Monitor PC: quale scegliere

Quali sono gli aspetti più importanti da tenere in considerazione quando ci si accinge a scegliere un monitor per PC.
Monitor PC: quale scegliere

Selezionare il monitor per PC più adatto alle proprie esigenze è uno degli aspetti che viene più spesso trascurato. Quante volte si aggiorna la configurazione hardware del PC o si procede a una completa sostituzione del computer ma si continua a lavorare con il vecchio monitor ormai non più al passo coi tempi? Eppure il monitor del PC è lo strumento con cui si è maggiormente a contatto, tutti i giorni: acquistare un monitor qualità significa facilitare la lettura e diminuire significativamente lo stress visivo.

Scegliere un monitor per PC può però rivelarsi cosa terribilmente complicata: spesso è difficile scegliere i prodotti che meglio si adattano alle proprie esigenze e aspettative.

Se avete spesso gli occhi stanchi è bene scegliere bene il monitor per PC, posizionarlo correttamente e, talvolta, fare attenzione anche all’uso di temi scuri che non sono – diversamente da quello che scrivono in tanti – la soluzione per tutti i mali.

Monitor PC: le caratteristiche del pannello

I monitor per PC che trovate ad esempio su Amazon Italia possono utilizzare svariate tecnologie.
In generale, però, si ha a che fare con monitor a pannello TFT (Thin Film Transistor) composti da un substrato di materiale semiconduttore trasparente depositato sulle superfici interne dei vetri che ospitano anche i cristalli liquidi.

La specifica tecnologia utilizzabile per fabbricare il pannello del monitor può invece fare capo a diverse categorie ma generalmente i monitor per PC sono di tre tipologie: TN (Twisted Nematic), IPS (In Plane Switching) o VA (Vertical Alignment).
I termini TN, IPS e VA tendono a passare inosservati tra le specifiche dei monitor quando invece la tecnologia realizzativa dei pannelli è la chiave per scegliere prodotti di qualità.

I pannelli TN

I pannelli di tipo TN esistono da tanti anni. L’introduzione dei pannelli TN ha a suo tempo portato a un significativo calo dei prezzi dei monitor a schermo piatto che spodestarono rapidamente i giganteschi CRT (cathode-ray tube, “a tubo catodico”) che molti dei nostri lettori certamente ricordano.

Il funzionamento di questi pannelli si basa sull’allineamento delle molecole di cristalli liquidi tra due elettrodi, permettendo alla luce di passare o meno a seconda del loro stato. I colori sono rappresentati utilizzando solo 6 bit per ciascuno dei tre canali RGB (rosso, verde, blu), quindi non possono rappresentare i 16 milioni di colori disponibili in RGB a 24 bit.

Il vantaggio principale dei pannelli TN è, oltre al loro basso costo (sono economici da realizzarsi), la velocità con cui possono passare da uno stato all’altro. Questo si traduce in tempi di risposta molto bassi (nell’ordine di 1 ms), aspetto che li rende un’ottima scelta nel gaming.
Se si cercasse il monitor migliore per le attività di ufficio, il disegno tecnico, la visualizzazione di video, allora sarà meglio orientarsi sui pannelli IPS (vedere più avanti) che hanno tempi di risposta più alti a fronte di una buona resa dei colori.

Più nello specifico i pannelli TN possono arrivare a superare una frequenza di refresh di 144 Hz con un tempo di risposta – come detto – nell’ordine di 1 ms; i pannelli IPS, invece, si mettono in evidenza per l’ampia gamma di colori (possono superare anche il miliardo di colori riproducibili contro i 16,7 milioni dei monitor TN…). A tal proposito suggeriamo di approfondire l’argomento: quanti colori può vedere l’occhio umano?
Con la tecnologia TN si ottiene anche un angolo di visione inferiore rispetto agli IPS sebbene ciò dipenda dalla qualità del pannello in sé.

I pannelli IPS

I pannelli di tipo IPS sono i più utilizzati oggi nella gamma media e alta di monitor. Progettati per superare i punti deboli della tecnologia TN, negli IPS è stata variata la disposizione degli elettrodi per generare campi elettrici paralleli alla lastra di vetro. Il risultato è un pannello con ampi angoli di visualizzazione (si rasentano i 180 gradi) e un’eccellente riproduzione dei colori.

Grazie alla sua possibilità di utilizzare 8 bit per canale RGB, i pannelli IPS sono la scelta obbligata per i monitor usati dai professionisti.

