ARM presenta la tecnologia DynamIQ, evoluzione di big.LITTLE

ARM migliora ulteriormente l'architettura big.LITTLE, utilizzata nella maggior parte dei SoC più evoluti per dispositivi mobili. DinamIQ cambia lo scenario e guarda all'intelligenza artificiale: vediamo perché.
ARM presenta la tecnologia DynamIQ, evoluzione di big.LITTLE

L’architettura ARM big.LITTLE era stata introdotta nel 2011: essa, presente ormai nella maggioranza dei dispositivi mobili in commercio, consente di abbinare – in unico SoC – core meno prestazionali ma più parsimoniosi in termini di consumi energetici con core più performanti e, ovviamente, maggiormente impattanti sull’autonomia della batteria (ne avevamo parlato nell’articolo Differenza tra processori ARM e x86).
Se passare un’attività all’uno o all’altro cluster viene deciso sulla base della tipologia di operazione richiesta. Nel caso di elaborazioni particolarmente pesanti, vengono utilizzati i core più prestazionali.


ARM ha presentato un’evoluzione di big.LITTLE: la tecnologia DynamIQ che aggiunge un ulteriore grado di complessità ma offre un ventaglio di possibilità ancora più ampio.

D’ora in avanti i produttori di SoC ARM potranno utilizzare, in ciascun cluster, core di differente potenza, scelta tra i vari Cortex-A che la società inglese ha a catalogo.
Il numero massimo di core per cluster, poi, passa da quattro a otto e grazie al sistema per la gestione della memoria completamente riprogettato, si potrà contare su una maggior velocità nell’accesso alle informazioni e su consumi energetici ulteriormente ridotti.

Con l’approccio big.LITTLE, quando si passa dall’utilizzo di un cluster ad elevate prestazioni a uno con maggiore efficienza energetica, si sperimenta sempre un consumo di energia addizionale: è il “costo” che si paga nel passare thread e informazioni connesse da un cluster all’altro.
Con DynamIQ è possibile superare queste problematiche grazie proprio alla possibilità di usare diversi tipi di core in uno stesso cluster.

DynamIQ punta però, tantissimo, sul supporto alle applicazioni per l’intelligenza artificiale. Dal momento che, ad oggi, la piattaforma ARM è quella di riferimento per questo tipo di necessità, si è voluto alzare l’asticella dell’affidabilità.
ARM ha deciso di guardare ancor più all’aspetto ridondanza: se un core dovesse manifestare un problema, l’attività in corso di svolgimento può essere agevolmente trasferita su un altro core.
Un “modus operandi” che, a detta degli ingegneri di ARM, aiuterà moltissimo nel settore della guida autonoma.

Grazie alla possibilità di sfruttare nuove configurazioni dei core, si potranno connettere ai core dei blocchi logici aggiuntivi (acceleratori) con conseguenti benefici.

DynamIQ introduce anche una variante dell’architettura a 64 bit (ARMv8.2-A) ma ci vorrà ancora qualche mese per vedere la nuova tecnologia integrata in qualche processore.

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