenti e non intrusive.
- Espansione oltre il PC: wearable, mobile, cloud-first computing.
- Gaming e creatività: continuare a supportare ecosistemi aperti, compatibili e innovativi.
Ma soprattutto, Windows deve tornare a mettere al centro l’utente sapendo che non tutti gli utenti sono uguali. Ci sono quelli che hanno bisogno di una guida ma lo “zoccolo duro” dei professionisti, degli sviluppatori, degli utenti avanzati che usano Windows da una vita non hanno bisogno di complicazioni. E vogliono avere la libertà di configurare Windows come meglio credono, senza imposizioni, senza obblighi, senza procedure passo passo che nascondono le funzionalità chiave così come si sono sempre utilizzate in passato.