NFC cos'è come funziona e a che cosa serve

NFC è una tecnologia per la comunicazione a corto raggio che trova la sua applicazione più comune nell'ambito dei pagamenti elettronici. Cos'è NFC, come funziona e quali sono gli altri possibili utilizzi.

Fino a qualche tempo fa solamente gli smartphone top di gamma integravano un chip NFC. Adesso, invece, è possibile trovarlo integrato anche nei dispositivi mobili di fascia medio-alta. Ma cos’è NFC e a cosa serve?

NFC, acronimo di near-field communication, è una tecnologia che fornisce connettività senza fili a corto raggio (10 centimetri) e che è stata sviluppata congiuntamente da Philips, LG, Sony, Samsung e Nokia.
Se si tratta di comunicazione di prossimità come avviene nel caso di Bluetooth, per giunga con un raggio di copertura inferiore, quali vantaggi porta con sé NFC?

Iniziamo subito col dire che NFC non nasce dal nulla ma è l’evoluzione della ben nota tecnologia di identificazione e comunicazione contactless RFID. Quest’ultima era ed è utilizzata soprattutto in ambito industriale come un’etichetta elettronica, per fornire informazioni su oggetti e animali. Mentre però RFID funziona “a senso unico”, NFC permette di stabilire uno scambio di dati bidirezionale.

Tramite NFC si possono quindi sincronizzare velocemente i dati tra due dispositivi, anche completamente differenti l’uno dall’altro (viene stabilita una rete peer to peer).
Ricorrendo al proprio dispositivo mobile compatibile NFC si possono gestire con estrema facilità i pagamenti contactless: lo smartphone si trasforma in una sorta di borsellino elettrico e – previa installazione di un’apposita app – è possibile effettuare una transazione semplicemente avvicinando il telefono al POS dell’esercente.


I pagamenti tramite dispositivi NFC stanno diventando sempre più popolari anche grazie al lancio in Italia di servizi come Google Pay (Google Pay in Italia: cos’è e come funziona, Apple Pay (Apple Pay al debutto in Italia: lo smartphone si trasforma in un borsellino elettronico) e Samsung Pay.

L’app installata nel dispositivo mobile che sovrintende i pagamenti effettuati via NFC può essere abbinata a diverse modalità di pagamento: carte di credito, carte di debito e in alcuni casi anche PayPal (come permette ad esempio di fare Google Pay). In questo modo il pagamento può essere effettuato avvicinando il proprio dispositivo al POS, al distributore automatico, al registratore di cassa, senza mai estrarre portafogli e carte e senza che il negoziante o il circuito bancario possano conoscere i dati delle proprie carte di credito o gli account PayPal utilizzati.
Un notebook equipaggiato con chip NFC può abilitare i pagamenti contactless nella stessa identica maniera.

NFC contro Bluetooth

In molti si chiedono il motivo dell’esistenza di NFC quando già esiste, da tempo, la tecnologia Bluetooth.
Ci sono molteplici ragioni che giustificano la nascita di NFC e che dimostrano come Bluetooth non sia la scelta migliore in alcuni campi applicativi.

Innanzi tutto, con Bluetooth è fondamentale che i dispositivi abbiano già attiva una comunicazione, devono essere preventivamente accoppiati tra di loro ed essere necessariamente alimentati. Requisiti in più che complicano le cose quando è fondamentale instaurare uno scambio di dati, veloce e sicuro.

NFC, inoltre, impone che i due dispositivi siano fisicamente posizionati a brevissima distanza: così è possibile ridurre in maniera significativa i consumi energetici e fare in modo che i dati siano trasmessi da e verso un dispositivo posizionato nelle immediate vicinanze. Si pensi al caso dei pagamenti elettronici: con NFC lo smartphone dell’utente pagante deve trovarsi davanti al POS altrimenti la transazione e il conseguente addebito non potranno andare a buon fine. Per motivi di sicurezza la distanza alla quale di devono trovare i due device viene di solito ridotta a meno di 4 centimetri.

Bluetooth trasmette i dati sulla banda dei 2,4 GHz che è, com’è noto, ormai affollatissimo: si pensi alle WiFi, ai telefoni cordless, ai baby monitor e a molti altri dispositivi elettronici.
Per scongiurare qualunque problema di comunicazione, NFC usa un’area dello spettro molto meno affollata (13,56 MHz) e adopera alcuni accorgimenti tecnici per evitare ogni effetto negativo provocato da eventuali interferenze.

