Anche l'Italia prova a tassare Google News?

Domani sarà discusso in consiglio dei ministri il disegno di legge sulla concorrenza.

Domani sarà discusso in consiglio dei ministri il disegno di legge sulla concorrenza. Ne avevamo parlato proprio ieri (Recesso del contratto: taglio deciso a costi e penali?) spiegando come contenga alcune norme per rendere più semplice la rescissione di un contratto stipulato con un provider Internet, un operatore di telefonia od una pay-TV.

Sembra però che la bozza della normativa contenga una clausola che non farà certo bene agli editori online ma che invece, se dovesse essere approvata, si rivelerà come un pericolosissimo boomerang.

L’Italia prova a tassare Google News

Secondo un cliché già visto, l’Italia si ispira a quanto fatto in Paesi come Spagna e Germania e prova così a tassare Google. Secondo le ultime indiscrezioni nel disegno di legge sulla concorrenza gli aggregatori di notizie verrebbero obbligati a pubblicare un obolo agli editori per ogni singolo articolo ripubblicato. Basterà quindi che, ad esempio, il servizio Google News riprenda uno stralcio di qualsivoglia notizia pubblicata sulle varie testate online affinché la società di Mountain View debba pagare per il riutilizzo di tale contenuto.

Chi ha proposto la normativa forse non sa che in Spagna il servizio Google News è stato ritirato dalla società di Larry Page e Sergey Brin il giorno dell’entrata in vigore di una disposizione analoga (Google News chiude i battenti in Spagna: ecco perché)?
Forse non sa che quegli stessi editori iberici che avevano chiesto a gran voce di mettere all’angolo Google hanno poi dovuto rivedere la loro posizione in seguito agli ingenti cali di traffico (fino al 15%) registrati dopo la chiusura di Google News (Google News chiude i battenti in Spagna: ecco perché)?
Forse non sa, ancora, che in Germania gli editori che avevano addirittura accusato Google di “copiare i loro contenuti” hanno dovuto capitolare riconoscendo la correttezza della posizione di Google (Google fa pace con Springer: editori tedeschi capitolano)?
Forse non sa che la partecipazione a Google News (e, quindi, l’inclusione nel servizio) può essere revocata in qualunque momento? Non sa che esistono tutti gli strumenti tecnici per chiedere a Google di eliminare le pagine web del proprio sito dal motore di ricerca e da qualsiasi strumento dell’azienda statunitense (uso del file robots.txt).

Pensavamo che in Italia non si potesse arrivare a tanto, sulla scorta peraltro di quanto successo in altri Paesi. Ed ecco invece arrivare la proposta, sconsiderata e, come l’abbiamo più volte bollata, assolutamente anacronistica.

Gli editori e chi sviluppa il proprio business online hanno solo da perdere

Chi è in cerca di oboli “gratuiti” da realtà come Google è, quanto meno, davvero miope o è un preistorico che non conosce neppure lontanamente i meccanismi della Rete.
Google News è un servizio che può aiutare l’editore a sviluppare il suo business, soprattutto quando produce contenuti di qualità. È un servizio che aiuta ad acquistare nuovi lettori e che, è innegabile, porta traffico sui propri siti.
Obbligare Google a pagare un obolo per la ripubblicazione di parte dei propri contenuti è inammissibile ed è un controsenso. Ecco perché è estremamente probabile che se la legge dovesse passare anche l’Italia potrà dire addio a Google News.
Google News aiuta solamente gli editori perché è uno strumento senza dubbio di valore, capace di presentare il proprio lavoro a fette di utenza che, probabilmente, non arriverebbero al proprio sito attraverso altri canali.

Bene. Continuiamo così, e diamoci ancora – come spesso accade – la proverbiale zappa sui piedi. Oppure, all’ultimo minuto, eliminiamo una norma che non ha davvero alcun senso e che penalizzerebbe principalmente quegli editori, con la testa sulle spalle ed i piedi per terra, che lavorano in Rete con la consapevolezza dello strumento che hanno tra le mani.

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