Leak documenti algoritmi di ricerca: svelate le "bugie" di Google

Dal PageRank "resuscitato" ai dati di Chrome utilizzati per il posizionamento dei siti: 2.500 pagine sottratte a Google.
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Sono ben 2.500 le pagine di documentazione trapelate da Google che sembrano svelare i meccanismi che regolano il celebre motore di ricerca.

Il documento, noto come Google API Content Warehouse, rappresenta un insieme di dati che riguardano API e algoritmi che, dopo un’analisi degli esperti, sono risultati veritieri e alquanto recenti.

Una fonte anonima avrebbe consegnato questo prezioso testo a Rand Fishkin di SparkToro, una società che sviluppa e fornisce strumenti di analisi dei siti Web. Secondo quanto riportato, il leak non sarebbe frutto di un’operazione hacking ma semplicemente di un errore nel sistema interno di Google adibito a conservare documenti importanti.

Nel contesto della SEO (Search Engine Optimization) gli algoritmi risultano qualcosa di misterioso che, se anche solo percepito da un professionista del settore, può rivoluzionare la sua carriera. D’altro canto, non è la prima volta che avviene una fuga di dati di questo tipo.

Google sembra aver mentito: i dati di Chrome utilizzati per determinare il posizionamento dei siti

Nel 2023, infatti, ha fatto grande scalpore l’apparizione online del codice sorgente di Yandex, un motore di ricerca largamente utilizzato nei paesi dell’ex Unione Sovietica. All’epoca il leak aveva attirato l’attenzione di esperti e curiosi, in quanto il codice apparso sembrava potenzialmente molto simile a quanto proposto da Google.

Ma cosa contiene di così importante il documento apparso recentemente online?

Le “rivelazioni” sono diverse e molto interessanti per chi opera nel settore. Per esempio, il PageRank considerato ormai da tempo accantonato da Google, sarebbe ancora importante per determinare il posizionamento delle pagine. Situazione simile per quanto riguarda la valutazione degli autori degli articoli, che Google cerca ancora di riconoscere e valutare, offrendo una sorta di “bonus” a quelli ritenuti più affidabili.

Altra inaspettata e clamorosa rivelazione è quella che riguarda Chrome. Anche se Google ha in passato negato di utilizzare i dati del suo browser per determinare il posizionamento, in realtà le informazioni ottenute dalla navigazione con Chrome sarebbero influenti.

Google al momento non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale su quanto accaduto e sul contenuto dei documenti.

Fonte: gigazine.net

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