Come verificare se lo smartphone supporta NFC

Il modo migliore per controllare se il proprio smartphone dispone di un chip NFC integrato è controllarne le specifiche.
Sui dispositivi Android basta comunque accedere alle impostazioni del sistema operativo quindi digitare NFC nella casella di ricerca in alto.
Di solito, comunque, i riferimenti a NFC si trovano nella sezione Wireless e reti o Rete e Internet.
Per attivare il chip NFC basta toccare la corrispondente opzione: “Consenti lo scambio di dati quando il telefono tocca un altro dispositivo“.

A cosa serve la tecnologia NFC

Come abbiamo accennato in precedenza, NFC non offre certo le prestazioni di Bluetooth – tanto meno quelle del Wi Fi – durante lo scambio dei dati: può infatti inviare e ricevere informazioni con una velocità di trasmissione massima pari a 424 kbps.

Va quindi benissimo per effettuare pagamenti con lo smartphone perché il quantitativo di dati scambiati è minimo.

L’utilizzo dei chip NFC sta prendendo piede sui token U2F FIDO2: essi permettono di usare una chiavetta come strumento per autenticarsi in modo sicuro sui principali servizi online (vedere Autenticazione a due fattori: cosa succede se si perde una chiavetta U2F FIDO2).
Sebbene esistano anche chiavette FIDO2 Bluetooth, la tendenza è quella di orientarsi esclusivamente sull’utilizzo di USB e NFC.
Yubico, azienda leader nella progettazione, produzione e commercializzazione di chiavette U2F FIDO2, ha più volte sostenuto come i prodotti basati sull’utilizzo della tecnologia Bluetooth non offrano sufficienti garanzie in termini di sicurezza. Yubico aveva inizialmente valutato l’eventualità di immettere sul mercato chiavette Bluetooth (BLE) preferendo poi astenersi dal farlo per questioni di sicurezza, usabilità e durabilità.
L’azienda ha quindi criticato Google e la sua Titan Key che pur integrando un chip NFC per il momento usa solo Bluetooth. Vedere, a questo proposito, il progetto italiano Solo Key: Autenticazione a due fattori: Solo è la prima chiave di sicurezza opensource FIDO2.

Yubico non sostiene, evidentemente, che NFC sia intrinsecamente più sicuro rispetto a Bluetooth. Dal momento che sia le comunicazioni via NFC che quelle via Bluetooth possono essere monitorate e “spiate”, una prima rassicurazione arriva dal ridottissimo raggio di copertura di NFC (pochi centimetri) e dalle contenute potenze RF in gioco.
Come viene ben spiegato in questo studio, è poi l’utilizzo di applicativi che adottino la crittografia così come misure di sicurezza adeguate ad offrire le migliori garanzie.

I chip NFC sono sempre più adoperati anche sui dispositivi multimediali: si pensi a un altoparlante Bluetooth compatibile NFC. In questo caso il trasferimento dei dati (quindi lo streaming dei brani musicali) avviene via Bluetooth ma la procedura di connessione vera e propria può essere effettuata via NFC.
Così il collegamento tra speaker e smartphone avverrà in maniera istantanea senza dover intervenire manualmente sulla configurazione Bluetooth.

NFC può però essere certamente utilizzato anche per scambiare file tra dispositivi ma la velocità di trasferimento dati non sarà convincente.
Nel caso di Android, per usare NFC per trasferire file tra smartphone e altri device compatibili basta attivare Android Beam: lo scambio dei dati avverrà istantaneamente semplicemente toccando tra loro i due dispositivi.
Maggiori informazioni in questo documento di supporto.

Esistono infine piccoli dispositivi, chiamati tag NFC, che si ispirano alla “filosofia RFID” e che permettono di inviare ad esempio a uno smartphone informazioni utili come indirizzi web, numeri telefonici, posizioni GPS, dati identificativi o automatizzare certe operazioni.

Alcuni tag NFC, disponibili su Amazon a prezzo davvero conveniente, possono essere programmati per consentire login rapidi sui principali servizi online, per attivare o disattivare WiFi e Bluetooth sul telefono, per inviare promemoria o inserire eventi nel calendario, per effettuare telefonate o inviare SMS (possono quindi essere configurati anche come strumenti per inviare istantaneamente richieste di aiuto), come “biglietti da visita”, nell’ambito di iniziative promozionali per offrire coupon e voucher, per regolare volumi e livelli di illuminazione, per attivare il Bluetooth in auto e molto altro ancora.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti