Xiaomi: un ente terzo certificherà il funzionamento dei dispositivi per rispondere alle accuse lituane

Xiaomi rispedisce al mittente le accuse circa l'utilizzo di pratiche inaccettabili per la gestione dei dati personali e nega l'adozione di qualunque strumento censorio a livello di sistema operativo e app.

Xiaomi ha preso subito il toro per le corna rispondendo in maniera molto seria alle accuse avanzate dal governo lituano e ai dubbi sollevati dal National Cyber Security Centre (NCSC) dello stesso Paese.
Dopo le sgradite sorprese in uno smartphone Xiaomi alle quali aveva fatto riferimento il Ministro della Difesa lituano la società cinese ha condiviso una nuova importante presa di posizione.

Innanzi tutto Xiaomi, benché dissenta sulla natura di alcuni risultati cui è pervenuto NCSC, ha manifestato l’intenzione di avvalersi di un ente terzo indipendente per esaminare i punti sollevati nel rapporto.
Siamo assolutamente certi dell’integrità dei nostri dispositivi e delle norme di conformità che regolano il nostro business pertanto riteniamo necessario il coinvolgimento di una società esterna competente in materia per effettuare le opportune verifiche a beneficio dei nostri Partner e dei nostri Clienti“, ha spiegato Xiaomi.
Ed è certamente la soluzione migliore per eliminare qualunque ombra e accantonare qualunque accusa.

In merito agli strumenti censori che Xiaomi avrebbe nelle sue mani, la società ha fatto sapere i suoi dispositivi non limitano né filtrano le comunicazioni da o verso i propri utenti. Xiaomi non ha mai limitato o bloccato alcun comportamento personale dei clienti, come le ricerche, le chiamate, la navigazione sul Web o l’uso di software di comunicazione di terze parti e mai lo farà. “Il rapporto NCSC in questione non sostiene tale azione da parte nostra“, si aggiunge.

Il rapporto evidenzia l’uso da parte di Xiaomi di un software di gestione della pubblicità che ha la capacità limitata di gestire le inserzioni a pagamento e quelle push presenti sui dispositivi attraverso le app Xiaomi, come Mi Video e Mi Browser. Si tratta di un software che può essere utilizzato per proteggere gli utenti da contenuti offensivi, come la pornografia, la violenza, hate speech che potrebbero risultare per molti di carattere largamente offensione. “È una pratica comune nel settore degli smartphone e del Web in tutto il mondo“, prosegue la nota diramata quest’oggi citando a sostegno della tesi anche le clausole utilizzate, a titolo esemplificato da Google e Facebook. “Riesaminiamo di volta in volta le politiche del nostro sistema di gestione della pubblicità per garantire che soddisfino le esigenze e le aspettative dei nostri utenti. Xiaomi si impegna a operare in modo responsabile e trasparente in tutte le giurisdizioni. Ci impegniamo costantemente a migliorare e a innovare e accogliamo favorevolmente la collaborazione con gli utenti, le autorità di regolamentazione e gli altri stakeholder“.

Per quanto concerne il tema del trattamento e trasferimento dei dati secondo Xiaomi il report fa erroneamente riferimento a una gestione inappropriata da parte di Xiaomi.
Xiaomi è pienamente conforme a tutti i requisiti del GDPR, compresi la gestione, il trattamento e il trasferimento dei dati degli utenti finali. La nostra adempienza si applica a tutti i sistemi, le app e i servizi. Qualsiasi utilizzo dei dati personali è subordinato al preventivo consenso dell’utente ed è sempre soggetto alle leggi e ai regolamenti locali o regionali dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri“.

L’azienda precisa inoltre di svolgere le sue attività in piena conformità degli standard di gestione della sicurezza delle informazioni ISO/IEC 27001 e di essersi adeguata alle indicazioni per la corretta gestione delle informazioni relative alla privacy (ISO/IEC 27701).
La nostra azienda ha anche ricevuto, su base annuale, la Enterprise Privacy Certification da TrustArc dal 2016. Questo assicura la migliore tutela possibile in termini di privacy e sicurezza per l’utente finale“, conclude la presa di posizione di Xiaomi.

La società che in Europa ha recentemente superato Samsung per numero di terminali venduti ha quindi rigettato al mittente ogni accusa, ribadendo di rispettare tutte le normative locali e regionali, di essere impegnata a favore della privacy e della sicurezza dei propri utenti e che la bontà del suo lavoro sarà appunto certificata da un ente terzo.

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