Tra i principali svantaggi, la tecnologia IPS non è in grado di offrire i tempi di risposta minimi che caratterizzano i pannelli TN e i monitor con pannello IPS migliori riescono a garantire 4 ms a frequenze di refresh tra 60 e 75 Hz.
Non eccellono neppure sul versante del contrasto, soprattutto se il metro di valutazione fosse quello di utenti particolarmente esigenti.
Uno svantaggio comune nei modelli di fascia bassa sono le perdite di luce ai bordi, che sono evidenti quando vengono visualizzati sfondi scuri.

È opportuno prendere in considerazione il fatto che i vari tipi di pannelli sono stati eccessivamente “stereotipati” nel corso degli ultimi anni. I moderni pannelli IPS sono decisamente migliorati, hanno un tempo di risposta ragionevole e sono divenuti più adatti a utilizzi ed esigenze differenti.

Per i grafici e i video maker l’accuratezza del colore riveste un aspetto fondamentale ed è per questo motivo che, comunque, i pannelli IPS sono la scelta migliore.
Nel caso in cui chi fa editing video avesse necessità di una risoluzione senza paragoni, invece di avere due monitor l’uno accanto all’altro, uno per il video e uno per effettuare dei controlli, si dovrebbero scegliere monitor da 34 pollici minimo con rapporto d’aspetto 21:9.

Originariamente molto costosi, oggi i pannelli IPS si collocano bene anche nella fascia media e non ci sono differenze di prezzo significative rispetto ad altre tecnologie. Gli IPS si confermano in ogni caso un’ottima scelta allorquando si cercasse fedeltà cromatica e ampi angoli di visione.

I pannelli VA

I pannelli VA cercano di offrire il meglio delle due tecnologie viste fin qui: migliore resa dei colori e angoli di visione più ampi garantendo allo stesso modo tempi di risposta più brevi rispetto alle soluzioni IPS. Questi pannelli sono noti anche per il migliore rapporto di contrasto rispetto a IPS e TN.

Non è stato sempre così, però. Inizialmente il problema dei VA era l’accuratezza del colore, inferiore agli IPS, insieme a un tempo di risposta mediocre.
Fortunatamente i monitor di oggi non soffrono più di più questi problemi: si possono trovare facilmente display con pannelli VA che vantano tempi di risposta rapidi e supportano anche la tecnologia Quantum Dot per una migliore qualità del colore rispetto agli IPS.

In un pannello VA i cristalli liquidi sono allineati verticalmente alla lastra di vetro (da qui l’acronimo scelto per la loro denominazione) permettendo l’ottenimento di neri quasi puri.
Fintanto che non ha cominciato a diffondersi la tecnologia OLED (Organic Light Emitting Diode), molti TV di fascia alta montavano proprio pannelli VA.

Nel complesso, i monitor VA sono adatti per lavorare a casa su terminali che si usano anche per guardare video e ciò per via della resa cromatica e degli alti contrasti (i buoni display raggiungono 3000:1 e più). Sono meno dipendenti dall’angolo di visione e di solito hanno colori più decisi rispetto ai pannelli TN.
Poiché i pixel non passano con la stessa velocità in entrambe le direzioni da uno stato all’altro (ad esempio da una condizione di elevata luminosità al nero) deve essere usata una tecnologia di accelerazione chiamata overdrive. Ciò comporta degli effetti antiestetici anche se esistono modelli particolarmente adatti al gaming.

Da ultimo, è opportuno ricordare che i monitor PLS sono la risposta di Samsung per risolvere i problemi propri dei pannelli TN.

Nei display OLED ogni pixel si illumina direttamente e può quindi essere gestito in modo individuale. I neri risulteranno molto più profondi e i consumi energetici inferiori rispetto ai monitor e TV LED convenzionali. In un altro articolo abbiamo confrontato OLED e QLED (Quantum dot LED).

OLED, QLED e mini LED

Come scritto poco sopra, ogni singolo pixel nei pannelli OLED consiste nell’uso di diodi organici a emissione di luce che sfruttano il principio dell’elettroluminescenza.
I produttori di pannelli stanno cercando di andare in una direzione simile con i mini LED: la retroilluminazione consiste in molti piccoli LED affiancati. In alcuni casi, come nell’iPad Pro di Apple (2021) ce ne sono diverse migliaia.
Nel caso della tecnologia mini LED le dimensioni dei LED usati per la retroilluminazione vengono ridotte fino a 1.000 volte.
Questo schema permette di controllare la luminosità delle diverse aree dell’immagine in modo molto più preciso che con i LED tradizionali anche se questi pannelli ancora non si avvicinano agli OLED con i loro milioni di pixel gestibili in modo individuale. I mini LED sono comunque più economici da produrre.

