Fibra FTTH a 2,5 o 10 Gbps: si può davvero sfruttare o è tutto marketing?

Gli operatori di telecomunicazioni italiani presentano offerte in fibra FTTH a 2,5 Gbps e 10 Gbps. Ma è davvero possibile sfruttarle al massimo del loro potenziale?
Fibra FTTH a 2,5 o 10 Gbps: si può davvero sfruttare o è tutto marketing?

Con l’arrivo del 2022 i principali operatori hanno fatto a gara per proporre ai loro utenti raggiunti dalla fibra FTTH nuovi contratti con velocità di trasferimento dati fino a 2,5 Gbps su architettura GPON e fino a 10 Gbps su XGS-PON che FiberCop e Open Fiber offrono agli operatori di telecomunicazioni partner in alcune aree del Paese.

C’è poi il caso di Iliad che ha deciso per la tecnologia EPON così da portare fino a 5 Gbps a ogni abbonato (tranne che a Milano, Torino e Bologna). In un altro articolo abbiamo visto le differenze tra fibra EPON e GPON.

Quanto c’è di marketing in tutto questo? Un po’. Il concetto è che sull’albero in fibra vengono oggi connesse fino a 64 utenze nel caso di GPON (fattore di splitting 1:64) tranne che nelle aree bianche dove Open Fiber è intervenuta per realizzare la rete (qui il fattore di splitting scende a 1:16).
Ciò significa che di norma la banda disponibile (ad esempio i 2,5 Gbps) sono suddivisi tra 64 utenze connesse a valle: calcolatrice alla mano, resterebbero meno di 40 Mbps per ciascun utente se tutti impegnassero contemporaneamente il canale alla sua massima capacità.
Una situazione difficile da raggiungere; è più probabile che eventuali situazioni di congestione si verifichino sulle reti di trasporto dei singoli provider che commercializzano il servizio di connettività. Nel caso di XGS-PON i 10 Gbps disponibili sull’albero possono essere suddivisi fino a 256 utenti a valle.

Questo per far capire che anche la fibra si satura in determinate circostanze e che i valori pubblicizzati in sede pre-contrattuale vanno presi sempre con le pinze.
Lo abbiamo spiegato nell’articolo in cui vediamo quando e perché la fibra FTTH non va a 1 Gbps.

Fatta questa breve premessa, se si attiva una connessione che prevede banda in downstream oltre 1 Gbps il provider deve logicamente offrire un apparato (ONT o router con ONT SPF+ integrato) capace di gestire il profilo attivato dal cliente.
In altre parole, se l’abbonato ha stipulato un contratto che prevede una velocità di trasferimento dati fino a 2,5 o 10 Gbps gli devono essere forniti dispositivi compatibili.

Se, con riferimento alla delibera AGCOM 348/18/CONS in tema di modem libero, l’utente non volesse utilizzare il router fornito dall’operatore di telecomunicazioni questi dovrà attrezzarsi con un dispositivo adeguato a supportare la connessione ultrabroadband. Il dispositivo dovrà quindi disporre almeno di una porta WAN a 2,5 Gbps o 10 Gbps per non creare subito un collo di bottiglia.

Va comunque tenuto presente che AGCOM riconosce la legittimità dell’imposizione di un ONT da parte del provider FTTH.
In altre parole l’operatore di telecomunicazioni può imporre all’abbonato fibra FTTH l’utilizzo di uno specifico modello di ONT a condizione che esso non sia integrato nel router.

Nel caso in cui l’offerta preveda una ONT integrata con il router, deve essere sempre possibile per l’utente richiedere la fornitura e l’installazione di una ONT esterna. In tal
caso, la volontà dell’utente di avere una ONT esterna (funzionale alla libera scelta del terminale) dev’essere accertata esplicitamente già in sede di conclusione del contratto
“, osserva AGCOM. “Inoltre, qualora l’utente nel corso dell’esecuzione del contratto decida successivamente di volere usare un proprio apparato, i tempi di installazione dell’ONT esterna dovranno essere tempestivi (segnatamente, entro 5 giorni lavorativi)“.

In altre parole l’ONT non è sostituibile (a meno di non farlo in autonomia con interventi che spesso presuppongono il recupero delle credenziali di accesso da tale dispositivo e l’uso della tecnica del MAC spoofing ove non espressamente vietato nel contratto) mentre è ovviamente sempre possibile rimpiazzare o chiedere di non ricevere alcun router.

Torniamo però al punto focale dell’articolo. Nonostante Iliad, unica tra i vari operatori, abbia parlato di 5 Gbps “complessivi” mostrando il fianco a una contestazione aperta da una società rivale, la banda indicata va intesa sempre come il valore teorico massimo disponibile in ingresso sul cavo fibra (tenendo ben presente quanto osservato in precedenza in merito al fattore di splitting e ad altri elementi come la struttura e lo stato della rete del singolo provider…).

Oltre a questo non ci vediamo, sinceramente, altro marketing. Come dicevamo spetta all’operatore fornire un apparato (ONT o router con modulo SPF/SPF+ integrato) per raggiungere i 2,5 Gbps o i 10 Gbps teorici con XGS-PON. Un “unicum” è un po’ Iliad il cui router permette di raggiungere complessivamente i 5 Gbps tra porte Ethernet e WiFi: all’atto pratico IliadBox dispone di una porta LAN a 2,5 Gbps e di due porte a 1 Gbps oltre al supporto WiFi 5 (fino a circa 500 Mbps di banda in condizioni ottimali).

Nel caso della sua Magnifica su XGS-PON TIM offre un router dotato di connettore ottica a 10 Gbps ma anche una porta Ethernet a 10 Gbps (le altre sono classiche Gigabit Ethernet).

Tutto dipende poi dalla dotazione hardware dell’utente: in ambito consumer, ancora per un bel po’ di tempo, difficilmente troveremo sul mercato dispositivi con più porte LAN 2,5 Gbps o addirittura 10 Gbps. La questione è essenzialmente di costi.
Un ASUS ZenWiFi Pro XT12 AX11000 costa oggi 800 euro (poco più di 510 euro con un solo router).
Oltre a due porte 2,5 Gbps permette la link aggregation sulle due ulteriori porte da 1 Gbps: in questo modo è possibile fornire fino a 2 Gbps di banda su un NAS compatibile (anch’esso con doppia porta GbE e supporto per la link aggregation) o ad altri dispositivi di rete a banda larga.
Esistono anche moduli SPF+ (10 Gbps) ricondizionati che si trovano sul mercato a pochi euro e che possono essere inseriti negli slot dei router compatibili.

Ciò che bisogna tenere a mente, comunque, è che se non si ha sul router almeno una porta LAN 2,5 o 10 Gbps, a seconda della connessione in fibra attivata, il dispositivo ad essa collegato non potrà mai raggiungere la velocità massima offerta “sulla carta” dal provider.
A ciò va aggiunto il fatto che gran parte delle schede di rete montate sui dispositivi client sono a 1 Gbps e va infine considerata la tipologia e la lunghezza del cavo Ethernet di collegamento.

Per non parlare del WiFi: con WiFi 5 è arrivare fino a 6,9 Gbps mentre con WiFi 6 addirittura fino a 9,6 Gbps. Sono però velocità assolutamente teoriche: sulla banda dei 5 GHz WiFi 6 offrirebbe una velocità di base di 1,2 Gbps (1200 Mbps) per flusso. Una connessione dual-stream 2×2 ha quindi una velocità massima di 2,4 Gbps per arrivare a 4,8 Gbps di picco nel caso del quad-stream.

Ad oggi però è impensabile arrivare a quelle velocità anche perché i moduli WiFi che equipaggiano i dispositivi client quando sono compatibili con WiFi 6 non supportano i canali a 160 MHz (peraltro potenzialmente meno stabili a causa dell’uso di DFS, come abbiamo visto nell’articolo citato poco sopra…).

Bene tenersi pronti per il futuro, bene guardarsi intorno e seguire le evoluzioni della tecnologia ma allo stato attuale 1 Gbps è probabilmente ciò a cui si dovrebbe ambire in ambito consumer e anche professionale. Valori superiori vanno considerati come la banda che è eventualmente possibile sfruttare in modo cumulativo con diversi dispositivi a valle che occupano al massimo delle loro potenzialità le varie porte Ethernet e il link WiFi.

La vera novità, sulla quale pochi si sono concentrati, è che adesso le connessioni in fibra FTTH mirano a portare 1 Gbps per singolo dispositivo collegato al router invece che per ogni utenza. E non è poco.

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