Microsoft fa causa al DOJ USA: gli utenti vanno informati

La notizia è di quelle "bomba": Microsoft ha deciso di avviare una vertenza legale nei confronti del Dipartimento della Giustizia (DOJ) statunitense.

La notizia è di quelle “bomba”: Microsoft ha deciso di avviare una vertenza legale nei confronti del Dipartimento della Giustizia (DOJ) statunitense.
La multinazionale guidata da Satya Nadella lamenta le troppe e frequenti ingerenze del governo USA nelle attività di Microsoft. La società di Redmond, infatti, riceverebbe continue richieste di accesso ai dati dei suoi clienti, soprattutto da parte dell’autorità giudiziaria e delle forze di polizia.

Microsoft lamenta soprattutto la mancanza di trasparenza: delle ben 5.624 richieste di accesso ai dati degli utenti ricevute lo scorso anno, quasi la metà integravano un ordine dei giudici teso ad impedire l’invio di qualunque genere di informazione sulle indagini in corso ai diretti interessati.

Microsoft fa causa al DOJ USA: gli utenti vanno informati
Il “patto di segretezza” disposto dai giudici, poi, ha spesso valore a tempo indeterminato: in questo modo, i soggetti “protagonisti” delle varie indagini non sapranno mai della collaborazione forzosa prescritta a Microsoft dalle autorità d’Oltreoceano.

Microsoft contesta il divieto di informare gli utenti interessati. Si tratta di un modus operandi ormai insostenibile: quando le forze di polizia avviano una perquisizione presso gli uffici o la dimora degli indagati la loro presenza è palese. Perché le indagini online dovrebbero essere svolte in segreto?

I legali di Microsoft si appelleranno a quanto disposto dal primo e dal quarto emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America. La legge, infatti, assicura a Microsoft il diritto ad informare e a ciascun cittadino il diritto a ricevere una tempestiva informazione qualora il Governo avviasse delle indagini sulla persona e sulle attività espletate.

Microsoft, anche sulla scorsa di quanto accaduto nel caso che ha visto contrapposte Apple ed FBI, richiederà anche una revisione Electronic Communications Privacy Act (ECPA), una normativa vecchia di trent’anni che viene usata dal Governo per esigere la collaborazione delle società operative nel settore IT nel corso delle indagini.
Ed è una difesa dell’approccio cloud, da tempo core business per Microsoft: scegliendo di memorizzare i propri dati sui server remoti di un’azienda come quella di Nadella, infatti, nessuno rinuncia automaticamente ai propri diritti fondamentali.

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