Il cloud non vive senza data center: cosa significa e quali sono le differenze

Perché alla base dei servizi cloud ci devono essere data center solidi e affidabili. Le principali differenze e l'esempio di Aruba.

Quando si parla di cloud e cloud computing sono in molti – lasciandosi probabilmente suggestionare dai termini – a ritenere di avere a che fare con qualcosa di etereo e impalpabile. In realtà dietro a ogni servizio cloud c’è un data center gestito da un team di esperti con l’obiettivo di offrire ai clienti garanzie in termini di disponibilità, integrità, sicurezza e riservatezza dei dati.

Ogni servizio cloud è infatti basato su un data center “fisico”, su un insieme più o meno ampio di server che permettono di assicurare agli utenti finali la continua accessibilità e disponibilità del servizio richiesto.

Differenza tra cloud e data center

La principale differenza tra ciò a cui si fa riferimento utilizzando la parola cloud e il termine data center ha a che fare con le modalità con cui i dati vengono gestiti.
Nel caso del cloud, infatti, ci si svincola dal “ferro”: come visto nell’articolo Come migrare i contenuti tra differenti provider. Verso il multi cloud un provider cloud qual è Aruba aiuta il cliente a svincolarsi dall’utilizzo di server di tipo tradizionale: questi non dovrà più gestire l’hardware od occuparsi del networking perché questi aspetti saranno automaticamente gestiti grazie all’utilizzo dell’innovativo approccio cloud.

Con il cloud non c’è un unico server fisico a gestire i dati dell’utente e a sobbarcarsi i carichi di lavoro: grazie a un’infrastruttura distribuita e all’utilizzo della virtualizzazione (vari possono essere gli hypervisor selezionati) la macchina dell’utente non ha più dei confini prestabiliti e ben definiti.
Al singolo server cloud non corrisponde più una singola macchina fisica ma un insieme di risorse virtualizzate che possono essere dimensionate e scalate verso l’alto o verso il basso a seconda delle esigenze e dei carichi di lavoro da gestire nei vari periodi dell’anno.

I vantaggi del cloud sono quindi anche in termini di business continuity perché i propri dati sono oggetto di backup continui e in tempo reale grazie alla particolare infrastruttura utilizzata.

Nell’articolo Come installare WordPress in cloud abbiamo riassunto tutti i vantaggi del cloud hosting anche in termini di costi.

Aruba IT3, il più grande campus data center d’Italia a Ponte San Pietro, Bergamo. Campus da 200.000 m2; 90.000 m2 dedicati al data center.

Il caso Aruba: data center a supporto del cloud

Aruba è un’azienda tutta italiana che conta oggi quattro data center di grandi dimensioni, tre dislocati in Italia (con i quali fa la differenza grazie anche alle certificazioni che il provider può esibire) e uno in Repubblica Ceca. Il più grande in assoluto (riveste una superficie pari a 200.000 m2) è quello di Bergamo dove di recente è stato insediato anche un PoP del MIX (Milan Internet eXchange; Attivato il nuovo PoP del MIX presso il Global Cloud Data Center Aruba di Bergamo).
Aruba può inoltre contare sulle risorse disponibili in altrettanti data center in Francia, Regno Unito, Germania e Polonia, gestiti da aziende partner.
Tutti i data center Aruba sono presentati in queste pagine.

Il network di data center a livello europeo è il principale punto di forza di Aruba grazie al quale l’azienda può mettere a disposizione un’offerta completa di servizi IaaS (Infrastructure as a Service) nella forma di Public, Private e Hybrid Cloud (per approfondire, suggeriamo la lettura dell’articolo Differenza tra cloud pubblico, privato e ibrido. Cosa significa avere porte in ascolto).

Aruba IT1, data center in Arezzo. 5.000 m2, 40.000 server.

Aruba è quindi l’esempio lampante di come una struttura solida a livello di data center possa essere messa al servizio del cloud, indipendentemente dalla soluzione scelta dal cliente.

L’azienda e il professionista sono liberi di configurare la loro infrastruttura virtuale sul cloud perché usando un semplice pannello di controllo si può non soltanto creare un server cloud in pochi minuti ma scegliere quali caratteristiche hardware dovrà avere, quale sistema operativo dovrà risultare preinstallato e addirittura allestire una rete complessa composta da più server cloud, bilanciatori di carico, storage unificato e condiviso tra le varie macchine virtuali.

Servendosi di una semplice e intuitiva interfaccia grafica è addirittura possibile arrivare a segmentare la rete virtuale – come se si stessero usando degli switch – e creare VLAN per gestire il traffico sulla base di specifiche regole (l’abbiamo visto nell’articolo Come migrare i contenuti tra differenti provider. Verso il multi cloud).

Il cliente dovrà quindi focalizzarsi sull’infrastruttura virtuale, dal progetto più semplice (si può acquistare un unico server virtuale da pochi euro al mese) per arrivare a configurazioni multi-server con importanti quantitativi di memoria RAM (32 GB) e storage oltre a 8 vCore o più in caso di necessità. Alla gestione dell’infrastruttura fisica penserà Aruba.

Quanto conta un data center affidabile nel caso dei servizi cloud: resilienza, DR, condotta trasparente e rispetto per l’ambiente

Un provider che è bravo nel mettere insieme “i mattoni” che fanno funzionare il data center può fornire eccellenti garanzie in ottica cloud.

Il concetto di resilienza è ad esempio fondamentale nell’ambito dei servizi cloud: ciò significa che l’infrastruttura e i dati possono essere ricostruiti e ripristinati anche in caso di gravi incidenti. Oltre a garantire questo tipo di approccio, Aruba utilizza lo schema Disaster Recovery as a Service (DRaaS) al fine di proteggere l’infrastruttura virtuale di ogni singolo cliente: un’intelligente gestione delle repliche dei dati permette di sopperire alla remota eventualità di un incidente e scongiurare perdite di dati anche minime.

E ancora una volta il valore del data center è importante perché nel caso di Aruba il cliente può configurare policy di disaster recovery personalizzate che consentano di replicare ed eventualmente ripristinare infrastrutture on premise.

Aruba è inoltre uno dei fondatori del CISPE (Cloud Infrastructure Services Providers in Europe), una coalizione formata tra provider europei che tra i vantaggi per gli utenti finali ha permesso l’introduzione di un codice di condotta condiviso per garantire agli utenti l’impiego di procedure sicure e trasparenti.
Il codice di condotta ha anticipato l’entrata in vigore del GDPR, la nuova normativa europea in materia di tutela dei dati personali, cui Aruba è pienamente conforme (offrendo anche soluzioni chiavi in mano “GDPR ready“).

Un altro dei punti di forza di Aruba è l’utilizzo di data center “green” perché alimentati con fonti energetiche rinnovabili e di conseguenza dal bassissimo impatto ambientale. Un impianto del genere è fonte per Aruba di importanti risparmi sui costi sul lungo periodo ma, come più volte dichiarato dai responsabili dell’azienda, “è bello sapere che i data center sono alimentati anche dall’energia idroelettrica di un fiume“.
Ed è proprio grazie agli sforzi che sono stati sin qui compiuti che nel caso di Aruba l’indicatore CFP (carbon footprint) è pari a zero: l’azienda, con i suoi data center, non contribuisce cioè alle emissioni di gas serra (maggiori dettagli a questo indirizzo).

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