Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio

Volare è da sempre uno dei sogni dell'uomo. Fu Leonardo da Vinci che a fine 1400 progettò il primo aeromobile a superficie alare battente (si chiama ornitottero).
Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio

Volare è da sempre uno dei sogni dell’uomo. Fu Leonardo da Vinci che a fine 1400 progettò il primo aeromobile a superficie alare battente (si chiama ornitottero). I primi esemplari di rudimentali elicotteri possono essere addirittura fatti risalire al V secolo a.C. quando in Cina si provarono a realizzare piccoli oggetti in bambù capaci di sollevarsi verticalmente grazie alla rotazione di un’elica. Lo stesso Leonardo abbozzò il disegnò di una “vite aerea” che avrebbe dovuto avvitarsi in aria sfruttandone la densità.
A metà dell’800 vennero registrati i brevetti degli inglesi Henry Bright e del francese Gustave Ponton d’Amecourt che è ritenuto l’ideatore del termine elicottero (chiamò le sue realizzazioni hélicoptères). Qualche anno dopo, l’ingegnere italiano Enrico Forlanini fece sollevare un prototipo di elicottero di 3,5 chilogrammi fino a 13 metri usando un motore a vapore.

Il sogno di volare diventa oggi accessibile a tutti grazie ai moderni droni, dispositivi che sono commercializzati in diverse fatture e che possono essere impiegati sia in ambito ludico che nel settore professionale.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
Parrot Bebop 2 è un drone semi-professionale che permette di essere subito operativi, anche senza disporre di alcuna esperienza nel pilotaggio di aeromobili.

È un drone semi-professionale perché, una volta fatto decollare ci si accorgerà di come possa essere sfruttato per realizzare registrazioni video di buona qualità, nettamente migliori rispetto ai tanti prodotti di fascia medio-bassa che affollano il mercato.

Bebop 2, quadricottero leggero, stabile, veloce e facilissimo da manovrare

Bebop 2 è un drone leggero e compatto: si tratta di un quadricottero di dimensioni pari a 38,2 x 32,8 cm (è alto 8,9 cm) che pesa 500 grammi.

Sin dal momento dell’unboxing, balzano subito all’occhio il design e la robustezza del dispositivo che rispetto alla prima versione utilizza eliche più grandi e monta dei piedini capaci di facilitare gli atterraggi anche su terreni sconnessi.
Le eliche in dotazione sono otto: nel caso in cui qualcuna dovesse rompersi (e non succede spesso se si vola con cautela) si potranno agevolmente sostituire.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
Il drone arriva già completamente assemblato: l’unica operazione che deve essere svolta a cura dell’acquirente è il montaggio delle eliche.

Le eliche non sono interscambiabili: per evitare di forzare inutilmente i quattro rotori, quindi, bisognerà soltanto fare attenzione ai colori delle stesse.

Dopo aver individuato la corretta posizione di ciascuna elica, basterà serrarla sul rotore utilizzando l’apposito strumento di montaggio in dotazione (per fissare ciascuna elica, dopo averla appoggiata sul rotore, basterà agire delicatamente operando una rotazione in senso orario).

Ultimato il montaggio delle quattro eliche e caricata completamente la batteria, il drone di Parrot è già pronto per spiccare il primo volo.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
Le performance in volo sono più che convincenti: il drone di Parrot può raggiungere i 21 chilometri orari in verticale e i 60 chilometri orari in orizzontale.
Bebop 2 può spingersi fino a 100 metri di altezza ed essere manovrato fino ad una distanza di 300 metri. Il raggio d’azione può essere esteso fino, addirittura, a 2.000 metri dotandosi del telecomando “fisico” chiamato Sky Controller.

Il drone di Parrot resiste ad un vento contrario di circa 65 km/h e a spinte laterali di oltre 58 km/h. Anche in queste condizioni – ed abbiamo potuto verificarlo durante un paio di giornate molto ventose – Bebop 2 ha saputo “gestire la situazione” restando saldamente in volo.

L’autonomia di volo è pari a 25 minuti

Rispetto alla prima versione del Bebop, Parrot Bebop 2 offre un’autonomia di volo di 25 minuti. Leggermente più pesante rispetto al predecessore (500 contro 400 grammi), Bebop 2 monta infatti una batteria da 2.700 mAh che consente di restare in volo ben 15 minuti in più.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
Si trovano comunque sul mercato batterie ancora più capienti (i.e. 3.100 mAh) immediatamente sostituibili in caso di necessità che possono garantire sessioni di volo ancora più lunghe (vedere ad esempio queste pagine).

Bebop 2 pone l’accento sull’aspetto della sicurezza: il drone è infatti programmato per rientrare automaticamente quando il livello della batteria è troppo basso oppure quando si sta superando il limite del raggio d’azione.

