Huawei cresce di oltre il 20% nei primi sei mesi dell'anno, nonostante gli Stati Uniti

Il "bando" voluto da Trump non ha ottenuto l'effetto che qualcuno ipotizzava e Huawei continua a crescere, nonostante le difficoltà sul suo cammino. Si ipotizza un accordo tra la Cina e l'amministrazione statunitense.

Nonostante le restrizioni volute dall’amministrazione Trump negli Stati Uniti, Huawei ha fatto segnare una crescita delle vendite dei suoi dispositivi pari al 20% nel corso del primo semestre 2019. Le accuse di connivenza con il governo cinese, mosse dagli Stati Uniti e mai provate (oltretutto sempre fermamente rigettate da Huawei), non sembrano quindi aver fiaccato il business della società, almeno non nella misura inizialmente ipotizzata.

La clientela, almeno per ciò che riguarda il segmento smartphone, continua a restare vicina a Huawei che in questi primi sei mesi ha venduto ben 118 milioni di dispositivi mobili.
Resta ancora decisamente foriero di grandi profitti il settore legato alla vendita di apparati per il networking: la commercializzazione di tali dispositivi agli operatori di telecomunicazioni di tutto il mondo ha portato nelle casse di Huawei 21 miliardi di dollari.
Una crescita importante che viene segnalata da Huawei anche per ciò che riguarda le vendite di PC, tablet e dispositivi indossabili.

Ren Zhengfei, CEO di Huawei, aveva stimato una flessione dei ricavi quantificabile in circa 30 miliardi di dollari in un biennio (Il CEO di Huawei parla delle perdite attese in seguito alle decisioni USA).
Adesso con i risultati incoraggianti che Huawei ha fatto registrare nel primo semestre di quest’anno, Liang Hua, presidente della società, ha dichiarato: “viste le fondamenta che abbiamo posto nella prima metà dell’anno, continuiamo a vedere una crescita anche dopo le recenti risoluzioni assunte negli USA. Questo non vuol dire che non abbiamo difficoltà davanti a noi. Ne siamo consapevoli e queste possono comunque influenzare il ritmo della nostra crescita nel breve termine“.

Certo è che nonostante i rapporti con gli Stati Uniti non siano ancora stati chiariti e sebbene alcuni progetti siano stati (temporaneamente?) accantonati (Google ha per il momento deciso di mettere da parte la realizzazione di un nuovo smart speaker con la collaborazione di Huawei), le cose sembrano aver preso una piega diversa rispetto al “pugno duro” inizialmente usato da Trump. Ne è conferma la recente puntualizzazione fatta dai vertici di Huawei: Android continuerà ad essere usato come sistema operativo di riferimento per i dispositivi mobili commercializzati dalla società cinese (vedere Huawei taglia negli Stati Uniti ma in Italia investirà 3,1 miliardi di dollari).
Quasi scontato, quindi, che il prossimo 19 agosto non ci sarà il preannunciato taglio di qualunque rapporto tra le aziende USA e Huawei. Anche perché la società cinese ha già fatto trapelare il taglio degli investimenti Oltreoceano dando priorità ad altri mercati, Italia compresa: Huawei taglia negli Stati Uniti ma in Italia investirà 3,1 miliardi di dollari. Urge quindi seppellire l’ascia di guerra e trovare una soluzione condivisa. Nessuno vuole rischiare una trade war addirittura concentrata sui settori networking e hi-tech. È la Cina stessa a volere una “supply chain globale” in nome del progresso tecnologico e della stabilità.

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