QLED è invece un marchio Samsung per i display con retroilluminazione a LED o mini LED in cui vengono utilizzati punti quantici che migliorano il colore. La denominazione non dice nulla sul tipo di pannello utilizzato: può essere VA, IPS o servirsi della tecnologia OLED.

Che cosa conta di più nella scelta di un monitor per PC

Il nostro consiglio nello scegliere un monitor per PC è provarlo con attenzione per almeno una settimana ed eventualmente esercitare il diritto di recesso, come previsto dalla normativa, nel caso in cui qualcosa non fosse di proprio gradimento.

Paradossalmente, infatti, mentre una volta era sconsigliabile acquistare online un monitor o un TV, le garanzie che offre la legge e ad esempio, la garanzia di Amazon consentono di acquistare senza patemi.
Come abbiamo evidenziato nell’articolo in tema di di pixel bruciati o difettosi, acquistando online si sottoscrive un contratto fuori dai locali commerciali che dà maggiori garanzie al cliente. Il consumatore ha infatti diritto ad esercitare, entro 14 giorni, il diritto di ripensamento: egli potrà cioè restituire il prodotto acquistato e richiedere il rimborso integrale senza dover neppure addurre giustificazioni.
Amazon fa di più e per i prodotti che recano l’indicazione “Venduto e spedito da Amazon” offre ben 30 giorni di tempo per esercitare il diritto di recesso.

La qualità visiva sarà sicuramente migliore scegliendo un monitor più costoso ma una parte del giudizio è affetto anche da valutazioni soggettive che sfuggono a un metro prettamente tecnico.

Oltre al pannello, quando ci si accinge a scegliere un monitor per PC è bene tenere presente la risoluzione massima supportata, la diagonale in pollici, la gamma dei colori, luminosità, frequenza di refresh e tempo di risposta, angolo di visuale, tipologia e numero di ingressi presenti (optare per monitor con almeno una porta DVI, una HDMI e possibilmente una DisplayPort), tipologia degli speaker, la finitura del pannello, il consumo energetico e gli aspetti estetici.

Per quanto riguarda gli speaker integrati nel monitor non ci si aspetti troppo: di solito si tratta di altoparlanti da 1W o 2W (soltanto nei prodotti di fascia più alta ci si spinge fino a 7W).

La finitura, invece, è lo strato che viene posto davanti al pannello vero e proprio: con una finitura lucida si otterranno colori più vividi ma si soffrirà maggiormente dei riflessi provenienti dalle fonti di illuminazione dell’ambiente circostante. Viceversa, una finitura opaca offre una migliore protezione antiriflesso.

Risoluzione e dimensione del monitor per il PC

Quali sono la risoluzione e la dimensione migliori per un monitor da PC?
Non c’è una risposta generale a questa domanda perché molti sono i fattori che entrano in gioco.
La maggior parte dei monitor ha un rapporto d’aspetto di 16:9 mentre i prodotti nel formato 16:10 mostrano un po’ più di contenuti in verticale il che è un vantaggio quando si lavora in ufficio con documenti, fogli di calcolo, tabelle e pagine Web.
I formati ampi come il 21:9 sono adatti a chi lavora molto in multitasking per visualizzare le finestre di molte applicazioni simultaneamente sullo schermo.

La maggior parte dei display da 24 pollici utilizzano una risoluzione pari a 1920 x 1080 pixel (Full HD) in formato 16:9 e hanno una densità di pixel di poco meno di 92 ppi (punti per pollice). Per i modelli da 24 pollici si usa spesso il formato 16:10 con risoluzione 1920 x 1200 pixel e 94 ppi. Come abbiamo visto nell’articolo su cosa sono i ppi maggiore è questo valore, migliore sarà la nitidezza dell’immagine.

L’immagine potrebbe comunque non essere abbastanza nitida per alcuni utenti; un monitor da 24 pollici con risoluzione 4K (3840 x 2160 pixel, 183 ppi) è allora la scelta migliore.

