Roma: disposto l'oscuramento di 27 domini Internet

La Procura della Repubblica di Roma ha disposto l'oscuramento di 27 siti web, alcuni di fama mondiale, accogliendo la denuncia presentata da una piccola società italiana distributrice di pellicole cinematografiche.

La Procura della Repubblica di Roma ha disposto l’oscuramento di 27 siti web, alcuni di fama mondiale, accogliendo la denuncia presentata da una piccola società italiana distributrice di pellicole cinematografiche. I legali dell’azienda avrebbero scovato, tra le maglie dei vari siti web resi irraggiungibili dall’Italia (o meglio, utilizzando server DNS gestiti da provider Internet del nostro Paese), un film di animazione – “Un mostro a Parigi” – distribuito in modo illecito da parte di sconosciuti. Così, è stato chiesto ai giudici di prendere provvedimenti.

Dopo un mese di indagini da parte della polizia postale, la Procura romana è giunta alla conclusione di dover disporre l’oscuramento di ben 27 domini Internet inibendone l’accesso da parte degli utenti italiani. Come già accaduto in altre circostanze, è stato intimato a tutti i provider del nostro Paese di alterare forzosamente i record memorizzati sui rispettivi server DNS e di reindirizzare qualunque richiesta di connessione verso i siti web oggetto dell’intervento sanzionatorio verso l’interfaccia di loopback (IP 127.0.0.1).

L’avvocato Fulvio Sarzana, uno dei massimi esperti italiani di tematiche legate ai diritti fondamentali e rete Internet, fa notare che il provvedimento dei giudici capitolini sia considerabile come la più grande operazione “censoria” effettuata nei confronti di siti Internet a valenza internazionale, seconda solo al sequestro disposto a fine novembre 2010 dal dipartimento dell’Homeland Security statunitense (in quel caso furono resi irraggiungibili 70 domini).

Sarzana critica, ancora una volta, la scelta che ha portato all’oscuramento di siti Internet sulla base di un unico contenuto pubblicato in violazione delle leggi a tutela del copyright. Commenta l’avvocato sul suo blog: “la società denunciante avrà naturalmente le sue buone ragioni, ma ci si chiede il perché 27 portali che raggruppano milioni e milioni di utenti siano stati resi inaccessibili nella loro interezza. Forse perché è stato scoperto un giro illecito di denaro? Come si pensava nel caso Megaupload? Perché si ponevano in commercio sostanze proibite? Perché le stesse avevano a che fare con un giro di sfruttamento della prostituzione minorile? No, o, almeno questo non appare dal sequestro, che è stato adottato perché un solo film sarebbe presente tra i milioni di files presenti nei suddetti portali. Uno solo. Per un solo audiovisivo di pochi bit è stato adottato un blocco che ha lasciato al buio centinaia di migliaia di utenti italiani che non hanno ovviamente nulla a che vedere con questo film e che avevano semplicemente acquistato attraverso i sistemi premium la possibilità di scambiare file di grandi dimensioni“.

Per il momento i siti web “oscurati” restano accessibili semplicemente modificando il DNS server di riferimento ossia utilizzandone uno straniero (vedere DNS sicuri con Angel DNS: protezione contro malware e siti sconvenienti e Server DNS: come scegliere i più performanti e proteggersi dai malware). Il PM, comunque, sembra aver richiesto espressamente il sequestro dei domini oggetto del provvedimento lasciando ipotizzare l’avvio di un’azione a livello internazionale.

La decisione di oscurare i siti web, che l’avvocato Sarzana cita nella sua analisi, sembra cozzare violentemente contro il concetto di “intermediario della comunicazione” (ne avevamo parlato nell’articolo Corte di Giustizia europea: i provider non devono “filtrare” e nel più recente Video-scandalo: i perché dell’assoluzione di Google).
In altre parole, il fornitore di un servizio od il gestore di un sito web aperto ai contributi degli utenti non può essere ritenuto responsabile, ad esempio, della pubblicazione del materiale coperto da copyright se dimostra di essersi prontamente attivato in seguito alle segnalazioni degli aventi diritto. Nel caso di specie diversi analisti si chiedono se non bastasse la richiesta della rimozione del singolo file pubblicato in ispregio degli altrui diritti d’autore invece che la disposizione di un provvedimento pesantemente censorio.

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