Marchio Twitter al centro di una controversia: scoppia battaglia legale

X Corp aggiorna i termini per difendere il marchio Twitter contro la petizione di Operation Bluebird. Cosa sta succedendo?

La storia che si sta scrivendo attorno alla piattaforma social più iconica degli ultimi quindici anni si arricchisce di un nuovo capitolo, destinato a lasciare il segno nella giurisprudenza sui diritti di proprietà intellettuale.

Sotto la superficie di una semplice questione di rebranding, si cela una battaglia per la sopravvivenza di un’identità che ha plasmato il modo in cui milioni di persone comunicano online. È la battaglia per il controllo del marchio che un tempo ha rappresentato il cuore pulsante di una community globale, ora conteso tra nuovi protagonisti e vecchi custodi.

Stephen Coates, ex general counsel di Twitter e oggi alla guida di Operation Bluebird, ha rotto il silenzio sulla questione, dichiarando: «X ha legalmente abbandonato il marchio TWITTER, ha dichiarato pubblicamente il brand ‘morto’ e ha investito risorse per affermare una nuova identità». Queste parole non sono solo una presa di posizione, ma rappresentano l’innesco di una controversia che si preannuncia lunga e complessa, dove ogni dettaglio potrebbe fare la differenza tra vittoria e sconfitta.

Il cuore del conflitto ruota attorno a una petizione di cancellazione depositata presso l’U.S. Patent and Trademark Office, alla quale X Corp ha risposto con una contro-petizione difensiva. Dietro la formalità degli atti legali, si intravede la posta in gioco: il diritto di riportare in vita un simbolo che ha segnato un’epoca e la possibilità di riappropriarsi di un asset dal valore sia simbolico che economico. Il passaggio dal nome Twitter a X Corp non è stato solo un’operazione di facciata, ma ha scatenato una reazione profonda tra gli utenti più affezionati.

Da Twitter a X Corp: un passaggio epocale

I numeri parlano chiaro: sono oltre 145.200 le persone che hanno già reclamato un handle sulla nuova piattaforma twitter.new, promossa proprio da Operation Bluebird. Questo dato non è solo una statistica, ma il segnale tangibile di un desiderio diffuso di far rivivere ciò che è stato lasciato indietro. La transizione di X Corp ha generato un vuoto che molti, oggi, cercano di colmare, rinnovando la loro fedeltà al brand originario.

Per tutelarsi da possibili attacchi, X Corp ha scelto la via della prevenzione, aggiornando i propri termini di servizio con decorrenza dal 16 gennaio 2025. Nel nuovo documento si legge che nessuno può utilizzare il nome X, Twitter o qualsiasi altro marchio correlato senza una specifica autorizzazione scritta. Una strategia chiara: blindare ogni possibile utilizzo improprio e riaffermare la titolarità esclusiva dei diritti distintivi, anche di fronte a chi sostiene che il brand sia stato effettivamente lasciato andare.

Al centro della questione c’è il concetto giuridico di abbandono: quando si può davvero parlare di perdita dei diritti su un marchio? Secondo Operation Bluebird, la rimozione sistematica del brand da prodotti, servizi e comunicazioni ufficiali rappresenta una forma di abbandono sostanziale, sufficiente a far decadere la tutela legale. Dall’altra parte, X Corp ribatte che il controllo sulla proprietà intellettuale non è mai venuto meno, nonostante il riposizionamento strategico e il cambio di nome.

L’esito di questa controversia non avrà ripercussioni solo tra le parti in causa, ma potrebbe segnare un precedente per tutte le aziende che decidono di rivoluzionare la propria immagine senza rinunciare agli asset costruiti nel tempo.

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