Di seguito alcuni esempi della relazione tra risoluzione e valore ppi per i vari monitor:

– 24 pollici:

  • 1920 x 1080 (16:9) 91,8 ppi
  • 1920 x 1200 (16:10) 94,3 ppi
  • 3840 x 2160 (16:9) 183,6 ppi

– 27 pollici:

  • 1920 x 1080 (16:9) 81,6 ppi
  • 2560 x 1440 (16:9) 108,8 ppi
  • 2560 x 1600 (16:10) 111,8 ppi
  • 3840 x 2160 (16:9) 163,8 ppi

– 32 pollici:

  • 1920 x 1080 (16:9) 68,8 ppi
  • 2560 x 1440 (16:9) 91,8 ppi
  • 3840 x 2160 (16:9) 137,7 ppi
  • 6016 x 3384 (16:9) 215,7 ppi
  • 7680 x 4320 (16:9) 275,4 ppi

– 34 pollici:

  • 2560 x 1080 (21:9) 86,8 ppi
  • 3440 x 1440 (21:9) 116,5 ppi
  • 5120 x 2160 (21:9) 173,7 ppi

Monitor PC: frequenza di refresh, tempo di risposta, latenza e supporto HDR

È bene tenere a mente, innanzi tutto, che in un monitor TFT la temperatura del colore e la brillantezza non è mai uniforme sull’intero schermo.
Ciò dipende da vari fattori ma un aspetto evidente è, per esempio, che i lati dello schermo e gli angoli sono generalmente più bui (ciò dipende dal processo produttivo del display e il problema è più evidente nei monitor di dimensioni maggiori).

La frequenza di refresh dello schermo e quella della scheda video cui il monitor è collegato dovrebbero idealmente essere identiche. Quando i due valori sono diversi tra loro può accadere che il monitor visualizzi parte del frame corrente e parte di quello successivo.

Nei monitor VRR (Variable Refresh Rate) può essere inteso come il termine generico per riferirsi alla tecnologia con cui l’elettronica del monitor adatta dinamicamente la frequenza di aggiornamento ai segnali della scheda grafica. Questo è particolarmente utile per i display ad alta risoluzione o per i giochi graficamente esigenti quando la scheda grafica non può assicurare una frequenza di refresh prefissata.

L’utilizzo delle tecnologie AMD FreeSync (si basa sullo standard Adaptive Sync introdotto come opzione da VESA in DisplayPort 1.2) e NVidia G-SYNC integrate in alcuni monitor aiuta a risolvere questo problema: viene effettuata un’attività di “compensazione” tra le differenti frequenze di refresh (il risultato permette di aumentare marginalmente anche il numero di fps nei videogiochi).

Nel caso di FreeSync la compensazione viene automaticamente attivata solo per un intervallo di frequenze ben preciso, a seconda del monitor, rilevabile sul sito di AMD.

Con una mossa a sorpresa a gennaio 2019 NVidia ha dichiarato di supportare la tecnologia FreeSync della rivale AMD su una selezione di monitor. Ciò avviene solo sui monitor G-SYNC più recenti (dal 2020 in poi), i cui moduli G-SYNC possono gestire i segnali Adaptive Sync.

Tra i parametri più importanti per scegliere un monitor per PC, come abbiamo già evidenziato in precedenza, ci sono anche il tempo di risposta e la latenza.

Tutti i produttori indicano, nelle specifiche, il tempo di risposta del loro monitor ma esso è solo una parte del “tempo di risposta effettivo”.
Il valore riportato è per difetto da un lato perché ciascun produttore lo misura a suo modo e perché altri fattori lo influenzano pesantemente (ad esempio le specifiche variazioni di tonalità applicate ai singoli pixel).
La latenza, poi, contribuisce ad “affossare” il tempo di risposta se si considera che va aggiunto anche il tempo necessario per elaborare il segnale inviato dal PC.
Di fatto, quindi, un monitor che vanta un tempo di risposta di 1 ms può tranquillamente visualizzare all’atto pratico i singoli frame con 10, 15 o 20 ms di latenza.

Nel caso dei monitor che montano pannelli di qualità la latenza è di solito inferiore ai 5 ms mentre di norma si attesta tra i 15 e i 30 ms.

Ecco perché alcuni monitor IPS con una frequenza di refresh pari a 6 o 8 ms possono risultare migliori di un TN con refresh a 1 ms.

I monitor per PC HDR offrono una più ampia gamma dinamica, bianchi più luminosi e neri molto più profondi.

