Usare un TV come monitor per il PC: si può davvero fare?

Ci chiediamo se nel 2023 usare un televisore come monitor da collegare al computer via HDMI sia una buona idea o è qualcosa che si dovrebbe sempre evitare.
Usare un TV come monitor per il PC: si può davvero fare?

Il mercato offre televisori di grandi dimensioni in grado di supportare nativamente risoluzioni 4K o addirittura 8K, anche se in Europa le smart TV 8K potrebbero essere a rischio per via dei consumi energetici. I moderni TV offrono più porte per il collegamento di cavi HDMI e in molti casi costano meno di un monitor di fascia alta.

Oggi più che mai sono in tanti a chiedersi se sia possibile o meno usare TV come monitor per il PC. Si può fare? Quali sono le controindicazioni?
Ovviamente è possibile collegare un televisore a un PC e usarlo come monitor: se si possiede un TV 4K è bene utilizzare una scheda grafica con almeno una porta HDMI 2.0 (HDMI 2.0a o successiva per i display HDR10).
In questo modo è possibile trasferire al televisore flussi 4K a 60 Hz con una profondità del colore pari a 24 bit. I televisori più recenti supportano HDMI 2.1 che permette di gestire 4K a 120 Hz e 8K a 60 Hz a condizione che anche il computer supporti a sua volta le specifiche HDMI 2.1.
A parte poche eccezioni, ad oggi non si trovano sul mercato TV dotati di porte DisplayPort che sono state largamente abbracciate dal mondo informatico ma non da quello “multimediale”.

Si può davvero usare un TV come monitor?

Posto che è possibile collegare un TV al PC e usarlo come monitor, ha senso farlo?

Uno dei principali problemi dei TV usati in questo modo è stato storicamente il cosiddetto input lag: alcuni televisori che effettuano elaborazioni accessorie sul segnale video possono aggiungere 50-100 ms di ritardo. Quando si guardano contenuti video questo lag non è importante ma rappresenta un grave inconveniente se si lavora con le normali applicazioni da PC.
I TV più moderni prevedono la possibilità di attivare su richiesta una speciale modalità gaming o low latency mode che disattiva tutte le elaborazioni addizionali attenuando significativamente il problema dell’input lag.

Il supporto della modalità gaming indica che il televisore permette di ridurre significativamente il tempo di risposta.
Il valore del tempo di risposta, indicato in millisecondi (ms), esprime la velocità con cui TV e monitor possono cambiare il pixel e fargli assumere un colore piuttosto che un altro.
I TV dei vari produttori puntano sulla ricchezza cromatica, su contrasti più generosi e sulla resa dell’immagine quando lo schermo viene guardato da diverse angolazioni: sono tutti aspetti che contribuiscono a dilatare il tempo di risposta.
Così, mentre un monitor gaming con frequenza di refresh pari a 144 Hz può avere una frequenza di refresh di 6-7 ms, nel caso dei TV impostabili in modalità gaming si hanno 8-9 ms a 120 Hz. È comunque un valore assolutamente interessante perché i TV tradizionali a 60 Hz possono far registrare un tempo di risposta doppio.

A questo proposito diciamo che una frequenza di refresh pari a 60 Hz va benissimo per le attività generali mentre si dovrebbero preferire TV a 120 Hz per il gaming (tenendo presente che ad oggi non si va oltre questa soglia sui televisori mentre è possibile salire con i monitor gaming di fascia alta…).

Molti TV, inoltre, continuano a usare lo spazio colore YCbCr non prevedendo la gestione del segnale RGB. Se fosse supportato soltanto il sottocampionamento della crominanza 4:2:2 o 4:2:0 (quest’ultima è la situazione peggiore), può verificarsi una perdita di qualità dell’immagine.
Anche in questo caso, quando ci si limita a riprodurre video il problema non è poi così marcato; tuttavia quando il TV deve visualizzare interfacce strutturate come quelle di un sistema operativo, allora si potrebbe rilevare una sfocatura marcata, in particolare sui contorni dei caratteri. Il TV dovrebbe quindi supportare il ​​sottocampionamento 4:4:4 (nessuna compressione cromatica).

Bisognerebbe inoltre assicurarsi che il TV permetta la disattivazione, ad esempio tramite una voce di menu, della funzione overscan. L’overscan è una caratteristica che affonda le sue radici nel passato e che taglia i bordi dell’immagine per assicurare un posizionamento perfettamente centrato.
Usando il TV come monitor con overscan abilitato, ci si potrebbe ritrovare con una parte del desktop inspiegabilmente tagliata (ad esempio i menu o la barra delle applicazioni): in questi casi bisognerebbe procedere con la disattivazione della funzione, ove materialmente possibile.

Un bel vantaggio dei televisori di ultima generazione è che quasi tutti dispongono di speaker integrati: risultano decisamente migliori rispetto agli altoparlanti dei monitor per PC.

Altri elementi da considerare sono le modalità con cui si prevede di usare il televisore come monitor. Per l’uso da scrivania (lo schermo del TV è molto vicino agli occhi) un televisore 4K da 32 pollici a 45 pollici è probabilmente proporzionato, a patto di usarlo con tale risoluzione. Scendendo infatti a 1080p, infatti, i pixel possono essere facilmente riconoscibili a causa delle loro dimensioni.
D’altra parte i TV nascono per essere guardati a una distanza congrua, ad esempio seduti su un divano. Nel calcolare la distanza TV divano abbiamo visto che la distanza suggerita è calcolabile, solo nel caso dei televisori 4K, moltiplicando per 1,5 volte la dimensione verticale del pannello. A titolo esemplificato per TV 4K da 43 pollici, Sony consiglia di porre l’utente a una distanza di 80 centimetri. Non male se si considera che per un 43 pollici 1080p la distanza di visione dovrebbe essere di almeno 1,7 metri.

In generale un televisore dovrebbe fare il televisore e un monitor dovrebbe fare il monitor. Rispetto ad alcuni anni fa, tuttavia, le cose sono cambiate e usare un TV come monitor non è più un’eresia, a patto di verificare con attenzione le specifiche e di riflettere bene sulle modalità di utilizzo.

Credit: le miniature utilizzate per questo articolo sono di LG.

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