Fotocamera e registrazione video: risultati ottenibili

Con il rilascio dell’ultima versione del firmware (release 3.3.0), le registrazioni video effettuate con Bebop 2 ci hanno convinto molto di più.

La videocamera integrata sulla “testa” del drone di casa Parrot è da 14 Megapixel, monta una lente fish-eye e uno stabilizzatore ottico che ha saputo convincerci anche nelle condizioni di volo più difficili. Abbiamo infatti potuto verificare sul campo che il Bebop 2 non solo mostra una stabilità invidiabile resistendo al vento contrario e laterale ma che permette di realizzare video stabili anche in condizioni di volo piuttosto complicate.

Con i firmware precedenti alla versione 3.3.0, la registrazione video non era ottimale. Le sequenze video, seppur registrate a 1080p e a 30 frame per secondo risultavano un po’ sfocate con i contorni degli oggetti ben poco definiti.

Gli ultimi test che abbiamo effettuato con la release 3.3.0 del firmware ci hanno permesso di arrivare a risultati di tutto rispetto: le riprese aree sono adesso eccellenti e davvero coinvolgenti. Saltuariamente si rileva qualche artefatto dovuto alla stabilizzazione ottica ma nulla di inaccettabile; soprattutto per un drone della fascia di prezzo in cui si pone il Bebop 2.

L’unica accortezza consiste nel selezionare Priorità, Qualità del video nella sezione Impostazioni video del software.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
La videocamera posta sul “naso” del drone offre la possibilità di effettuare riprese spettacolari: grazie al grandangolo e alla posizione della videocamera, infatti, viene sempre inquadrato ciò che sta di fronte all’aeromobile, senza che nel video compaia mai qualche parte del quadricottero.

La memoria interna del drone è pari a 8 GB (non espandibili), più che sufficienti per gestire le registrazioni di più sessioni di volo anche alla massima qualità video.
Per controllare quanto contenuto nello storage interno del drone, basta selezionare Memoria interna dall’applicazione FreeFlight.
L’app consentirà quindi di scegliere quali risorse (foto e video) copiare sul dispositivo mobile.
In alternativa, collegando il drone ad un PC via USB, si potrà accedere al contenuto della memoria interna del Bebop 2 come si farebbe con qualunque altra periferica di memorizzazione esterna. Lo storage del drone, infatti, apparirà fra le unità di memorizzazione disponibili e gli sarà assegnata una lettera identificativa.
Per accedere via USB al contenuto del drone, questo dovrà comunque essere acceso e la batteria sufficientemente carica (pena l’arresto prematuro della procedura di trasferimento dati).

Come pilotare il drone Bebop 2

Il drone Bebop 2 può essere pilotato in due differenti modi: scaricando l’app sviluppata e mantenuta aggiornata da Parrot per i dispositivi mobili Android e iOS oppure acquistando il telecomando opzionale Sky Controller.

Noi abbiamo volutamente provato il Bebop 2 servendoci dell’app gratuita Parrot FreeFlight 3 e di uno smartphone Android (nel nostro caso un RedMi Note 3 Pro).
L’obiettivo era evidentemente quello di verificare la maneggevolezza del drone utilizzando la configurazione che viene di solito scelta dalla maggior parte degli acquirenti.

Bebop 2, anche se comandato con una semplice app installata ed eseguita su dispositivo mobile, ci ha impressionato per la semplicità d’uso e la maneggevolezza.
Scegliendo la modalità Joypad dall’app FreeFlight non c’è bisogno di alcun periodo di addestramento preventivo: i controlli posti sulla sinistra dello schermo consentono di far salire e scendere il drone, di farlo ruotare su se stesso fino a 360 gradi; i controlli posti a permettono di richiedere spostamenti orizzontali.

Esistono comunque altre due modalità di pilotaggio che possono aiutare ad ottenere risultati ancora più professionali con un po’ di “allenamento”.

Per controllare il drone di Parrot dall’app FreeFlight 3 bisogna attenersi ai seguenti passi:

1) Installare l’app sul proprio smartphone o tablet scaricandola da Google Play o da Apple iTunes, a seconda del dispositivo in uso.

2) Attivare la WiFi e collegarsi all’hotspot wireless attivato ogni volta che si accende il Bebop 2. L’hotspot WiFi è chiaramente riconoscibile dal nome dell’SSID che contiene il prefisso Bebop2.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
3) Avviare l’app gratuita FreeFlight 3.
Questa porrà automaticamente il dispositivo mobile in modalità landscape (in orizzontale).

