Chatbot AI e privacy: situazione sempre più preoccupante

Rapporto Incogni 2025: Le Chat di Mistral AI leader in privacy, mentre Meta AI è il peggiore. Scopri le pratiche di gestione dei dati.
Chatbot AI e privacy: situazione sempre più preoccupante

La crescente attenzione verso il binomio Intelligenza Artificiale e privacy si riflette in un recente studio condotto da Incogni, intitolato “Gen AI and LLM Data Privacy Ranking 2025”. Questo rapporto ha analizzato undici criteri fondamentali per valutare nove tra i più popolari servizi con chatbot legati all’AI generativa, ponendo particolare enfasi su come vengono gestiti i dati degli utenti.

Tra i criteri esaminati, figurano l’uso dei dati per l’addestramento dei modelli, la possibilità che le conversazioni degli utenti vengano incluse nei dataset di training e la facilità con cui gli utenti possono richiedere la cancellazione delle proprie informazioni. Inoltre, lo studio ha valutato la trasparenza delle politiche di gestione dei dati e la loro leggibilità, parametri cruciali per garantire un utilizzo consapevole e sicuro delle piattaforme.

Al vertice della classifica si posiziona Le Chat di Mistral AI, servizio francese che ha ottenuto il massimo punteggio grazie a una politica di raccolta dati estremamente limitata. Nonostante alcune lacune in termini di trasparenza, la piattaforma ha superato concorrenti più noti, confermandosi come il servizio più rispettoso della privacy tra quelli analizzati.

Al secondo posto si trova ChatGPT di OpenAI, apprezzato per la chiarezza delle sue politiche e per le opzioni di controllo sui dati messe a disposizione degli utenti, pur mantenendo alcune perplessità sull’uso delle interazioni per l’addestramento. Al terzo posto si classifica Grok di xAI, che ha ricevuto buoni punteggi per la trasparenza, ma ha mostrato difficoltà nella comprensibilità delle sue policy.

Chatbot e privacy? La situazione di Meta AI

In netto contrasto, Meta AI si colloca all’ultimo posto della classifica. Il servizio è stato criticato per pratiche invasive di raccolta e condivisione dei dati, un problema condiviso anche da Gemini di Google e Copilot di Microsoft, che si posizionano appena sopra Meta AI. Secondo il rapporto, queste piattaforme non offrono agli utenti la possibilità di escludere i propri prompt dall’addestramento dei modelli, evidenziando un approccio ben poco rispettoso della privacy.

Un aspetto particolarmente preoccupante riguarda la condivisione dei dati con terze parti, inclusi fornitori di servizi, autorità, partner di ricerca e affiliati commerciali. Ad esempio, Microsoft ha previsto nelle sue politiche che i prompt degli utenti possano essere condivisi con aziende pubblicitarie, una pratica che solleva significative preoccupazioni etiche e legali.

Il rapporto di Incogni sottolinea anche come la scarsa chiarezza delle politiche sulla privacy rappresenti un ostacolo per gli utenti. Documenti complessi e poco trasparenti, come quelli di Microsoft, Meta e Google, rendono difficile comprendere appieno come vengano gestite le informazioni personali. La mancanza di trasparenza alimenta il bisogno di normative più stringenti per proteggere i dati degli utenti in un contesto in cui l’intelligenza artificiale è sempre più pervasiva.

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