Società attiva nel settore dei videogiochi trasformava i PC in miner Bitcoin

Una nota società statunitense, specializzata nello sviluppo di videogiochi e servizi videoludici - E-Sports Entertainment -, ha siglato un accordo con le autorità d'Oltreoceano per chiudere una spiacevole vicenda che la vedeva protagonista.

Una nota società statunitense, specializzata nello sviluppo di videogiochi e servizi videoludici – E-Sports Entertainment -, ha siglato un accordo con le autorità d’Oltreoceano per chiudere una spiacevole vicenda che la vedeva protagonista.
All’inizio di aprile scorso, installando uno dei software dell’azienda, i sistemi degli utenti venivano automaticamente trasformati in strumenti per il mining di monete Bitcoin. All’insaputa del proprietario del personal computer, non appena questo non veniva utilizzato (momenti idle), il software di E-Sports Entertainment utilizzava a massimo regime la potenza di calcolo del processore grafico (GPU) con lo scopo di andare alla ricerca di nuove monete virtuali Bitcoin.

Mi sono accorto che quando il computer è in idle, la GPU è utilizzata sempre oltre il 90% e la temperatura dello stesso processore grafico è elevatissima“, aveva commentato un utente.

I vertici della società, anche grazie alle segnalazioni pervenute dagli utenti, sono venuti rapidamente a capo dell’incidente spiegando che il codice in grado di trasformare i sistemi degli utenti in strumenti per il mining di monete Bitcoin era stato inserito, di propria spontanea volontà, da un dipendente che è stato poi allontanato. E-Sports Entertainment, riconoscendo i disagi causati, ha offerto una serie di sconti e promozioni per scusarsi del passo falso e riconquistare la fiducia dell’utenza.

Oggi è arrivata la notizia che l’azienda verserà un milione di dollari nelle casse dello Stato del New Jersey a titolo transattivo. Se, nel corso dei prossimi dieci anni, la società non terrà più comportamenti simili a quello evidenziato in questi mesi, la sanzione verrà automaticamente ridotta.

E-Sports Entertainment ha comunque voluto sottolineare la sua piena estraneità ai fatti (la condotta che ha portato al provvedimento sanzionatorio è stata infatti tenuta da un dipendente che ha agito di sua iniziativa) e il completo disaccordo con quanto deciso dal procuratore generale dello stato del New Jersey. L’azienda ha confermato la tesi dell’incidente spiegando di aver risolto il problema a suo tempo.

Quanto avrebbe fruttato al dipendente di E-Sports la botnet da lui creata per il mining forzoso? Poco più di 3.600 dollari in due settimane, pari a 30 bitcoin, che – ai valori attuali, dopo i recenti rialzi registrati dalla moneta virtuale – equivarrebbero ad oltre 18.000 dollari.

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