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
4) Toccare Home: il nome del drone verrà mostrato in bell’evidenza. Scegliere quindi Impostazioni in modo tale da controllare la configurazione del Bebop 2.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
5) Dalla sezione Impostazioni di pilotaggio, per i primi test suggeriamo di scegliere Joypad.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
6) Da Impostazione dei limiti di volo, suggeriamo – almeno inizialmente – per un approccio “conservativo” in modo da operare in tutta sicurezza. Ricordiamo (vedere più avanti) che per uso personale (non professionale) il drone non può spingersi oltre i 70 metri di altezza e oltre i 200 metri di distanza.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
7) Suggeriamo poi di calibrare il controllo del drone in modo da poterlo gestire in maniera più precisa e naturale.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
8) La sezione Impostazioni di registrazione consente di scegliere soprattutto il formato con cui le foto devono essere scattate e se attivare la cosiddetta modalità timelapse.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
9) Finalmente, agendo su Impostazioni video, si può impostare come priorità la qualità del video così da ottenere file video di dimensioni maggiori ma nettamente migliori dal punto di vista della resa (sempre con risoluzione 1080p).

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
10) Molto importante è la sezione Impostazioni di rete. In aree molto affollate (dove erano presenti diverse WiFi altrui attive), siamo stati più volte disconnessi da Bebop 2.
Si tratta di una situazione molto spiacevole da gestire: è davvero poco simpatico ritrovarsi improvvisamente sprovvisti di qualunque genere di controllo sul drone (fatta salva la funzionalità che guida l’aeromobile alla base in caso di autonomia ormai ridotta).

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
Aiutandosi con il grafico visualizzato in Impostazioni di rete, quindi, è importante verificare che sulla stessa frequenza sulla quale sta operando l’hotspot del Bebop 2 non siano operative altre WiFi limitrofe. In tal caso, toccando su Manuale, si potrà modificare il canale trasmissivo.

Suggeriamo anche di toccare WPA2 e di proteggere l’hotspot WiFi del Bebop 2 con una password sufficientemente complessa. Diversamente, lasciando aperto l’hotspot (senza password) persone non autorizzate potrebbero collegarsi con il drone e assumerne il controllo.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
Come accennato in precedenza, Memoria interna consente di gestire il contenuto dello storage del drone.

11) Per iniziare la sessione di volo, basta toccare l’icona Start in corrispondenza di Volo libero quindi scegliere Take off nella parte inferiore dello schermo.
I due pulsanti posto nell’angolo superiore destro del display consentono, in qualunque momento, di avviare o fermare una registrazione video oppure di scattare una foto 4.096×3.072 pixel.
Sullo schermo del dispositivo mobile compare, in tempo reale, quanto “visto” dalla videocamera a bordo del drone. Una funzionalità, questa, che aiuta a orientarsi e a migliorare le riprese video o l’acquisizione di foto aeree.

Drone Parrot Bebop 2: prova sul campo e qualche consiglio
Nella parte inferiore dello schermo viene indicata la velocità istantanea del drone, l’altitudine e l’autonomia restante della batteria.

Un apposito pulsante consente di richiedere al drone l’effettuazione di una rotazione automatica, su entrambi gli assi.

Una volta in volo, al posto di Take off, apparirà l’indicazione Landing che consentirà di richiedere l’atterraggio del drone. Suggeriamo di premere tale pulsante quando ci si trova all’incirca a un metro da terra per evitare atterraggi troppo bruschi.

La normativa: quando e come si può usare il drone?

La normativa italiana è in continua evoluzione. Un drone come quello di Parrot, se utilizzato per scopi personali quindi per divertimento o finalità sportive, può essere impiegato senza patente e assicurazione. Ci sono però alcune cautele da applicare per evitare di incorrere in sanzioni:

1) Il drone inteso come aeromodello ad uso privato deve essere utilizzato in modalità VLOS (Visual Line Of Sight) ovvero sempre fisicamente visibile da parte dell’operatore.
2) Non si deve superare la quota di 70 metri e non ci si può spingere oltre i 200 metri di distanza.
3) La zona di sorvolo deve essere accuratamente selezionata dall’aeromodellista (zone non
popolate, sufficientemente lontano da edifici, infrastrutture e installazioni).
4) L’attività di aeromodellismo deve essere espletata esclusivamente di giorno.
5) L’attività di aeromodellismo deve essere effettuata sempre al di fuori dell’ATZ (i.e. zona di traffico di aeroporto) di un aeroporto, oppure ad una distanza superiore a 5 Km dall’aeroporto (ARP o coordinate geografiche pubblicate), laddove non sia istituita una ATZ a protezione del traffico di aeroporto; al di fuori dei CTR (i.e. spazio aereo sempre controllato); al di fuori delle zone regolamentate attive e delle zone proibite.
6) Rispetto di eventuali disposizioni emesse dalle amministrazioni locali.

Qualunque altro utilizzo di tipo professionale, implica l’acquisizione di un patentino rilasciato dall’ENAC (Ente nazionale per l’aviazione civile) e di un’assicurazione per danni eventualmente cagionati a terzi.

