E' nato il sindacato globale dei moderatori social

I moderatori di contenuti lanciano un'alleanza globale per affrontare salari bassi, traumi e precarietà lavorativa nelle Big Tech.
E' nato il sindacato globale dei moderatori social

Nairobi, Kenya. La recente formazione di un’alleanza sindacale globale dedicata ai moderatori di contenuti rappresenta un passo significativo nella lotta per migliori condizioni di lavoro nel settore digitale. La Global Trade Union Alliance of Content Moderators (GTUACM) ha ufficialmente fatto il suo debutto in Kenya, dando vita a un movimento internazionale senza precedenti per tutelare migliaia di lavoratori che ogni giorno affrontano contenuti traumatici sulle piattaforme online.

Più soldi, più supporto psicologico

Questa coalizione si pone l’obiettivo di affrontare problemi critici come retribuzioni inadeguate, insufficiente supporto psicologico e mancanza di rappresentanza sindacale. I moderatori di contenuti, spesso impiegati tramite contratti esterni da giganti della Big Tech come Meta, Bytedance e Alphabet, si trovano a gestire materiale estremamente disturbante, tra cui violenza grafica, discorsi d’odio e abusi su minori. L’esposizione prolungata a tali contenuti può causare gravi disturbi alla salute mentale, come evidenziato dalle testimonianze raccolte.

Questi lavoratori, infatti, revisionano migliaia di contenuti ogni giorno e filtrano via l’orrore che la maggior parte delle persone non dovrebbe mai vedere, sopportando cicatrici emotive permanenti. Uno di loro spiega la rivendicazione del GTUACM: “Necessitiamo di stabilità contrattuale e assistenza psicologica accessibile durante le ore lavorative.”

Il nuovo organismo sindacale include attualmente rappresentanti da nove paesi distribuiti tra Africa, Europa, Asia e Sudamerica, con l’intenzione di espandersi ulteriormente in nazioni come Irlanda e Germania. Gli obiettivi principali della GTUACM comprendono la creazione di una piattaforma negoziale unificata, il coordinamento di azioni collettive e lo sviluppo di ricerche mirate a migliorare la salute mentale e il benessere dei lavoratori del settore.

Il Kenya, un centro cruciale per la moderazione di contenuti a livello globale, riveste un ruolo strategico in questa iniziativa. “Siamo favorevoli agli investimenti nel nostro paese, ma non a costo del benessere dei lavoratori,” ha dichiarato Benson Okwaro del Communication Workers Union of Kenya. La posizione del Kenya come hub globale rende questa nazione un punto focale per il cambiamento, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro e di garantire che i diritti dei lavoratori siano rispettati.

Le prime azioni legali sono già iniziate

Nel frattempo, le controversie legali continuano a intensificarsi. Diverse aziende della Big Tech stanno affrontando cause per danni psicologici in vari paesi africani, mentre ex dipendenti di TikTok denunciano licenziamenti ritorsivi legati alle loro attività sindacali. Questi episodi sottolineano la necessità di regolamentazioni più rigorose e di una maggiore responsabilità da parte delle grandi aziende tecnologiche.

La nascita della GTUACM rappresenta un punto di svolta nella regolamentazione del lavoro digitale. Tuttavia, resta da vedere come i colossi della Big Tech risponderanno a questa crescente pressione internazionale. La creazione di questa alleanza sindacale globale non è solo un atto di solidarietà, ma un segnale forte per le aziende tecnologiche: i lavoratori del settore non sono più disposti a tollerare condizioni che mettono a rischio la loro salute mentale e il loro benessere.

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