Controllo età minori, stop dai tribunali americani: cosa succede in Italia?

Il Garante della privacy chiede chiarimenti alla celebre piattaforma su trattamento dati e tutela minori: cosa sta succedendo?

Una legge del Texas che obbliga i siti per adulti ad implementare misure di verifica dell’età viola il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Lo ha appena stabilito un giudice federale che, attenendosi alle disposizioni costituzionali, ha vietato qualunque restrizione alla libertà di parola.

La causa, intentata lo scorso 4 agosto dalla Free Speech Coalition ha visto i siti per adulti vincere e bloccare la legge texana che sarebbe entrata in vigore da oggi, primo settembre 2023. Stando alle nuove disposizioni, i siti avrebbero dovuto applicare “metodi ragionevoli di verifica dell’età” impedendo l’accesso ai minori di 18 anni.

Nella sentenza del 31 agosto, il giudice distrettuale senior degli Stati Uniti David A. Ezra della corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto occidentale del Texas ha decretato come “La Corte ritiene che H.B. 1181 è incostituzionale in apparenza“.

Lo stesso Ezra ha poi aggiunto: “la Corte concorda sul fatto che lo Stato ha un obiettivo legittimo nel proteggere i bambini dal materiale sessualmente esplicito online. Ma questo obiettivo, per quanto cruciale, non annulla l’onere di questa Corte di garantire che le leggi approvate nel suo perseguimento siano conformi alla dottrina consolidata del Primo Emendamento. Esistono mezzi praticabili e costituzionali per raggiungere l’obiettivo del Texas, e nulla in questo ordine impedisce allo Stato di perseguire tali mezzi“.

I querelanti riuniti sotto la Free Speech Coalition includono MG Freesites (gestita dalla società proprietaria di Pornhub, che ora si chiama Aylo), WebGroup Czech Republic, NKL Associates e MediaMe SRL. D’altro canto la battaglia è solo all’inizio e, in tal senso, basta vedere ciò che è successo di recente in Arkansas per comprendere come la situazione è distante da una soluzione definitiva.

Una situazione senza ombra di dubbio spinosa che, nel nostro paese, è stata affrontata in modo decisamente diverso.

PornHub e il Garante della privacy in Italia

Lo scorso mese di luglio il Garante della privacy si è mosso per chiedere informazioni ad Aylo, riguardo la profilazione degli utenti.

Si parla di dati inerenti l’uso dei cookie e altri strumenti di tracciamento per cui, la società con sede a Cipro, ha dovuto fornire adeguate spiegazioni, indicando tipologia e natura dei dati raccolti degli utenti, sia nel caso di profili  registrati sulla piattaforma sia nel caso di visitatori occasionali.

Aylo ha dovuto anche rivelare le modalità tecniche adottate per raccogliere il consenso del trattamento dati e quale informativa viene presentata agli utenti in proposito. Molto più delicata è stata però la seconda richiesta da parte del Garante, che ha voluto approfondire le misure adottate per verificare l’età anagrafica dei visitatori.

La questione age verification

Con un numero ormai enorme di minorenne che utilizzano abitualmente la rete, con tutti i rischi che ne derivano. In tale contesto dunque trovare un sistema di age verification appare una priorità assoluta.

Di questa opinione è, senza ombra di dubbio, anche il Garante della privacy, che però si deve confrontare con un bilanciamento tutt’altro che semplice tra tutela dei minori e tutela della privacy.

In tale contesto, una delle possibili soluzioni sembra essere quella di individuare un’ente terzo in grado di identificare i singoli utenti. Tale soggetto dovrebbe permettere un’identificazione dell’età dell’utente, con gradi diversi e diversi livelli di accesso ai contenuti.

Tutto ciò, però, si scontra poi con la dura realtà: l’utilizzo di una VPN, strumento tutt’altro che sconosciuto ai giovani di oggi (di certo molto ferrati nell’ambito dell’informatica).

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