La normativa ENAC pubblicata a questo indirizzo, cui vi invitiamo a fare riferimento, per tutti gli approfondimenti e – in ogni caso – prima di utilizzare qualunque genere di drone, fa una chiara distinzione fra aeromodelli e aeromobili a pilotaggio remoto (APR) (per questi ultimi sono necessari patente e assicurazione).

Per utilizzo ricreativo o a finalità sportive, la normativa da seguire è infatti quella pubblicata a partire da pagina 34 (in questo documento):

L’aeromodellista ai comandi dell’aeromodello ha la responsabilità di utilizzare il mezzo in modo da non arrecare rischi a persone o beni a terra e ad altri utilizzatori dello spazio aereo, mantenere la separazione da ostacoli, evitare collisioni in volo e dare la precedenza a tutti“.

Costi

Il Parrot Bebop 2 si trova oggi in commercio a poco più di 500 euro (vedere ad esempio questa scheda su Amazon).

Già da sé, senza Sky Controller, ricorrendo unicamente all’ottima app FreeFlight 3, Bebop 2 si rivela un acquisto azzeccato, soprattutto se aggiornato con l’ultima versione del firmware.

Chi volesse dotarsi anche dello Sky Controller (vedere questa scheda può acquistare il bundle che comprende drone e telecomando professionale (circa 770 euro nella versione bianca/nera).

Lo Sky Controller, acquistato successivamente come prodotto a sé, costerà di più se paragonato all’offerta in bundle.

Purtroppo, se si volesse pianificare una rotta di volo da far seguire automaticamente al drone di Parrot, bisognerà versare ulteriori 20 euro. Il cosiddetto Flight Plan o “piano di volo” viene infatti presentata come una funzionalità aggiuntiva, a pagamento.
Forse sarebbe stato preferibile, considerato anche il costo del drone, offrire gratuitamente il “piano di volo” a tutti gli utenti dell’app FreeFlight. Chissà che Parrot, in futuro, non cambi idea.

In conclusione: un ottimo prodotto

In definitiva, Parrot Bebop 2 è facilmente ascrivibile – secondo noi – alla categoria dei droni semi-professionali.
Non ha infatti nulla a che vedere con le tante “cinesate” (con tutto rispetto per i prodotti cinesi di qualità più elevata) che sono commercializzati online attraverso gli store più disparati nonché su eBay e Amazon.

La qualità video – aspetto che più ci interessava – è più che soddisfacente, a patto di aggiornare il drone con l’ultima versione del firmware (al momento la 3.3.0) e scegliere Qualità del video come Priorità.
Con le precedenti versioni del firmware il video (seppur H.264 e 1080p) veniva “rovinato” dalla compressione, soprattutto nelle fasi di movimento. Adesso, accettando l’ottenimento di file di maggiori dimensioni, il problema sembra superato.

Oltre a magnetometro e accelerometro, il Bebop 2 integra un modulo GPS che permette di stabilire sempre, con esattezza, la posizione del drone.

Il fiore all’occhiello del Bebop 2 di Parrot è poi la sua eccellente stabilità e l’ottima resistenza alla forza del vento (l’abbiamo provato con entusiasmo anche con raffiche di circa 45-50 km/h).

Ulteriori informazioni sul Bebop 2 possono essere reperite sul sito ufficiale di Parrot.

Aggiornamento: nel corso dell’ultima settimana abbiamo avuto modo di svolgere ulteriori test con il Bebop 2 di Parrot.
In particolare, è stato registrato un video di oltre 20 minuti in alta qualità senza mai interrompere la registrazione. Nel tentativo di scaricare il risultato del lavoro via USB, abbiamo realizzato che Windows rilevava erroneamente la dimensione del file limitandola ad appena 700-800 MB per un oggetto che su file system in realtà occupava oltre 4,8 GB: tale video non veniva mai prelevato correttamente.

Risultato sostanzialmente analogo con l’app FreeFlight che non ha mai provveduto a scaricare l’intero file (la mente corre alle limitazioni del file system FAT32, che non supporta file di dimensioni maggiori di 4 GB: Differenza tra NTFS, FAT32 e exFAT: ecco cosa cambia).

Per prelevare il video in questione abbiamo dovuto collegarci via WiFi e utilizzare un client FTP (nel nostro caso, FileZilla). La connessione è stata effettuata specificando come host l’IP del drone (192.168.42.1), senza indicare nome utente e password.
Il video scaricato, tuttavia, è risultato danneggiato ed è stato necessario “ripararlo” usando un’apposita utility.

A coloro che sceglieranno un drone Bebop 2 di Parrot, almeno fintanto che non sarà rilasciato un aggiornamento del firmware, suggeriamo di interrompere e riattivare periodicamente la registrazione video.

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