In generale, per essere considerato HDR un monitor per PC deve garantire una luminosità pari a 1.000 nits anche se sono “accettabili” anche prodotti che assicurano 500 nits e un contrasto molto inferiore al normale. G-SYNC HDR è compatibile con i monitor che rientrano nella prima categoria citata; FreeSync 2 è meno “severo” in termini di requisiti minimi e necessita, per HDR, di un pannello da almeno 400 nits di luminosità.

VESA ha specificato vari livelli HDR per i monitor che possono fregiarsi dell'”etichetta” DisplayHDR: un display deve raggiungere almeno 400 cd/m2 per esporre il logo DisplayHDR 400.
Gli altri livelli non solo stabiliscono una maggiore luminosità ma anche uno spazio colore esteso (WCG, Wide Color Gamut) e un valore del nero inferiore. Per i livelli DisplayHDR da 500 a 1400, la retroilluminazione del pannello deve anche essere dimmerabile a zone e raggiungere la luminosità target entro 8 frame.

I monitor di maggiore qualità sono indicati come True Black: i neri devono essere molto più profondi ed è richiesto il dimming a livello di pixel entro 2 frame. Di fatto questo obiettivo è attualmente raggiungibile solo con i pannelli OLED.

Uscite da utilizzare per le varie risoluzioni

A seconda del frame rate desiderato e della profondità di colore si deve usare una connessione in grado di assicurare un’ampia larghezza di banda.

DisplayPort nella versione 1.2 o HDMI 1.4 con i loro 17,3 o 10,2 Gbps sono sufficienti per il Full HD fino a 144 Hz. Per la risoluzione 4K a 90 Hertz il monitor deve essere in grado di gestire DisplayPort 1.4 o HDMI 2.0. Ma anche con le specifiche più recenti è spesso necessario usare la tecnologia Display Stream Compression (DSC), rimuovendo alcuni dati dalle immagini, per raggiungere le risoluzioni più “spinte”.
La porta USB-C sui moderni monitor trasmette dati usando DisplayPort e USB fornendo eventualmente energia a un notebook collegato.

Le connessioni più attuali sono DisplayPort 2.0 e HDMI 2.1: assicurano una larghezza di banda rispettivamente fino a 80 Gbps e 48 Gbps.

DisplayPort 2.0 supporta la risoluzione 8K a 85 Hz anche senza DSC; con DSC è possibile arrivare fino a 120 Hz.

Tutte le versioni di HDMI e DisplayPort possono trasmettere il segnale dell’immagine con una profondità di colore pari a 10 bit: ciò permette la resa delle immagini con oltre un miliardo di gradazioni di colore invece di 16,7 milioni ed è anche un requisito essenziale per la riproduzione di contenuti HDR.
Questo aumenta la richiesta di larghezza di banda del 25% per lo stesso numero di pixel e la stessa frequenza di aggiornamento.
Solo le connessioni che supportano anche HDCP 2.2 (High-Bandwidth Digital Content Protection) possono gestire i metadati HDR necessari per la visualizzazione ad alto contrasto. È il caso di DisplayPort dalla generazione 1.3 in avanti e di HDMI dalla 2.0b. Fanno eccezione i chip grafici integrati Intel dalla settima generazione Core perché supportano solo DisplayPort 1.2.

Qualche esempio in termini di risoluzione, frame rate, profondità di colore, interfaccia da usare e larghezza di banda:

