No, sbloccare spesso lo smartphone non serve: ecco perché

Android introduce una funzione di sicurezza che riavvia automaticamente lo smartphone dopo 72 ore di inattività. Sbloccare frequentemente il telefono non migliora la sicurezza e può anzi aumentare l’esposizione a rischi, ridurre la durata della batteria e favorire l’uso compulsivo.

Non esiste un problema intrinseco nel non utilizzare uno smartphone e lasciarlo in stand-by per lunghi periodi. Uno smartphone inattivo potrebbe rappresentare un problema soltanto se fosse perso o rubato. Diversamente, invece, sbloccare spesso lo smartphone inserendo PIN, utilizzando la sequenza grafica, superando il controllo biometrico (riconoscimento dell’impronta digitale), non serve affatto a preservare i dati in esso memorizzati. Come invece stanno riportando in queste ore alcune testate online.

Android introduce il riavvio automatico, ma non c’è bisogno di sbloccare spesso lo smartphone

Sia iOS che Android (quest’ultimo con una funzionalità di recente introduzione) provvedono al riavvio del dispositivo quando lo smartphone resta inattivo per un certo numero di ore. Nello specifico, Android inizierà a riavviarsi da solo sé dopo 72 ore di inutilizzo. È una funzione che non è ancora disponibile per tutti e che sarà implementata progressivamente.

Come abbiamo spiegato, si tratta di una misura di sicurezza che parte da un logico presupposto: se l’utente lascia inutilizzato il suo smartphone per almeno 72 ore, significa che – con buona probabilità – non è più sotto il suo diretto controllo.

In questi casi, lo smartphone si riavvia in modo che tutti i dati conservati nel telefono siano crittografati, quindi completamente inaccessibili da parte di soggetti non autorizzati.

Nello specifico, parlando di Android, Google ha introdotto il riavvio automatico dopo 72 ore con l’aggiornamento 25.14 dei Play Services a partire da aprile 2025. Il reboot fa sì che lo smartphone entri nello stato Before First Unlock (BFU). In questa modalità, i dati rimangono completamente crittografati e le funzioni di sblocco biometrico sono disabilitate, rendendo molto più difficile l’accesso non autorizzato ai contenuti del dispositivo.

Perché non serve sbloccare spesso lo smartphone Android

Sbloccare spesso lo smartphone Android senza un motivo reale può favorire l’uso compulsivo, la perdita di concentrazione e ingenerare una sorta di “ansia da notifica”.

Come abbiamo osservato in precedenza, sbloccare lo smartphone fa ripartire da zero il contatore del riavvio automatico. Ma non c’è ragione di preoccuparsi del nuovo comportamento introdotto da Google in Android. Semmai, è opportuno verificare che digitando da PC “Trova il mio dispositivo” nel motore di ricerca Google (previo login con lo stesso account configurato sul telefono), sia possibile individuare correttamente la posizione fisica del proprio device e risultino accessibili le opzioni per far squillare la suoneria, per bloccare il device o cancellarne tutti i dati a distanza (tutti strumenti utili in caso di smarrimento e furto).

Ogni sblocco è un potenziale momento di esposizione: qualcuno potrebbe sbirciare contenuti riservati, adocchiare la sequenza di sblocco o il PIN oppure potremmo distrarci un momento e lasciare lo smartphone incustodito, già sbloccato.

Ancora, l’attivazione frequente dello schermo e delle app in background può contribuire a un consumo energetico maggiore nel corso della giornata, con un impatto negativo sulla durata della batteria.

“Sbloccare lo smartphone mi serve per verificare email e notifiche!”

Sbloccare spesso lo smartphone non serve neppure per mantenersi aggiornati sulle email arrivate o sullo stato delle notifiche. Basta infatti configurare opportunamente lo smartphone per essere informati sulle novità direttamente nella schermata di blocco, anche quando lo smartphone è appoggiato sul tavolo.

Di solito basta accedere alle impostazioni di Android, toccare Notifiche e barra di stato quindi scegliere lo stile preferito per le notifiche prodotte dalle app installate.

Agendo su Effetto di notifica, si può selezionare il riquadro che permette la comparsa delle notifiche vere e proprie sulla schermata di blocco, non limitandosi alla comparsa di un semplice effetto grafico.

Ricordiamo, inoltre, che alcuni produttori configurano politiche piuttosto severe in termini di risparmio energetico sui dispositivi Android. Tante app installate, quindi, potrebbero non visualizzare le notifiche (o mostrarle in ritardo) per via di queste configurazioni.

Per evitare di trasformare i dispositivi Android in “dumb phone“, è quindi essenziale rivedere le impostazioni di risparmio della batteria per le singole app. Per le applicazioni dalle quali si devono sempre ricevere notifiche in tempo reale, bisogna aver cura di selezionare Nessuna restrizione.

Credit immagine in apertura: iStock.com – Ivan-balvan

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