  • Full HD (1920 x 1080); fino a 144 Hz / 8 bit; DP 1.21 / HDMI 1.4; 8 Gbps
  • Full HD (1920 x 1080); fino a 240 Hz / 10 bit; DP 1.4 / HDMI 2.1; 17,5 Gbps
  • QHD (2560 x 1440); fino a 100 Hz / 8 bit; DP 1.21,2 / HDMI 2.0; 9,6 Gbps
  • QHD (2560 x 1440); fino a 144 Hz / 10 bit; DP 1.4 / HDMI 2.1; 17,6 Gbps
  • QHD (2560 x 1440); fino a 240 Hz / 10 bit; DP 2.0 / HDMI 2.1; 25,1 Gbps
  • 4K/UHD (3840 x 2160); fino a 60 Hz / 10 bit; DP 1.21,2 / HDMI 2.0; 15,7 Gbps
  • 4K/UHD (3840 x 2160); fino a 120 Hz / 8 bit; DP 1.4 / HDMI 2.1; 25,8 Gbps
  • 4K/UHD (3840 x 2160); fino a 144 Hz / 10 bit; DP 1.43 / HDMI 2.1; 39,2 Gbps
  • 4K/UHD (3840 x 2160); fino a 240 Hz / 8 bit; DP 1.43 / DP 2.0 / HDMI 2.13; 54,8 Gbps
  • 5K (5120 x 2880); fino a 60 Hz / 8 bit; DP 1.4 / HDMI 2.1; 22,2 Gbps
  • 5K (5120 x 2880); fino a 120 Hz / 8 bit; DP 1.43 / HDMI 2.13; 45,7 Gbps
  • 5K (5120 x 2880); 120 Hz / 10 bit; DP 1.43 / HDMI 2.13; 57,1 Gbps
  • 6K (6016 x 3384); fino a 60 Hz / 10 bit; DP 1.43 / HDMI 2.1; 38,2 Gbps
  • 8K (7860 x 4320); 60 Hz / 8 bit; DP 1.43 / HDMI 2.13; 49,6 Gbps
  • 8K (7860 x 4320) 60 Hz / 10 bit; DP 1.43 / HDMI 2.13; 62,1 Gbps
  • 8K (7860 x 4320) 120 Hz / 10 bit; DP 2.03 / HDMI 2.13; 127,8 Gbps

1 DisplayPort 1.2a per FreeSync; 2 DisplayPort 1.4 per HDR, FreeSync e G-SYNC con HDR; 3 con “Display Stream Compression”.

Come abbiamo visto nell’articolo su HDMI 2.1a c’è tanta confusione intorno a questa interfaccia.
La bozza originale delle specifiche dell’interfaccia HDMI 2.1 specificava chiaramente ciò che i monitor che portano il logo HDMI 2.1 dovevano essere in grado di fare. Oltre a frequenze di refresh più elevate alle risoluzioni più spinte e un migliore supporto HDR, era previsto il supporto HDMI VRR e Auto Low Latency Mode (ALLM).
Tutte le caratteristiche della specifica HDMI 2.1 sono diventate opzionali. Il risultato è che anche i più semplici ed economici monitor Full HD che non hanno nessuna delle nuove funzioni possono portare il nuovo logo. Questo può essere fuorviante, specialmente con i monitor per PC che visualizzano 3840 x 2160 pixel (4K/UHD) a 144 Hz con DisplayPort 1.4 ma si fermano ad appena 60 Hz o assicurano un’immagine fortemente compressa via HDMI.

Retroilluminazione senza sfarfallii e bassa emissione di luce blu

Se l’obiettivo di un’azienda fosse quello di aumentare la produttività dei dipendenti, come spiegano gli esperti di MMD (società che commercializza in esclusiva i monitor LCD di Philips a livello mondiale), l’ideale è scegliere monitor per PC con una retroilluminazione senza sfarfallio o un’emissione di luce blu bassa.

In questo modo si evitano mal di testa dopo lunghe ore trascorse davanti allo schermo e si riducono i raggi di luce blu a onde corte potenzialmente dannosi per gli occhi.
Se l’utente fosse organizzato con una configurazione multi schermo, i pannelli senza bordi sono la scelta migliore perché permettono di usare il desktop “senza soluzione di continuità”.

Gli utenti privati, a casa, dovrebbero scegliere un normale monitor Full HD che è più che sufficiente per la navigazione web e la stesura di documenti. I gamer occasionali potrebbero invece desiderare un monitor di più grandi dimensioni.
La frequenza di refresh che il monitor impiegato da un utente domestico o anche un dipendente d’ufficio dovrebbe avere è attualmente 60 Hz; solamente i videogiocatori più evoluti dovrebbero orientarsi sui 144 Hz.

All’occhio umano la riproduzione appare fluida a partire da una frequenza di aggiornamento di 60 fotogrammi al secondo (fps) cioè se viene mostrata una nuova immagine ogni 16,7 ms.
Permane comunque un certa dose di effetto motion blur: a 100 Hz una nuova immagine appare ogni 10 ms, a 144 Hz ogni 7 ms, a 200 Hz dopo appena 5 ms.
Gli oggetti in movimento appaiono più nitidi grazie al refresh migliore dell’immagine. Oltre a un monitor veloce ad aggiornare le immagini riprodotte sullo schermo è ovviamente indispensabile anche una scheda grafica potente.

Non si beneficia di frame rate più elevati solo nei giochi: anche quando si scorrono le pagine Web nel browser o si sposta una finestra sul desktop il testo rimane sempre chiaramente leggibile.

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